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Gelato, industria in allarme sui nuovi gas: le regole Ue anti-smog minacciano l’export italiano. Chi ci guadagna? Cina e Usa

Pixabay

L’avevamo anticipato, a ottobre, e puntualmente è accaduto. Il Regolamento europeo F-Gas sui nuovi gas per l’industria del gelato e del freddo – entrerà in vigore in febbraio con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – sarà una tegola sul comparto italiano dei macchinari per le gelaterie. Comparto che, non va dimenticato, è il numero 1 in Europa e tra i primi al mondo per tecnologie, innovazione e qualità, e che detiene l’85 per cento del mercato mondiale. 

Gas, le nuove regole

E, a proposito di questo regolamento, le associazioni di settore avevano addirittura parlato, alle prime avvisaglie di questo pericolo, di “delitto perfetto”. In effetti, il Regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo è un provvedimento-capestro poiché, nel vietare l’uso dei gas attuali per ridurre l’effetto serra, assegna pochi mesi alle aziende europee – quasi tutte italiane – per sostituire le attrezzature con quelle che impiegano i nuovi gas, il propano e quello ad alta pressione.

Sigep, le reazioni alla fiera di Rimini

“Siamo pronti alle innovazione. Entro il 1° gennaio 2025 dovremmo infatti adeguarci con nuovi macchinari – dichiara Marco Cavedagni, presidente di Acomag, che riunisce i produttori di macchine, vetrine e arredamenti per gelaterie, in apertura della fiera internazionale del settore, il Sigep di Rimini-  È un provvedimento troppo affrettato, che non tiene conto dei tempi tecnici necessari alla aziende per adeguarsi alle nuove normative. Voglio sottolineare che non solo non siamo contrari a questi provvedimenti, anzi, qui a Sigep alcuni nostri associati, presentando qualche prodotto che impiega i nuovi gas, dimostrano quanto il nostro settore sia tecnologicamente avanti. Ma i tempi molto ristretti non consentono all’intera filiera dei fornitori di progettare e produrre tutti i componenti. Non ci sono nemmeno i tempi necessari per formare e istruire adeguatamente il personale anche per quanto riguarda l’uso sicuro delle nuove attrezzature poiché i nuovi gas sono altamente infiammabili”.

Una minaccia per l’export italiano

Ma preoccupano soprattutto i rischi derivanti da questo Regolamento per quell’85 per cento del mercato controllato dall’export italiano. Già, perché il regolamento vieta non solo di continuare a usare le attuali macchine dal gennaio 2025 in Italia ma addirittura di esportarle su mercati – tutti quelli  fuori Europa – dove non esiste nessun divieto e dove le aziende del made in Italy del gelato verrebbero spazzate via e sostituite dalle apparecchiature dei competitor cinesi e americane. Perché i Paesi di destinazione del nostro export non intendono permettere l’impiego di apparecchi con gas che vengono considerati molto pericolosi tanto che non potrebbero nemmeno venir trasportati per via aerea. Che cosa chiedono le 22 aziende associate di Acomag a fronte di questa emergenza? “Una deroga di almeno due o tre anni per consentire all’intera filiera industriale e al personale di adeguarsi alle nuove normative. Ogni Paese può prevederla e sono i ministri dell’ambiente di ciascun membro della Ue che possono presentare una richiesta in tal senso”.

Occorre sostituire macchinari energivori. Le associazioni del settore sono allertate da qualche mese per ottenere proroghe necessarie alle industrie, ma comunque fermamente impegnate in interventi per ridurre le emissioni di CO2 ed efficientare macchinari vecchi e energivori perché così il nostro export può mantenere quei primati che da anni detiene. Lo aveva dichiarato mesi fa a FIRSTonline Andrea Rossi, presidente di Applia Efcem della quale fa parte Acomag e ce lo ha ripetutamente sottolineato Cavedagni. “Non solo non siamo contrari ai cambiamenti destinati a ridurre l’impatto del settore sull’ambiente, anzi, intendiamo confermare che il made in Italy del gelato si sta preparando a questi cambiamenti”.

I competitor sono pronti

Le norme europee dal 2014 sono impegnate a eliminare o comunque ridurre le dispersioni estremamente inquinanti dei gas refrigeranti delle industrie del freddo. “Al contrario, le nostre attrezzature – sottolinea Cavedagni – usano quasi del tutto questi gas, non li disperdono”.  Il comparto emette quantità decisamente ridotte di CO2, intorno al 2,5 per cento, nettamente inferiore a quello prodotto dalle auto. Infine occorre sottolineare che i tempi per ottenere le necessarie proroghe sono ristretti, perché, nel frattempo, già si sa che dalla Cina e anche dagli Stati Uniti, dove sono presenti sia hub produttivi dei competitor più temibili, le multinazionali cinesi e americane, sia fabbriche di aziende italiane, possono arrivare i macchinari per le gelaterie su quei mercati che, a causa del Regolamento della Ue, l’Italia potrebbe perdere.

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