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Generali oggi e domani: Palenzona esce dal Banco Bpm e si rafforza nel Leone, ma sta con Donnet o con Caltagirone?

Fabrizio Palenzona, Presidente Crt

Tutto si può dire tranne che l’operazione con cui Fabrizio Palenzona, astuto presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, è uscito dal Banco Bpm con una ricca plusvalenza e si è subito rafforzato in Generali sia un’operazione banale. La velocità e la lucidità d’azione con cui l’operazione e stata condotta e la lunga intervista con cui Palenzona l’ha raccontata al Sole 24 Ore la rendono senza ombra di dubbio uno dei fatti di maggior rilievo della finanza italiana di questo scorcio d’anno. Ma resta aperto un grande mistero che solo il tempo chiarirà. Malgrado la netta vittoria riportata dall’Ad di Generali, Philippe Donnet sulla lista concorrente guidata dal costruttore e finanziere romano Francesco Gaetano Caltagirone nell’ultima assemblea del Leone, la prima compagnia assicurativa italiana, che rappresenta l’asset di maggior pregio di Mediobanca, è tutto tranne che una società pacificata. Caltagirone sogna la rivincita e, dopo aver convinto la premier Giorgia Meloni a rendere più restrittive le norme sulla lista del Cda nel controverso Ddl Capitali, spera nel ribaltone al vertice di Generali nell’assemblea della primavera del 2025. Ma ecco il mistero: da che parte si schiererà l’abile Palenzona? Nell’intervista al Sole il Presidente della Fondazione Crt è attentissimo a non sbilanciarsi e a non scoprire per ora le carte ma, come diceva Giulio Andreotti, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci azzecca”. Di sicuro il segnale che l’un-due della Fondazione Crt lancia è chiarissimo: nel Gotha del capitalismo italiano Palenzona, che in passato ha avuto non piccola parte nelle vicende di Unicredit e di Mediobanca, vuole un posto a tavola e possibilmente da capotavola. Da che parte e con quali alleati si vedrà.

Dell’intervista di Palenzona al Sole colpiscono tre punti.

Palenzona: complimenti per Castagna e Orcel ma nessuna parola sul management di Generali

Il primo: vendendo la partecipazione in Banco Bpm dopo aver triplicato il valore l’investimento, “grazie all’ottimo lavoro del dottor Giuseppe Castagna” (Ndr. l’Ad della banca di Piazza Meda), “abbiamo consolidato la nostra storica partecipazione di lungo periodo in Generali, così da accrescere il flusso di dividendi” e in “Generali siamo e restiamo sulla soglia del 2%”. A differenza degli elogi elargiti a Castagna e ad Andrea Orcel, il Ceo di Unicredit (“Un eccellente banchiere che continueremo a supportare e i cui risultati straordinari parlano per lui”), Palenzona non spende una sola parola per Philippe Donnet e per il management delle Generali. E’ un caso o un segnale?

Palenzona: “La lista del Cda va bene se gestita bene e il Ddl Capitali solleva qualche perplessità”

Secondo punto: la lista del Cda, tanto cara a Generali e a Mediobanca, e la novità del Ddl Capitali. Qui Palenzona si supera dando un colpo al cerchio e uno alla botte come solo un democristiano doc avrebbe saputo fare. Il Presidente della Fondazione Crt non critica la lista del Cda uscente ma a condizione che sia gestita bene perchè, altrimenti, può creare autoreferenzialità e conflitti d’interesse. Dopo aver gettato il sasso, Palenzona però si copre sia nei confronti di Donnet che dell’Ad di Mediobanca, Alberto Nagel. Sull’uso della lista del Cda “certamente le Generali – dice infatti nell’intervista – hanno rispettato questa best practice: per il futuro, tuttavia, il Ddl Capitali ha cambiato la situazione”. E proprio su questo provvedimento, criticato sia da Donnet che da Nagel perchè rischia di paralizzare i vertici delle società, Palenzona ammette che “è innegabile che il disegno di legge solleva qualche perplessità tra gli investitori quanto alla sua applicabilità proprio riguardo alle liste del consiglio”. Perplessità degli investitori o dei manager? Difficile pensare che quello di Palenzona, che men ziona solo gli investitori, sia un lapsus.

Palenzona: “Pignataro è un unicum e la Meloni dovrebbe parlare con lui piuttosto che con Elon Musk”

Terzo punto: grandi elogi ad Andrea Pignataro, il rampante finanziere bolognese che vive a Londra e che da un anno attende per la sua ION le autorizzazioni istituzionali per l’acquisto della Prelios, società specializzata nel business immobiliare di cui Palenzona è presidente: “E’ un’operazione valida e strategica. E Pignataro è un unicum, un fuoriclasse”. “Sono convinto – insiste Palenzona – che sarebbe più utile alla nostra premier e al Paese un colloquio con l’umano Andrea piuttosto che con il disumano Elon”. Ma Palenzona pensa all’oggi o al domani?

In sintesi il Palenzona-pensiero suona cosi: niente critiche ma nessun apprezzamento per Donnet, il Ddl capitali cambia la situazione anche per la lista del Cda e Andrea Pignataro è un manager unico. C’è un nesso tra tutto questo? Il futuro ce lo dirà.

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