Via libera alle procedure che porteranno alla presentazione per l’assemblea di primavera 2022 di una lista di candidati al prossimo board di Generali predisposta dal cda uscente, ma al vertice della prima compagnia italiana di assicurazioni le divisioni restano. Dopo una discussione di cinque ore il cda di Generali ha votato a maggioranza (9 a favore e 4 contro) l’avvio delle procedure che per la prima volta porteranno anche nella compagnia di Trieste il modello di governance di Mediobanca e cioè la presentazione all’assemblea di una lista per il rinnovo dei vertici confezionata dal cda uscente e non dagli azionisti. Inutile dire che i soci privati del patto parasociale, guidati dal vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, si sono opposti alla lista del cda e continueranno a farlo senza rinunciare ad arrotondare le proprie quote azionarie. Il patto dei soci privati contesta il metodo, che a loro avviso conferirebbe troppo peso a Mediobanca con la lista del cda, che il merito delle scelte per il rinnovo delle cariche perchè vorrebbero sostituire dalla guida della compagnia l’attuale Ceo Philippe Donnet.
Negli ultimi giorni Leonardo Del Vecchio, che fa parte del patto che si oppone non solo alla lista del cda ma soprattutto alla conferma del Ceo Philippe Donnet, ha comprato un altro 0,03% di azioni, sicchè i pattisti salgono al 12,56% del capitale della compagnia a fronte del 17,2% di Mediobanca che ha incrementato i propri diritti di voto attraverso un derivato acquistato sul mercato e pagato caro ma che ora le dà un vantaggio nella difesa del suo ruolo in Generali di fronte alle contestazioni dei soci ribelli.
Se passa definitivamente la proposta del nuovo cda presentato dal board uscente e cioè, in buona sostanza, se prevarrà Mediobanca, Philippe Donnet resterà per altri tre anni alla guida di Generali ed è possibile che resti anche il presidente Gabriele Galateri. Ma i giochi sono più aperti che mai e tutto lascia presagire che, salvo un accordo in extremis tra i due fronti, si vada alla conta in assemblea nelle quali decisivo sarà il voto dei fondi istituzionali e dei fondi internazionali che rappresentano circa il 40% del capitale e che sono il vero ago della bilancia.
Spettatore interessato della battaglia resta il mercato e non è un caso che il titolo delle Generali continui a salire (ieri +1,6%) e abbia guadagnato dall’inizio dell’anno il 30% risultando il miglior titolo europeo del settore, davanti ai colossi Axa, Allianz e Zurich.