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Gb, dimissioni Braverman: via anche la ministra dell’Interno, Truss è sull’orlo del precipizio. Inflazione alle stelle

elisabethtruss.com

“Welcome to Britaly” titola oggi l’Economist per riassumere le turbolenze politico-economiche che il Regno Unito sta vivendo nelle ultime settimane, sempre più somiglianti – se non peggiori – a quelle viste in Italia negli ultimi decenni. Giorno dopo giorno, infatti, si aggrava sempre di più la situazione della Prima Ministra di Liz Truss che sta cercando strenuamente di resistere al fuoco incrociato che arriva dalle opposizioni, ma soprattutto dalla maggioranza conservatrice dopo la sciagurata riforma fiscale annunciata il 23 settembre e poi cancellata che ha seriamente rischiato di mandare a gambe all’aria l’economia britannica, facendo crollare la sterlina, causando l’impennata dei tassi d’interesse sui titoli di Stato e portando i fondi pensione sull’orlo del default. 

Per molti ormai la Premier ha le ore contante e non è detto nemmeno che arrivi al tradizionale brindisi di Natale che si svolge ogni anno a Downing Street. Quanto accaduto nella giornata di ieri, d’altronde, non fa che confermare questa tesi. In una sola giornata, Truss è stata costretta a rimpiazzare la sua ministra dell’Interno, Suella Braverman, considerata una sua stretta alleata, per poi assistere a quanto accadeva alla Camera dei Comuni, dove il Governo ha seriamente rischiato di essere sconfitto in una votazione sul fracking che Truss aveva definito come un “voto di fiducia”. 

Dimissioni Braverman: perché la ministro dell’Interno Gb si è dimessa?

L’ormai ex ministra dell’interno, Suella Braverman, era considerata un falco, appartenente alla fronda più radicale del partito conservatore. Nelle settimane passate era finita sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per essersi espressa contro la proposta di un accordo commerciale con l’India, ma anche per alcune sue dichiarazioni, che definire controverse è dire poco, in cui diceva: “Mi piacerebbe vedere una prima pagina del Telegraph con un aereo che decolla per il Ruanda, questo è il mio sogno, è la mia ossessione”. Il riferimento era alla criticata politica migratoria del Governo Johnson che prevede che la Gran Bretagna obblighi alcuni migranti richiedenti asilo a lasciare il paese e ad andare in aereo in Ruanda. 

Le dimissioni della ministra Braverman sono arrivate, ufficialmente, per aver violato le regole governative, inviando una mail a un parlamentare contenente un documento ufficiale del Governo. Peccato che, nella sua lettera d’addio, Braverman non si sia limitata ai saluti e all’ammissione di aver commesso “un errore”, ma abbia definito il governo “inetto e inadeguato”. 

Braverman, condivide con l’ex ministro dell’Economia Kwasi Kwarteng un record: in carica 43 giorni, il suo è stato l’incarico più breve come ministro degli Interni degli ultimi 188 anni. 

A sostituire Braverman alla guida del ministero dell’Interno sarà Grant Shapps, ex ministro dei Trasporti del Governo Johnson, esponente moderato del partito conservatore, nonché sostenitore del rivale Rishi Sunak.

Nel giro di una sola settimana, dunque, Truss ha perso due suoi stretti alleati, sacrificandoli sull’altare della realpolitik, nel tentativo di restare ancorata ad una poltrona, quella di Primo Ministro, che di giorno in giorno diventa sempre più traballante. 

Il voto sul fracking

Già, perché se non fossero state sufficienti le dimissioni di un altro ministro di peso, a mettere la ciliegina sulla torta in una giornata difficilissima per la premier britannica è arrivato il voto sul fracking alla Camera dei Comuni. 

Il fracking nel Regno Unito è vietato dal 2019, ma il Governo vorrebbe reintrodurlo nel tentativo di risolvere la crisi del gas. I laburisti, al contrario, avevano proposto una mozione per estendere il divieto. Per fare pressione sui suoi parlamentari affinché votassero contro, Truss aveva dunque detto che la votazione di ieri sera sulla mozione sarebbe stata una sorta di “voto di fiducia sul governo”. Com’è finita? La mozione è stata bocciata con 326 voti contrari e 230 a favore, ma 40 deputati del partito Conservatore hanno scelto di non votare. Subito dopo, diversi esponenti dello stesso partito hanno chiesto le dimissioni di Truss, che però ha risposto promettendo una “punizione” esemplare per i 40 parlamentari che non hanno partecipato alla votazione.

Inflazione alle stelle e Sterlina al ribasso

Mentre continuano le turbolenze politiche, anche la situazione economica è tutt’altro che semplice. Ieri,  l’Ufficio per le statistiche nazionali (ONS) ha annunciato che l’inflazione nel Regno Unito, a settembre, ha toccato il picco più alto degli ultimi 40 anni, arrivando al 10.1%. In netto rialzo anche Il tasso annuo core, che non tiene conto di energia, cibo, alcol e tabacco, salito al record del 6,5%. Dati che, oltre a spingere nuovamente al ribasso il valore della sterlina, ha portato il rendimento del Gilt decennale sopra il 4%. In parallelo pane, cereali, carne e prodotti caseari sono aumentati del 14,5% rispetto all’anno scorso.

Sono quindi sempre di più gli analisti che prevedono che, entro marzo 2023, la Banca d’Inghilterra porterà i tassi attorno al 5,5%, rendendo il Regno Unito il Paese con i tassi ufficiali più alti tra quelli sviluppati. 

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