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Generali e Natixis: il dossier sul tavolo del cda chiave del 20 gennaio. La spada di Damocle del golden power

Imagoeconomica

Philippe Donnet scalpita. Vuole arrivare all‘investor day del 30 gennaio con in mano già una bozza dell’accordo con Natixis che garantirà alle Generali un gancio per crescere nel comparto dell’asset management, diventato il business più interessante e fruttifero per il mondo finanziario, depauperato delle ottime entrate fornite fino a poco tempo fa dagli elevati tassi di interesse che invece ora stanno scendendo: insieme le società creerebbero un polo, secondo solo alla francese Amundi, con masse gestite per oltre 1.800 miliardi di euro, in grado di competere con i colossi nord americani.

Proprio la gestione del risparmio diventerebbe quindi il capitolo al centro della strategia del gruppo e di Donnet, candidato, anche se non ancora formalmente, a guidare le Generali nel prossimo triennio. Donnet ha spesso sottolineato l’importanza di combinare l’assicurazione vita con l’asset management per massimizzare la redditività: “Siamo convinti della potenza dell’abbinamento fra life insurance e asset management come lo fanno tutte le compagnie di assicurazione vita nel mondo” ha detto.

Il cda chiave del 20 gennaio

Una data chiave per il ceo di Generali è quella di lunedì prossimo, il 20 gennaio, quando si riunirà il consiglio di amministrazione chiamato a discutere un memorandum of understanding con Natixis per poi poter costruire l’operazione nei mesi a venire. L’iter autorizzativo non è da poco. L’operazione poi dovrà essere autorizzata dal Comitato investimenti e coinvolge l’analisi di due entità finanziarie: Generali e Generali Investment Holding. Ci vorrà poi il via libera dell’Ivass, della Banca d’Italia, l’invio agli uffici competenti della presidenza del Consiglio (che la girerà al Mef) della comunicazione relativa all’operazione, il nulla osta dell’Antitrust. Un percorso che dovrebbe replicare anche Natixis in Francia con le rispettive autorità competenti.

La bozza della struttura

L’idea sarebbe di creare una joint venture, controllata pariteticamente da Generali Investments Holdings (controllata del Leone) e da Natixis. Generali affiderebbe circa 650 miliardi di risparmio dei propri clienti, cioè solo una parte del suo portafoglio complessivo che ne vale 843 (dati al terzo trimestre 2024). Dal perimetro sarebbero esclusi gli attivi che fanno riferimento a Banca Generali. Natixis, che gestisce anche risparmi da clienti terzi, contribuirebbe invece con 1.200 miliardi, il doppio rispetto a Trieste. La differenza tra i due contributi sarebbe legata alla redditività delle due società e alla capacità di attirare nuovi clienti delle Generali, anche grazie all’ingresso recente dell’americana Conning nel perimetro italiano.

La nuova entità a sua volta tirerà le fila di tutta una serie di società (diverse decine). Quelle stesse che già oggi, chi sotto il cappello di Trieste chi sotto quello del gruppo transalpino, gestiscono i fondi dell’intesa. Tra gli altri dettagli trapelati, da una parte sembrerebbe che Generali possa restare l’unico decisore dell’asset allocation, almeno di ciò che le competerà in termini di patrimonio, dall’altra che ogni anno il gruppo assicurativo “girerà” alla piattaforma la sua raccolta netta.

La Governance e il Mef con la carta del golden power

La governance prevede un Ceo di Generali per i primi 5 anni e uno di Natixis per i successivi 5 anni: a guida operativa sarebbe affidata a Woody Bradford, ceo di Generali investment holding. (l’ex amministratore delegato di Conning Holding, la società rilevata ad aprile 2024 da Generali).
Ma bisognerà vedere che cosa vorrà se il governo vorrà intervenire sull’operazione che tocca il risparmio nazionale. L’operazione Generali-Natixis verrà formalmente notificata alla presidenza del Consiglio dei ministri che affiderà il dossier al ministero dell’Economia e delle Finanze, competente in materia di banche e assicurazioni che valuterà se ci sono gli estremi per brandire la procedura del golden power anche in questo settore.

I portafogli di Generali e Natixis

Sulla base della semestrale 2024, Generali ha in portafoglio quasi 36 miliardi di Btp, 21 miliardi in titoli di Stato francesi, 20,8 miliardi in quelli in Bonos spagnoli, a seconda del paese di provenienza della compagnia; con la nuova entità. Natixis non ha alle spalle una compagnia di assicurazioni e la liquidità proviene dall’istituto bancario che deriva da realtà regionali e da significative gestioni per clienti terzi (istituzionali e retail). Natixis da tempo è alla ricerca di un partner in un’industria che in Europa si concentra per aumentare le dimensioni e spalmare i costi su una base di ricavi più ampia e fare crescere le commissioni. Assieme, con regole precise, italiani e francesi potrebbero andare a formare una realtà maggiormente

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Categories: Finanza e Mercati