A un anno dalla sua entrata in funzione, la Tap – come puntualmente informa Il Sole 24 Ore – ha portato in Italia 7,5 miliardi di metri cubi di gas azero e ci ha fatto risparmiare il 10% sui prezzi all’ingrosso del gas che di questi tempi hanno letteralmente preso il volo. E’ il manager director di Tap, Luca Schieppati a dircelo: grazie al nuovo metanodotto che dall’Azerbaigian porta il gas in Puglia da dove viene smistato nei grandi metanodotti nazionali, nel 2021 abbiamo avuto approvvigionamenti sicuri e prezzi calmierati.
Non basta, ovviamente, a risolvere l’emergenza gas, che speriamo sia solo temporanea, ma è una gran bella notizia che ridicolizza i profeti di sventura che non credevano nella bontà della Tap o che addirittura l’anno combattuta per anni. Tra questi come non annoverare l’ineffabile zar delle Puglie, Michele Emiliano, di cui si ricordano le epiche battaglie contro la Tap salvo le furbesche giravolte dell’ultima ora quando aveva capito che l’aria stava cambiando?
Per anni la Tap è stata per Emiliano, una sciagura da scongiurare ad ogni costo (memorabili suoi comizi No Tap insieme al Che Guevara da operetta, Alessandro Di Battista), e ancora nel gennaio del 2020, secondo quanto scriveva la Repubblica, il Governatore della Puglia minacciava di chiedere risarcimenti miliardari ai manager della Tap, alla Saipem e a tutte le aziende salentine impegnate nella realizzazione dell’opera. Poi nel settembre del 2020, a pochi giorni dalle elezioni regionali, la conversione sulla via di Damasco che in riferimento al bisogno di gas per l’Ilva di Taranto, per la Puglia e per l’Italia intera si domandava da dove potesse arrivare e rispondeva cosi: “Dal gasdotto Tap: speriamo che arrivi perchè qualcuno dice che quel gas in Azerbajan è finito. Sennò lo prendiamo dai giacimenti Eni davanti al mare dell’Egitto”. Insomma piena rivalutazione della Tap, il nuovo metanodotto che porta in Puglia il gas azero estratto dal Mar Caspio e che poi attraversa Bulgaria, Grecia e Albania prima di approdare in Italia.
Qui però sorge un problema politico, anzi ne sorgono due. Ma che credibilità può mai avere un Governatore che, per raccogliere qualche voto dai No Tap, è pronto a lanciarsi nelle più sfrenate campagne demagogiche (come non ricordare anche quelle sull’Ilva e sulla xilella ?) salvo clamorose retromarce a pochi giorni dalle elezioni? E che cosa dire della complice sonnolenza del Pd nazionale che – con l’intermediazione del disinvolto ex ministro Francesco Boccia, una volta lettiano e ora seguace del Governatore pugliese – chiude sempre un occhio sulle capriole e sulle campagne a dir poco spregiudicate di Emiliano (che dire del suo sostegno, ricambiato, a un sindaco dichiaratamente di destra e considerato “amico di Casa Pound” come il primo cittadino di Nardò, Pippi Mellone ?). Per non parlare del conformismo che, salvo rare eccezioni, cloroformizza i media di fronte allo zar di Puglia: altro che schiena dritta.
Visti i risultati del primo anno della Tap, non sarebbe decoroso che Emiliano ammettesse di essersi sbagliato e chiedesse pubblicamente scusa ai pugliesi e agli italiani e che insieme a lui lo facesse anche il Pd, che resta pur sempre il suo partito? Naturalmente dovrebbero farlo anche i Cinque Stelle, ma quelli sono ormai una variabile impazzita della politica italiana cui solo il Pd dà ancora credito, facendo rivoltare nella tomba molti leader storici della sinistra.
Locatelli tra i pochi a chiedere a Emiliano di rendere conto delle sue posizioni sulla TAP. Resto dei media silenti o quasi.
mi perdoni Locatelli ma che credibilità può avere un Paese uno Stato che a fronte di una problematica nazionale fa decidere “governatore” di una Regione? Al Titolo V va messo mano subito con esterna urgenza