X

Gas russo, senza accordo tra Ucraina e Russia l’Europa rischia il rialzo dei prezzi e un inverno gelido

gasdotto

La guerra del gas con la Russia, iniziata nel 2022, non è affatto finita, ma ha solo assunto una nuova forma. Nonostante la riduzione delle forniture dirette, l’Europa continua a fare i conti con l’incertezza energetica, e i recenti aumenti dei prezzi del gas lo dimostrano. Il mercato di Amsterdam ha registrato un incremento del 53% dei prezzi nell’ultimo anno, con un’impennata del 122% dai minimi di marzo 2023. Negli ultimi 15 giorni, i prezzi sono aumentati del 25%, alimentando timori su un possibile blocco delle forniture russe prima della fine dell’anno. Come ha scritto Federico Fubini in un articolo del Corriere della Sera del 29 dicembre, questi aumenti sono solo uno degli indicatori di come la crisi energetica stia evolvendo, con l’Europa ancora vulnerabile alle fluttuazioni globali del gas.

L’Italia e il gas: una vulnerabilità persistente

In Italia, il gas naturale costituisce ancora una parte fondamentale della produzione elettrica, contribuendo per oltre metà della domanda energetica. Il Paese quindi è ancora particolarmente vulnerabile a un eventuale peggioramento della crisi. Se le forniture dalla Russia dovessero essere interrotte definitivamente, le bollette delle famiglie e delle imprese italiane risentirebbero pesantemente, con un ritorno dei rincari per l’energia.

Nonostante l’Italia abbia ridotto la propria dipendenza dal gas russo negli ultimi anni, le importazioni attraverso l’Austria sono aumentate del 167% rispetto a ottobre 2023, dimostrando la continua interconnessione con i flussi di gas esteri.

La mossa di Gazprom: blocco alle forniture in Moldavia

L’ultimo sviluppo di questa “guerra silente del gas” arriva da Gazprom, che ha annunciato l’interruzione totale delle forniture di gas alla Moldavia a partire dal primo gennaio 2025. La compagnia russa accusa la Moldovagaz, controllata al 50% da proprio da Gazprom, di non aver saldato un debito di 709 milioni di dollari per vecchie forniture. La Moldavia, però, contesta questa richiesta e afferma di avere fonti alternative per soddisfare le necessità durante l’inverno. In caso di emergenza, la Chisinau potrebbe acquistare gas dalla Romania, sebbene a prezzi più elevati.

L’interruzione colpisce anche la regione separatista della Transnistria, che dipende dal gas russo per la produzione di energia elettrica. Ma l’aspetto politico della mossa è ancora più significativo: il blocco delle forniture potrebbe anticipare problematiche più ampie, in particolare con il rischio di rallentamenti nei flussi di gas attraverso l’Ucraina, cruciale per il transito del gas verso l’Unione Europea. A causa di queste incertezze, il 13 dicembre la Moldavia ha dichiarato lo stato di emergenza, anche in seguito a un aumento del 30% dei costi del gas per le utenze domestiche.

Il mancato accordo sul gas rischia di mandare al freddo l’Europa

Ma la situazione più tesa riguarda l’Ucraina e il passaggio dei flussi di gas dal Paese verso l’Europa. Il 31 dicembre 2024 scadrà infatti l’accordo tra Gazprom e Kiev, che consente al gas russo di attraversare il territorio ucraino per arrivare in Europa; una situazione che suscita grosse preoccupazioni tra i Paesi europei ancora dipendenti dal metano russo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già dichiarato che non permetterà più il transito, a meno che i proventi non vengano destinati a un fondo congelato fino alla fine della guerra. La Russia ha minacciato di interrompere le forniture all’Europa, offrendo come alternativa il transito attraverso la Polonia, ma questa proposta deve ancora essere approvata dai 27 Stati membri dell’UE.

Gazprom comunque continua a guadagnare ingenti somme, con entrate settimanali che raggiungono circa 350 milioni di euro, mentre le rotte del gas sono ormai limitate: il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod è ancora attivo, ma altre importanti rotte, come Yamal-Europa e Nord Stream, sono chiuse.

Nel frattempo, il primo carico di gas naturale liquefatto (GNL) acquistato da Kiev negli Stati Uniti è arrivato in Europa, segnando un passo verso la diversificazione delle forniture. Gli acquisti di GNL proseguiranno fino al 2026, contribuendo a ridurre la dipendenza dall’energia russa.

Stop al gas ucraino: rischiano soprattutto i Paesi dell’Europa Centrale

Il blocco delle forniture di gas non riguarda solo la Moldavia, ma anche altri paesi europei che dipendono in gran parte dal gas russo. La Slovacchia, l’Austria e l’Ungheria sono tra i principali clienti di Gazprom, e la Slovacchia, in particolare, ha espresso preoccupazione per la possibilità di interruzioni. Il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha minacciato di interrompere le forniture di energia elettrica all’Ucraina in risposta a un eventuale blocco del gas russo. In risposta, Zelensky ha accusato Fico di essere sotto l’influenza di Putin, affermando che la minaccia di interrompere l’elettricità all’Ucraina durante l’inverno, mentre la Russia attacca le centrali elettriche ucraine, va contro gli interessi del popolo slovacco.

Secondo Reuters, sia l’Ungheria che la Slovacchia importano due terzi del loro gas da Mosca, e la stessa situazione si applica anche all’Austria, che riceve la maggior parte del metano russo attraverso il gasdotto che attraversa l’Ucraina. Al contrario, l’Italia fa parte di quei paesi europei che, dopo il 2022, sono riusciti a ridurre quasi del tutto la propria dipendenza dal gas russo. I dati di Snam, relativi alla stagione invernale 2023-2024, indicano che le importazioni italiane di metano dalla Russia sono scese a meno del 2% del totale importato.

L’Europa, in generale, ha ridotto drasticamente le importazioni di gas russo grazie al programma RePowerEU, e sebbene il valore delle importazioni sia aumentato a causa dei prezzi elevati, la quota di gas russo nelle importazioni Ue è scesa dal 22% nel 2022 al 20% nel 2024, un dato comunque ancora alto.

Le prospettive future rimangono incerte. Se la Russia dovesse interrompere i flussi di gas attraverso l’Ucraina, l’Unione Europea potrebbe trovarsi ad affrontare una nuova fase di incertezze energetiche. Sebbene i prezzi del gas siano ancora lontani dai picchi del 2022, il costo del metano ha iniziato a risalire, con ripercussioni anche per l’Italia e per l’intera Europa. La transizione energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento diventeranno sempre più decisive per affrontare le sfide del futuro.

Related Post
Categories: News