La guerra non si ferma, i mercati azionari archiviano il peggior trimestre dallo scoppio del Covid. Ma da oggi i fondi, liberati dai vincoli di chiusura del trimestre, provano ad imbastire da stamane qualche iniziativa.
- Le Borse della Cina hanno iniziato il nuovo mese, oltre che il nuovo trimestre, in rialzo: indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +1,1%
- L’italiana Ferretti, che ha esordito giovedì sul listino di Hong Kong con un lieve rialzo, si muove poco anche oggi. Non è un momento facile per i costruttori di superyacht, visti i problemi dei clienti russi.
- La Cina ha deciso di prolungare di 14 giorni la chiusura di Pudong, il distretto finanziario di Shanghai da cui non si potrà entrare o uscire nel tentativo finora fallito di sgominare il Convid-19. Date le premesse non stupisce che l’economia del Drago registri una battuta d’arresto: l’indice PMI elaborato da Caixin sulle aspettative delle aziende manifatturiere è sceso in marzo sui minimi dallo scoppio della pandemia a 48,1 da 50,4. Il consensus si aspettava 49,9.
- Il Nikkei di Tokyo è in ribasso dello 0,4%. Kospi di Seul -0,7%. In marzo le esportazioni della Corea del Sud hanno raggiunto il livello record di 63 miliardi di dollari, +18% anno su anno. L’incremento è in linea con le previsioni. Le importazioni sono salite del 28%, un balzo provocato dall’impennata del prezzo dell’energia.
- I future di Wall Street sono in lieve rialzo. Giovedì l’S&P 500 ha chiuso in calo dell’1,6%: buono il bilancio di marzo (+5,2%) negativo quello del trimestre -5%.
- L’attenzione è anche sul numero dei nuovi posti di lavoro creati negli Stati Uniti a marzo: il consensus si aspetta un calo a 490.000 da 678.000 di febbraio.
- Treasury Note a dieci anni a 2,39%, + 5 punti base. Il due anni è a 2,37%. Va avanti il dibattito tra economisti sul significato della curva invertita.
- Il petrolio WTI travolto giovedì dalla decisione degli Stati Uniti di usare le riserve strategiche, stamattina è di nuovo sotto quota cento dollari, in calo dello 0,5% a 99,8 dollari. Brent a 104 dollari.
- Oro invariato a 1.937 dollari.
- Euro in assestamento dopo il calo di giovedì, a 1,106.
La mancata accelerazione di Pechino, l’unico tra i grandi a non soffrire di male d’inflazione, è un problema in più per i mercati, rassegnati ad un prossimo aumento dei tassi Usa di almeno 50 punti, nonostante l’impatto sui prezzi del petrolio della decisione di Biden di liberare per 180 giorno un milione di barili della riserva strategica dopo aver però preso atto che l’Opec + non ha aumentato la produzione e che le Big Oil Usa ben su guardano dal riaprire i pozzi in patria, temendo un calo dei consumi.
Il vaso di coccio resta comunque l’Europa, investita dalla guerra: il pesce d’aprile di Putin, che insiste nel pagamento da oggi del gas in rubli, è solo un problema in più a fronte dell’inflazione che sale senza lo spazio per aumentare i tassi.
Il diktat di Putin sul gas chiude il trimestre peggiore per le borse
La guerra in Ucraina e l’accelerazione dell’inflazione hanno condizionato fortemente questo primo trimestre, che si avvia ad essere il peggiore degli ultimi due anni per molti listini azionari. Per trovare di peggio bisogna infatti risalire alla prima frazione del 2020, quando scoppiò la pandemia di Covid-19. Sicuramente lo è per il Ftse Mib, che registra un bilancio finale negativo dell’8%, grosso modo allineato al -8,5% registrato dall’indice Eurostoxx 50 delle blue chip della zona euro e al -8,80% del Dax di Francoforte.
A complicare il quadro è arrivato il pesce di aprile di Mosca, cioè l’obbligo per i “Paesi nemici” di pagare il petrolio di Mosca solo in rubli, richiesta respinta al mittente. Non è facile decifrare l’effetto a lungo termine sui mercati. “L’impressione – commenta Giuseppe Sersale di Anthilia – che l’operazione sia solo propaganda di Putin a fini interni, perché apparentemente ai paesi “ostili” sarebbe concesso di pagare in Euro e farli cambiare in loco alla Gazprom. Una partita di giro, insomma, anche perché alla Russia servono le divise pregiate”.
Inflazione al 6,7% ai massimi. De Guindos: scenderà in estate
Non è solo una sensazione invece l’ascesa dell’inflazione, salita in Italia per il nono mese consecutivo al 6,7% come non si registrava dal luglio 1991. Anche in Francia si registra un aumento record a +5,1%, così come in Germania +7,3% ed in Spagna +9,8%.
Nell’area euro il consensus vede dati sull’inflazione di marzo, attesi per oggi, a livelli record oltre il 7%, ben al di sopra del target Bce del 2%.
Il vicepresidente della Bce Luis De Guindos ha detto giovedì che l’inflazione della zona euro continuerà a salire nei prossimi mesi e raggiungerà il picco intorno a metà anno. “Penso che l’inflazione continuerà a salire nei prossimi mesi e ci attendiamo che inizi a calare nella seconda metà dell’anno. Spero che il picco venga toccato nel giro dei prossimi tre-quattro mesi”.
Rallentano i rendimenti dei Btp. Spread stabile a 148
Boccata d’ossigeno per il mercato obbligazionario dopo le recenti tempeste. Rallentano i rendimenti dei Btp decennali, scivolati al 2,04% dal picco di 2,14%
Analoga la tendenza del Bund +0,54%; resta invariato lo spread a 148 punti.
Tutto esaurito nella riapertura delle aste a medio lungo. Il Tesoro ha assegnato tutti i 600 milioni supplementari offerti nel Btp a 5 anni, a fronte di richieste per 1,897 miliardi e tutti i 700 milioni aggiuntivi del Btp a 10 anni a fronte di richieste per 2,113 miliardi.
Nell’asta a medio lungo di giovedì i rendimenti dei Btp a 5 e 10 anni sono saliti entrambi al massimo dal maggio 2019.
Borsa Milano e Borse Europa
Piazza Affari -1.1% ferma il ribasso un filo sopra i 25mia punti (25.021).
Le Borse dell’Europa ne finale scivolano sui minimi dall’apertura, Indice EuroStoxx 50-1,2%.
Il quadro è simile a Francoforte -1,29%, Parigi -1,21%, Amsterdam -1,32%, Madrid -1,22%, Londra -0,85%.
Batosta per H&M -12,9%
Battuta d’arresto di uno dei giganti dell’abbigliamento retail, la svedese H&M -12,91%, che non ha rispettato gli obiettivi previsti.
Generali non si ferma più. E Del Vecchio compra
La corsa di Generali +3,2% resta la nota dominante di Piazza Affari. JP Morgan ha confermato il giudizio overweight. Il titolo che ha chiuso il trimestre sui massimi dal 2008. Intanto Leonardo Del Vecchio, dopo aver detto di apprezzare il piano alternativo di Francesco Gaetano Caltagirone, fa sapere che “sta valutando” se salire oltre l’8% nel capitale. All’assemblea potranno partecipare i titoli depositati entro il giorno 12.
Tim -7,7% sceglie Cdp: s’allontana l’Opa Kkr
Precipita Tim -7,7%. Si allontana l’ipotesi di un accordo con Kkr. La società sta cercando di chiudere un non disclosure agreement con Cdp nei primi giorni di aprile per avviare un negoziato formale sull’integrazione degli asset di rete fissa con quelli di Open Fiber, spiegano fonti vicine alla situazione. Sebbene di natura non vincolante, la firma di un non disclosure agreement con Cdp segnerebbe un ulteriore passo in una direzione alternativa rispetto alla proposta di acquisto, a sua volta non vincolante, del fondo Usa.
Sace garantisce l’aumento Saipem, Eni ringrazia
Acquisti decisi sul comparto oil nonostante il ribasso del petrolio. Corre Saipem +2,66%: Sace ha deciso di concedere una garanzia a copertura del 70% della linea di liquidità da 855 milioni nell’ambito della manovra finanziaria già annunciata dalla società. “La garanzia di Sace rappresenta un vantaggio soprattutto per Eni che riduce il rischio dell’esposizione sul prestito a Saipem”, scrive il broker Bestinver. Ben raccolta anche Saras che balza del 2,8%.
Terna al top, banche sottotono
Tra le utility: Terna +3,3% ha chiuso il trimestre sui massimi storici
Negativi i titoli bancari: Unicredit -2,8%, Intesa Sanpaolo -2,4%, Bper -3,2% e Banco Bpm -3,1%. L’unico a viaggiare in senso contrario è Mediobanca +0,9%.
In flessione Nexi -4,3% e Stm -2,7%.