Di questi tempi nelle Generali le sorprese non mancano mai: l’ultima è di ieri ed è la decisione a mercati chiusi di Francesco Gaetano Caltagirone di uscire dal patto di consultazione con Leonardo Del Vecchio e la Crt e prepararsi a presentare una sua lista per il nuovo cda della compagnia di assicurazioni che sarà messa in votazione all’assemblea del 29 aprile.
La decisione dell’imprenditore romano, che detiene l’8,04% della compagnia assicuratrice ed è il secondo azionista dietro Mediobanca, ha colto di sorpresa la comunità finanziaria ma, per quel che se ne sa, sembrano esclusi dissidi con l’altro grande vecchio della battaglia in Generali e cioè Leonardo Del Vecchio.
A spingere Caltagirone a lasciare il patto, che ha giudicato esaurito nelle sue funzioni, sarebbero stati motivi legali e di tattica societaria e cioè il rischio che il patto di consultazione adombrasse un’azione di sostanziale concerto ma anche la scelta di tenersi le mani libere per continuare ad acquistare azioni di Generali senza incorrere nel pericolo di dover lanciare l’Opa, che sarebbe scattato se i tre pattisti avessero complessivamente superato il 24,9% del capitale della compagnia triestina.
In sostanza, il sogno di Caltagirone di conquistare le Generali e di scalzare dalla guida l’attuale Ceo Philippe Donnet continua ma prosegue con altre modalità. Stesso discorso per Del Vecchio e Crt.
Ora però l’imprenditore romano ha l’onere di presentare un piano industriale alternativo a quello di Donnet che sia credibile e che possa sedurre i fondi istituzionali che hanno in mano la partita del 29 aprile. E ha anche l’onere di allestire una squadra di manager indipendenti e competenti che, in caso di vittoria assembleare, attui il piano.
Una cosa è certa: da qui all’assemblea di fine aprile i colpi di scena non mancheranno per quella che, insieme a Tim, è la sfida più elettrizzante della finanza italiana del nuovo anno.