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Gas russo, il tetto al prezzo chiesto dall’Italia ma rinviato a ottobre: come funziona e a cosa serve

La proposta italiana di fissare un tetto europeo al prezzo del gas incontra resistenze. Ecco come funziona e a cosa serve. E perché l’Olanda è contraria

Gas russo, il tetto al prezzo chiesto dall’Italia ma rinviato a ottobre: come funziona e a cosa serve

Fissare un tetto al prezzo del gas a livello europeo. L’argomento agita il Consiglio Ue da poco concluso anche se le decisioni sono state rinviate a ottobre. L’idea lanciata mesi fa da Mario Draghi comincia a farsi strada, anche se per ora è rimandata a ottobre, quando – secondo il nostro stesso premier – potrebbe “essere tardi”. Ma la paura di ritorsioni russe fa novanta ed è questo che frena l’Europa e soprattutto la Germania sul price cap. In realtà il taglio alle consegne del gas russo all’Europa deciso da Gazprom, l’impennata dei prezzi passati in poco tempo da circa 85 euro a più di 130 euro al MegaWattora, la necessità di disinnescare l’arma geopolitica in mano a Vladimir Putin contro l’Europa nella guerra con l’Ucraina: sono tante le ragioni che spingono verso l’adozione di misure più sofisticate delle semplici sanzioni già adottate dalla Ue, nel braccio di ferro con Mosca sull’energia. Sullo sfondo si delinea l’ipotesi sempre più verosimile di un razionamento del gas il prossimo autunno.

Gas russo, come funziona il tetto al prezzo proposto dall’Italia

A mali estremi, estremi rimedi. Il prezzo del gas di riferimento per l’Europa si forma in Olanda sul mercato TTF . Si tratta di un mercato dove si scambiano le contrattazioni tra chi vende il gas russo e chi lo vuole acquistare. La speculazione fa ottimi affari in questo periodo e questo spiega perché il governo olandese è estremamente restio ad accettare limiti di prezzo.

«L’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo consentirebbe di ridurre i flussi finanziari verso Mosca», ha ricordato di recente il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Meno gas all’Europa, meno risorse per finanziare la guerra in Ucraina.

In concreto si tratta di individuare un meccanismo per fissare un tetto nelle piattaforme di negoziazione del gas, un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. L’ipotesi è quella di una soglia massima tra gli 80 e 90 euro a megawattora. 

Gas russo, a cosa serve il tetto al prezzo del gas

Il tetto al prezzo del gas, se introdotto, disinnesca un’arma potente nelle mani di Mosca che finora riduce le quantità fornite all’Europa e incassa cifre colossali: 62 miliardi dell’inizio della guerra in Ucraina. Contribuisce, anche, a ridurre l’inflazione spinta proprio dai prezzi dell’energia. E potrebbe mettere in modo anche effetti benefici sulle tariffe visto che quelle delle rinnovabili sono ancorate al prezzo della produzione elettrica ancora molto legata agli impianti a gas.

L’Europa tuttavia non importa gas solo da Russia e il tetto al prezzo del gas potrebbe avere un impatto anche sugli altri produttori che, di sicuro, non ne sarebbero entusiastiE potrebbe spingere i produttori a dirottare le consegne verso i Paesi asiatici. Operazione, quest’ultima, più facile a dirsi che a farsi perché il gas richiede infrastrutture per il trasporto (gasdotti) o impianti di rigassificazione che non si costruiscono in un giorno.

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Chi si oppone alla proposta italiana e perché

I Paesi nordici e l’Olanda, come si è accennato, sono contrari all’introduzione di un tetto ai prezzi del gas importato dalla Russia. lo considerano un passo indietro rispetto alla liberalizzazione del mercato dell’energia. Ma l’opposizione di Amsterdam è più prosaica che ideologica: il TTF (Title Transfer Facility) si trova in Olanda ed è gestito da Gasunie, la compagnia di Stato olandese che si occupa di trasporto del gas. L’Olanda è produttore di gas a Groningen e per la sua posizione geografica consente gli scambi tra Norvegia, Germania, Francia, Italia. Il TTF è diventato rapidamente il mercato di riferimento per l’Europa.

«Non siamo contrari» al price cap sul gas «per principio ma, sulla base delle prove che abbiamo, pensiamo che potrebbe non funzionare come alcuni pensano», ha dichiarato durante il Consiglio Ue il premier Mark Rutte che vede sfumare importanti introiti. La Germania a sorpresa ha sostenuto, anche se timidamente, la linea dell’Italia condivisa da Francia, Spagna, Portogallo e Grecia.

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