E’ stato sancito a Trieste nella consueta assemblea dei soci, in un clima ancora invernale alla Stazione Marittima, il passaggio del testimone dalla leadership di Mario Greco al nuovo corso segnato dal ticket Donnet-Minali, “accoppiata di leader vincente – nelle parole del presidente Gabriele Galateri di Genola – che confido guiderà con successo il gruppo nell’attuazione contesto sfidante e competitivo, confermando e consolidando il piano industriale già approvato con un’ulteriore spinta alla crescita e ai risultati di Generali”.
Per il manager francese con un passato in Axa ma gli ultimi tre anni trascorsi a Generali Italia e ora alla guida del Leone da poco più di un mese (dal 17 marzo), è stata l’occasione per delineare in modo diretto e chiaro le sfide da affrontare ma anche i punti di forza su cui la compagnia triestina può fare leva. In assemblea, con all’ordine del giorno il bilancio 2015 e la nomina del cda, era presente il 46,8% del capitale, di cui il 19,87% circa di investitori esteri (20,97% lo scorso anno). Tra gli azionisti di rilievo con quote sopra il 2% era presente Blackrock con il 2,823% e la People’s Bank of China con il 2,005%. “Come vedete, un bel parterre internazionale” ha commentato il presidente Galateri. Già note le quote dei maggiori azionisti italiani: Mediobanca (13,212%), Delfin del gruppo Del Vecchio (3,163%), gruppo Caltagirone (3,002%).
L’assemblea di Generali ha nominato il nuovo cda composto da 13 membri, due dei quali eletti dalle minoranze. Nella votazione sulla composizione del cda la lista di Mediobanca ha ottenuto il 67,41% di voti, contro il 32,15% di quella di Assogestioni intercettando così il voto di un 5% di azionisti esteri.
COSI’ PUO’ RUGGIRE IL LEONE
La strategia del gruppo dovrà essere implementata in uno scenario macro-economico e finanziario complesso che si sta ulteriormente complicando: l’economia rimane debole, il mercato finanziario è volatile con tassi di interesse ai minimi storici e rendimenti dei Btp italiani decennali scesi a 224 punti base a fino 2015 (-45%, il rendimento del Bund tedesco è sceso dell’80%), le regolamentazioni stanno diventando più stringenti. “Però questo vale per tutto il settore e non ci deve far temere perché abbiamo diversi importanti punti di forza su cui fare leva”, ha detto Donnet che in apertura del suo discorso ha voluto ricordare di essersi trovato a fare l’amministratore in una compagnia prevalentemente vita in Giappone a metà degli anni 2000, in uno scenario economico con inflazione e rendimenti bassissimi. “Questa esperienza – ha detto Donnet – che pochi manager occidentali hanno mi sembra particolarmente utile per affrontare lo scenario macro economico e finanziario che viviamo oggi in Europa”.
Donnet, nella maniera pragmatica che caratterizza il manager, ha così voluto mettere uno dopo l’altro i punti di forza su cui fare leva, tra cui il marchio riconosciuto in tutto il mondo, le radici europee con una capillare presenza nel mondo e la focalizzazione sul core business. Ma anche lo sforzo verso un modello di business innovativo, sia negli strumenti (il 50% delle agenzie ha una pagina Facebook e 3000 tablet sono in arrivo alla rete Alleanza) sia nei progetti (dalla black box all’acquisizione della start up britannica My Drive, dalle iniziative nella domotica a Vitaly, il programma che premia i clienti che migliorano lo stile di vita). Il percorso da seguire si articola per Donnet attorno a due punti chiave: una maggiore disciplina tecnica e gestionale per raggiungere l’eccellenza operativa, il che significa fare sempre meglio, anche degli altri, il mestiere di assicuratori con costi sempre più bassi; una maggiore capacità di innovazione, concentrando gli investimenti, moltiplicando l’impatto ed accelerando la trasformazione. “Trasformeremo Generali – ha concluso – in un gruppo più semplice, più connesso, focalizzato sulle esigenze del clienti e degli agenti, con un’organizzazione innovativa, che sarà a beneficio degli azionisti”.
TITOLO SOTTO OSSERVAZIONE
Sul fronte della soddisfazione degli azionisti il direttore generale Alberto Minali ha confermato che l’obiettivo è “poter distribuire un ammontare significativo di dividendi nel corso dei prossimi anni”. Sul tavolo c’è poi la sfida dell’andamento del titolo che continua a generare insoddisfazione. “Non siamo contenti della nostra performance borsistica, questo mercato non riesce a valorizzare le Generali come pensiamo si meritino”, ha osservato Minali sottolineando come il gruppo nel 2015 abbia sottoperformato rispetto ad altri concorrenti. Il management si è infine smarcato dai dossier caldi. “La nostra scelta non è quella di andare nei paradisi fiscali, ma a volte c’è anche lì del business. Non ne ricaviamo però alcun vantaggio fiscale. Tutto è tassato in Italia”, ha detto Minali ricordando che la presenza nei centri offshore è stata drasticamente ridotta nel corso del 2015 anche per la cessione della svizzera Bsi che ha varie “articolazioni in quei Paesi”. Inoltre, in risposta a un azionista, ha puntualizzato che “lo studio Mossack Fonseca non è tra i fornitori di Generali e non risulta nessuna fattura a suo favore”.