Gabriele Galateri resta alla presidenza delle Generali. La conferma ufficiosa è arrivata oggi a margine della presentazione del progetto di bilancio 2001 con il quale il Leone procede alla maxi-svalutazione (Grecia e Telco-Telecom) ma mantiene la cedola, pur riducendola, e prepara il terreno per la ripartenza sulla base di un miglioramento della gestione industriale e del definitivo allontanarsi del rischio di aumento di capitale, di cui non c’è alcun bisogno, a meno che non maturino le condizioni per una grande acquisizione. La conferma di Galateri avverrà all’assemblea di aprile: pur prevedibile, non era scontata.
Al di là del riconoscimento della professionalità del presidente, la conferma di Galateri è anche un riconoscimento dell’autonomia delle Generali e del ruolo del ceo Giovanni Perissinotto, artefice della cacciata un anno fa di Cesare Geronzi. Ma – e questo va detto – è anche un segno di lungimiranza di Mediobanca, azionista di riferimento del Leone, a cui si deve l’indicazione delle nomine che più contano.
Nelle scorse settimane i rapporti tra i vertici di Mediobanca e Generali sono stati piuttosto freddi per via dell’operazione Fonsai e certamente a Trieste non ha fatto piacere che l’artefice del piano di salvataggio di Premafin-Fonsai che porterà alla nascita del secondo polo assicurativo italiano altri non era che Alberto Nagel che, oltre ad essere l’ad di Mediobanca è anche vicepresidente di Generali. Così come in Nagel ha destato preoccupazione il fatto che Paolo Meneguzzo di Palladio, promotore con Sator di un piano alternativo per Fonsai, fosse da sempre in buoni rapporti con Perissinotto.
Ma anche in questa occasione le Generali e Perissinotto hanno dimostrato corretezza nei confronti di tutti gli azionisti del Leone (tra cui c’è Mediobanca ma c’è anche Palladio) e questo, probabilmente, ha facilitato il chiarimento e la conferma di Galateri fino al 2013. (Fl)