Delfin è pronta a salire fino al 20% in Generali. Lo ha detto Francesco Milleri, Ad di EssilorLuxottica e presidente di Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, in un’intervista al Sole 24 ore in cui ha parlato non solo dei profitti raddoppiati di Essilux, ma anche delle principali operazione finanziarie in corso, di cui Delfin è protagonista assoluta.
Milleri su Generali: “Pronti a salire fino al 20%”
Dopo aver ottenuto il via libera dell’Ivass a restare sopra il 10% in conseguenza di un buyback del gruppo assicurativo, Delfin sta per ottenere dalle autorità l’autorizzazione a salire fino al 20% in Generali. “Manca ancora qualche passaggio, ma direi che a breve saremo pronti ad arrotondare la nostra quota”, ha detto Milleri. Delfin detiene attualmente una quota del 9,8% di Generali, che sale sopra il 10% per effetto del buyback.
Generali-Natixis: “Permane qualche elemento di perplessità”
“Si racconta che i francesi di Natixis avessero provato in precedenza a fare un’operazione simile con molti altri player del settore, ma senza successo”, ha detto Milleri al Sole, parlando dell’accordo tra Generali e la società francese volto a creare un campione europeo dell’asset management. Un’intesa fortemente voluta dal ceo Philippe Donnet, ma che fa storcere il naso a Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone. “Su Generali permane qualche elemento di perplessità – ha continuato il manager nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi dalla compagnia assicurativa – sarà fondamentale conoscere le condizioni e le effettive sinergie tra le due realtà oltre che le regole di governance per valutare correttamente il valore strategico di questa operazione nel lungo periodo. Tutto ciò che serve a crescere lo guardiamo sempre con favore, ma vedremo”, ha detto
Le dichiarazioni di Milleri arrivano a due settimane di distanza dalla presentazione del nuovo piano industriale di Generali e dalle dichiarazioni di Donnet che si è detto pronto per un rinnovo del suo mandato, in scadenza in primavera, in vista dell’assemblea in programma il prossimo 8 maggio. Il Leone ha già dichiarato che il Cda non presenterà una propria lista di candidati a causa delle nuove regole sulla governance societaria previste dal Ddl Capitali. Caltagirone sta valutando se contrastare la riconferma di Donnet con candidati alternativi, come aveva fatto senza successo tre anni fa insieme a Delfin.
Milleri su Mps-Mediobanca: “Operazione con forti razionali, potrebbe generare importanti plusvalenze”
Nel corso dell’intervista al Sole 24 Ore, Milleri ha parlato anche dell’ops da 13,3 miliardi di euro lanciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca. Delfin è azionista di entrambe le società, con una quota del 9,8% di Mps, il 19,8% di Piazzetta Cuccia.
“Da quello che sappiamo l’operazione sembra avere forti razionali nell’integrare due realtà finanziarie fortemente complementari e dai valori di Borsa molto simili al netto della partecipazione di Mediobanca in Generali. Non vedo criticità”, ha affermato Milleri spiegando inoltre che “è una delle potenziali combinazioni che non produrrà impatti sociali con il taglio di posti di lavoro”. Secondo il presidente di Delfin, inoltre, Mediobanca “beneficerebbe dal fare un salto dimensionale”.
Rispondendo alla domanda sull’eventuale sostegno di Delfin all’operazione, il manager ha detto: “Potremo valutare meglio l’operazione quando tutte le informazioni saranno disponibili, ma crediamo che dall’integrazione Mps-Mediobanca potrebbero liberarsi importanti plusvalenze e far sì che le nostre partecipazioni inizino a generare sinergie tra loro”.
Milleri su Unicredit: “Al momento nessuna iniziativa su vendita”
Nell’intervista ha anche affermato che Delfin non ha “al momento preso alcuna iniziativa” sulla quota del 3% circa in Unicredit, dopo indiscrezioni circolate martedì relative al fatto che la holding della famiglia Del Vecchio potrebbe vendere con un accelerated book building, o altre formule, la sua partecipazione in Unicredit, sciogliendo così ogni legame diretto con la banca”.
Milleri ha anche lodato “l’ottimo lavoro fatto da Andrea Orcel” che “ha portato” la quota in mano a Delfin “a raggiungere quasi i due miliardi di valore”. “È chiaro – ha aggiunto – che davanti a questi numeri il compito di amministratori responsabili è sempre quello di fare valutazioni, ma sono le stesse che facciamo per tutti gli altri nostri investimenti”.