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Generali: ecco come funziona realmente l’accordo con Natixis. I Btp e il risparmio degli italiani non si toccano

FIRSTonline

La joint venture con Natixis non avrà alcun impatto sulla gestione del risparmio degli italiani né sull’allocazione dei Btp. Lo afferma Generali in una nota che precisa i termini dell’ accordo annunciato lo scorso 21 gennaio. L’operazione, si legge nel comunicato, “è stata oggetto di molta attenzione da parte della stampa e del mercato“, con il Governo italiano che ha chiesto garanzie che il gruppo assicurativo italiano mantenga il pieno controllo dell’allocazione dei risparmi raccolti nel Paese e i due soci Caltagirone e Delfin contrari all’affare. La nota pubblicata in mattinata mira dunque a fare chiarezza, rispondere alle preoccupazioni e “fornire ulteriori indicazioni sulla logica strategica e su alcuni elementi rilevanti degli accordi sottoscritti tra le parti”, spiega la società del Leone.

Generali: i capisaldi dell’accordo con Natixis

Nella sua nota, Generali ricorda i capisaldi dell’accordo con Natixis: la nuova società creerebbe un operatore globale da 1.900 miliardi di euro di masse gestite, al nono posto a livello mondiale e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di ricavi. Generali e Natixis avranno in mano una quota del 50% ciascuna, mentre la governance sarà così costituita: il ceo di Bpce, Nicolas Namias, sarà presidente, mentre il ceo di Generali, Philippe Donnet il vicepresidente. L’americano Woody Bradford, attuale ceo di Generali investments holding, ricoprirà il ruolo di ceo mentre Philippe Setbon, oggi alla guida di Natixis, sarà il suo vice. Generali Investments Holding apporterà oltre 600 miliardi di euro in asset, mentre il contributo di Bpce sarà di 1.300 miliardi. “La società rappresenterebbe il primo operatore mondiale nella gestione di asset per il settore assicurativo, con un’espansione strategica negli USA e un potenziale di crescita in Asia”, sottolinea il gruppo guidato da Donnet. L’accordo avrà una durata di 15 anni.

Dalla Jv creazione di valore di oltre 1 miliardo per Generali

Il Leone evidenzia che “la combinazione con Natixis (NIM) offre un’interessante opportunità di creazione di valore per il gruppo Generali, stimata in oltre un miliardo di euro”. La stima, spiega la nota, riflette il valore attuale del beneficio economico atteso derivante dal Seed money e delle sinergie attese dall’operazione, al netto dei costi di integrazione e delle maggiori tasse. 

Nei dettagli, Generali ha chiarito che destinerà alla jv 15 miliardi di capitale di avviamento, cosiddetto Seed money, nei primi cinque anni, all’interno della propria strategia di investimento in asset alternativi. Il totale del Seed money di Generali ammonta già a 20 miliardi, con 5 miliardi previsti per il 2025, indipendentemente da questa operazione. 

Dalla Jv nasceebbero sinergie di ricavi ed efficienze operative per un totale annuo (a regime) pari a 210 milioni prima delle imposte, derivanti dal maggiore potenziale di crescita e di cross-selling, in aggiunta alle iniziative di risparmio di costo (soprattutto a livello centrale) che, grazie ai benefici di scala, offrirebbero ampi margini di efficientamento in aree quali procurement, IT e gestione dei dati. La stima di 210 milioni di sinergie, peraltro, non include il contributo atteso derivante dal futuro impiego di Seed money che – grazie al lancio di nuovi prodotti ad alto potenziale – potrebbe contribuire allo sviluppo della base clienti e ad un ulteriore incremento dei ricavi stimati.

Impatto di 25-50 milioni nei primi due anni, 125 dal 2030

Nei primi due anni, considerando gli oneri di integrazione e un dividendo preferenziale di 250 milioni a favore di Bpce, l’impatto netto dell’operazione sarà compreso tra meno 25 e 50 milioni di euro. A partire dal 2028, l’effetto positivo sull’utile netto rettificato sarà superiore a 50 milioni, per poi superare i 125 milioni annui dal 2030, una volta che le sinergie andranno a regime, prevede Generali.

Per quanto riguarda la cassa, l’impatto nel periodo 2025-2027 sarà negativo per circa 100 milioni, principalmente per i costi di integrazione. Tuttavia, il rimborso di un prestito di 230 milioni da parte della nuova società genererà un effetto positivo di oltre 100 milioni. Nel lungo periodo, Generali prevede un impatto positivo sulla liquidità in linea con l’utile stimato.

Generali: “Opportunità unica, previste clausole di salvaguardia”

Nella nota è sottolineato: ‘l’obiettivo di Generali, condiviso da Bpce, è chiaro: costruire una solida partnership di lungo termine, coerente con la sua visione strategica, approfittando di un’opportunità unica di creazione di valore per il gruppo e tutti i suoi stakeholder”. Per questo, le due società sottoscriverebbero un accordo di 15 anni che regola i termini e le condizioni della gestione da parte delle società facenti capo alla nuova entità di proprie masse, “pretendendo una sostanziale continuità dei termini contrattuali delle deleghe di gestione ad oggi in essere, e che dunque non comporterebbe – per il gruppo Generali – cambiamenti quanto ai flussi commissionali pagati”. Sono previste clausole di salvaguardia a favore di entrambe le parti e gli impegni rimangono comunque subordinati al rispetto della normativa vigente, all’autonomia di Generali e delle compagnie assicurative nelle proprie scelte di asset allocation e alla salvaguardia del migliore interesse dei propri clienti. È previsto inoltre che Cathay, già legato da un accordo di gestione di lungo termine con Generali Investments Holding, rinnovi il suo mandato a favore della nuova entità”, fa sapere il gruppo assicurativo italiano.

Generali: “Al gruppo potere decisionale pieno su risparmi e btp”

“La nascita della joint venture non avrebbe alcuna ripercussione sulla continuità delle politiche di gestione del risparmio affidato dagli italiani alle compagnie del gruppo, che rimangono proprietarie degli attivi e ne decidono l’allocazione tra le diverse strategie di investimento”, scrive a chiare lettere Generali, sottolineando che “gli attivi sarebbero infatti soggetti a tutti i rigorosi presidi previsti dalla disciplina legislativa e regolamentare vigenti a livello nazionale ed europeo in materia prudenziale, all’interno di limiti di rischio puntuali e stringenti. Ciascuno dei due soci manterrà il potere decisionale pieno ed esclusivo sui propri attivi assegnati in gestione alla joint venture”. 

La procedura di definizione degli investimenti adottata dal gruppo Generali prevede infatti che siano la capogruppo e il suo Cda a definire le linee guida strategiche di investimento dell’intero gruppo, mentre le singole compagnie assicurative con i rispettivi consigli d’amministrazione definiscono la propria strategia coerentemente con quella complessiva del gruppo), inclusa l’assegnazione dei mandati di gestione che contengono limiti di rischio e obiettivi ben definiti cui si deve attenere il gestore, come l’indicazione dei paesi, delle classi di attivi o, ad esempio, dei titoli di stato nei quali allocare gli investimenti. A titolo esemplificativo, spiega Generali, è la compagnia di assicurazione a decidere quale è l’allocazione voluta in titoli di Stato e la rispettiva quota da ripartire tra i vari paesi, dandone specifica indicazione alla società di gestione che rimane vincolata a questa scelta. Alla luce di ciò, “l’operazione con Bpce non avrà alcun impatto sulla allocazione quanto ai Btp del Gruppo Generali”, viene sottolineato.

Generali evidenzia inoltre che l’operazione non comporterà un trasferimento di valore fuori dall’Italia né una riduzione della tassazione nazionale. Anzi, si prevede che la crescita dei dividendi porterà un incremento della contribuzione fiscale in Italia. 

Tutte precisazioni volte a rispondere alle preoccupazioni del governo italiano che più volte ha chiesto garanzie sulla gestione del risparmio degli italiani.

Generali: 50 milioni di penale se non si procede con l’accordo

Il memorandum di intesa (mou) firmato lo scorso 21 gennaio non è vincolante, ma le parti si sono impegnate a svolgere le procedure di consultazione degli organi di rappresentanza dei dipendenti applicabili e a discutere, completare e finalizzare la documentazione dell’operazione con una clausola di esclusiva per tutta la durata dell’MoU e fino a 9 mesi dopo l’eventuale venir meno dello stesso.
Prevista una clausola relativa al pagamento di una break-up fee (anche a ristoro di costi sostenuti per l’organizzazione e la negoziazione dell’operazione), pari a 50 milioni, applicabile in diversi casi: qualora una parte non abbia intrapreso le proprie procedure di consultazione dopo la firma dell’MoU oppure le procedure non siano state eseguite con successo prima del 31 luglio 2025, se una delle parte non abbia l’intenzione di procedere con l’operazione o se le azioni intraprese o le omissioni di una parte abbiano portato al verificarsi di “un material adverse effect”.

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