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Generali lancia a maggio il piano per l’asset management e incassa un 2016 d’oro

Cosa farà Generali del 3% di Intesa Sanpaolo acquistato per difendersi dalla scalata del gruppo bancario? Da chi è stato acquistato? E cosa farà la compagnia per rafforzare il capitale e mettersi al riparo da future possibili mosse ostili?

Le domande di un piccolo azionista, e la risposta, arrivano alla fine dell’assemblea annuale di Generali a Trieste, l’assise numero 186 dalla fondazione e non sono pochi i gruppi italiani che possono vantare una simile longevità. Sono le domande che si pone il mercato e rappresentano il convitato di pietra di una riunione che registra la presenza del 52,24% del capitale e durante la quale il Group Ceo Philippe Donnet annuncia un “nuovo piano strategico per fare dell’asset management una fonte di profitto sostanziale”, l’11 maggio con la trimestrale e in quell’occasione si capirà se sono previste acquisizioni; spiega che la partecipazione di Intesa non è strategica e che la prospettiva è di un cessione nel breve periodo; colloca “nel corso del 2018” l’avvio della fase 3, quella “orientata allo sviluppo”. Intanto, lancia tre messaggi precisi agli azionisti e agli investitori:  l’esecuzione della strategia “procede in modo disciplinato, in linea con piano al 2018 e ci consente di accelerare obiettivi di risparmio sui costi operativi”. Il risultato operativo del 2016 è stato “il migliore della storia di Generali” tanto che il dividendo è salito dell’11% rispetto all’anno precedente. E per il 2017 “l’inizio è stato positivo anche se sfidante, a maggio daremo i dettagli”.

L’assemblea è l’occasione per fare il punto sull’azionariato che registra una crescita dei fondi esteri saliti al 24,4% (+4,5%rispetto allo scorso anno) e per celebrare un anno, il 2016, conclusosi con dati record per il Leone. I tre soci forti sono presenti con Mediobanca  (12,98%), Franccesco Gaetano Caltagirone (salito in aprile al 3,65%) e Leonardo Del Vecchio con il 3,16%.

LA SCALATA E INTESA

“Quando avremo qualcosa da comunicare al mercato, lo faremo tempestivamente” risponde il group Ceo Philippe Donnet. E aggiunge: “La quota investita in Intesa non ha carattere di partecipazione strategica e sarà gestita nel miglior interesse di tutti gli azionisti. Nel momento in cui dichiarazioni di stampa – non smentite – parlavano di una possibile operazione da parte di Intesa Sanpaolo, peraltro in supposto collegamento con soggetti internazionali, l’acquisto della quota del 3% è stata la cosa più ovvia da fare per evitare l’accumulo di quote in Generali senza il pagamento di un premio. L’operazione è costata 1 miliardo ed è stata spesata attingendo al patrimonio libero della compagnia e non ha pertanto alcun impatto sulla solvibilità del gruppo”.

MEDIOBANCA E L’USCITA DI MINALI

Le indiscrezioni sulla scalata sono dunque “ombre” come il vice presidente del Leone, Caltagirone, ha dichiarato alla vigilia dell’assemblea – la prima a distanza di tre mesi dal fidanzamento mai nato con Intesa – o un pericolo (visto il coinvolgimento di Axa) contro il quale occorreva agire tempestivamente per preservare l’italianità del gruppo? Sullo sfondo resta il nodo dell’espansione della compagnia e del ruolo di Mediobanca: quanto ha condizionato il gruppo – chiede un’azionista – nell’uscita del direttore generale Alberto Minali? “Minali non è entrato in rotta di collisione con Mediobanca – risponde diplomaticamente il presidente del gruppo Gabriele Galateri di Genola – ci sono stati problemi di non ottimale funzionamento del vertice aziendale e quindi ci siamo dovuti separare”.

CRESCITA IN BORSA E CONTI 2016

A rassicurare gli azionisti che guardano alla capitalizzazione di Borsa, ci pensa Philippe Donnet. “E’ vero – ammette – che l’andamento del nostro titolo in Borsa  non è stato positivo da gennaio 2016 a novembre scorso. Ma – osserva il Ceo – il mercato non conosceva le leve con cui volevamo raggiungere i nostri obiettivi di eccellenza. Le abbiamo presentate nell’Investors Day dello scorso novembre a Londra – aggiunge – e da allora il titolo Generali ha guadagnato 30% in Borsa, superando sia l’indice europeo delle assicurazioni che la performance dei nostri concorrenti”. Donnet spingerà lo sforzo di informazione, che ha già ottenuto buoni riconoscimenti dagli analisti, convinto che “il nostro potenziale oggi è sottostimato dalla Borsa ma sarà riconosciuto perché proveremo al mercato la nostra capacità di raggiungere tutti i nostri obiettivi”.

Generali chiude i riflettori sul 2016 incassando il miglior utile operativo di sempre a quota 4,8 miliardi, miglioramenti in tutte le business unit e un utile netto di 2,08 miliardi. Il risparmio dei costi operativi è stato di 70 milioni (per la prima volta) nei mercati maturi su un target di 200 milioni al 2018. La cassa operativa è aumentata di 200 milioni sul 2015 (a 1,9 miliardi contro 1,7). La raccolta Vita ha superato i 12 miliardi “al top dei peers”. Il dividendo sul 2016 sale da 72 a 80 centesimi e andrà in pagamento il 24 maggio.

“Siamo ben posizionati per raggiungere gli obiettivi al 2018” tira le somme Donnet. “Guardando al futuro di Generali – prosegue – voglio concludere dicendo che la compagnia ha completato la sua ristrutturazione finanziaria ed è a metà strada del piano di rafforzamento industriale. Una volta che sarà completato, potremo progettare un piano ambizioso di crescita e sviluppo che parte da basi solide. Questo è il mio personale impegno”.  Acquisizioni rinviate al 2018? Sembrerebbe così, a meno che non si presentino occasioni e opportunità da cogliere prima della fine del piano.

L’assemblea approva i conti a maggioranza bulgara (98,6% del capitale presente). Idem per gli altri punti all’ordine del giorno: nomina e compenso dei sindaci, relazione sulla remunerazione, Long term incentive plan 2017, piano per l’acquisto di azioni proprie e delega per la facoltà di aumenti gratuiti.

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