La firma è arrivata. Anzi due: una economica e riguarda il gas, l’altra politica e riguarda l’immigrazione.
Oggi l’Eni, alla fine di un iter durato settimane, ha siglato un accordo che ha tutti i crismi per essere uno di quelli che passerà alla storia. Dall’altra parte del tavolo: la compagnia dello stato libico Noc. L’oggetto: la produzione di gas in quel paese. Nel piatto: 8 miliardi di dollari con un impatto significativo sull’industria e sulla catena di fornitura, fornendo un contributo significativo all’economia libica.
“L’accordo di oggi consentirà di effettuare importanti investimenti nel settore dell’energia in Libia, contribuendo allo sviluppo e alla creazione di lavoro nel Paese, e rafforzando la posizione di Eni come primo operatore in Libia” ha detto l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
Alla firma erano presenti anche la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni e il primo ministro del Governo di unità nazionale libico, Abdul Hamid Al-Dbeibah, oltre al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello dell’Interno Matteo Piantedosi
I dettagli dell’accordo sulla produzione di gas
L’intesa consentirà di avviare lo sviluppo di progetto strategico, il primo grande progetto ad essere sviluppato nel paese dall’inizio del 2000, volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire da una parte lo stesso mercato interno libico, dall’altra l’esportazione in Italia e anche in Europa. In Libia “Il settore energetico non vedeva un investimento di questa portata da più di un quarto di secolo” ha detto presidente della Noc, Farhat Bengdara.
L’accordo riguarda in particolare due giacimenti a gas, chiamati rispettivamente “Stuttura A” e “Struttura E”, situati nell’area contrattuale D, al largo della Libia, circa 140 chilometri a nord-ovest di Tripoli.
I due giacimenti che, ha sottolineato Bengdara, hanno riserve stimate per 6 trilioni di piedi cubi inizieranno a produrre gas nel 2026 e verrà raggiunto un ritmo di 750 milioni di piedi cubi di gas standard al giorno, per un periodo stimato in 25 anni.
La produzione sarà assicurata attraverso due piattaforme principali collegate agli impianti di trattamento esistenti presso il complesso di Mellitah. Il progetto prevede anche la costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio dell‘anidride carbonica (CCS) a Mellitah, che consentirà una significativa riduzione dell’impronta carbonica complessiva, in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni.
Meloni: l’intesa tra ENI e Noc è un passaggio storico
“La firma dell’intesa tra Eni e Noc è un passaggio storico e rilancerà una serie di iniziative per diversificare le fonti energetiche, per lavorare sulla sostenibilità, per garantire energia ai libici e maggiori flussi all’Europa” ha detto Meloni. L’accordo, ha aggiunto, rientra nella strategia di fare dell’Italia “un hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa” e la Libia è per questo “un partner fondamentale e sa che può contare sull’Italia nel processo di stabilizzazione politica, per il sostegno all’economia, per gli investimenti nelle infrastrutture. Una cooperazione a 360 gradi tra due nazioni che da sempre sono amiche”.
L’altra pagina dell’accordo: i flussi di immigrazione e la crescita della Libia
“Il contrasto ai flussi di immigrazione irregolare per noi rimane un dossier centrale”, ha detto ancora la premier. “Nonostante gli sforzi, i numeri delle migrazioni irregolari dalla Libia verso l’Italia sono ancora alti. Gli ingressi irregolari in Italia, ha aggiunto, sono oltre la metà di persone che vengono dalla Libia: “si devono intensificare gli sforzi in materia di contrasto al traffico e alla tratta di esseri umani, assicurando un trattamento umano alle persone interessate”. “In questa importante giornata abbiamo adottato un’intesa firmata dai nostri rispettivi ministri degli Esteri con l’obiettivo di potenziare le capacità e la cooperazione con l’autorità libica in relazione alla guardia costiera“, ha detto Meloni. “L’Italia può e vuole giocare un ruolo importante anche nella capacità di aiutare i Paesi africani a crescere e a diventare più ricchi: una cooperazione che non vuole essere predatoria, che vuole lasciare qualcosa nelle nazioni», sono state le prime parole pronunciate dalla presidente del Consiglio appena atterrata stamane a Tripoli
Antonio Tajani: “Firmato un memorandum per la consegna di 5 motovedette”
“Oggi a Tripoli, alla presenza del presidente Giorgia Meloni, ho firmato un memorandum d’intesa tra il Governo italiano e quello libico per la consegna di cinque vedette finanziate dall’Ue”. Lo scrive su twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani, assicurando che così “rafforziamo la cooperazione con la Libia, anche per contrastare i flussi d’immigrazione irregolare”.
Il premier libico Abdul Hamid Dbeibah: “Apprezziamo gli sforzi diplomatici dell’Italia per la stabilità”
I rapporti tra Libia e Italia sono improntati a “una forte amicizia” e oggi “abbiamo espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici dell’Italia all’interno dell’Ue e per gli ampi contatti che mantiene con i paesi vicini alla Libia così come con gli stakeholder internazionali per sostenere la stabilità e il consenso regionale sulla Libia per la stabilizzazione del nostro Paese”. Lo ha detto il premier del governo di unità nazionale libico. Secondo Dbeibah la stabilizzazione della Libia “porterà alla conclusione della fase di transizione” e questo avverrà “mediante un processo elettorale trasparente e onesto”.
Giorgia Meloni: “La Ue potenzi gli strumenti contro i flussi illegali”
Quello delle migrazioni “non è un tema che riguarda solamente l’Italia e la Libia, è un tema che deve riguardare l’Unione europea nel suo complesso, la cooperazione europea verso il Nord Africa, perché il modo più strutturale per affrontare il tema delle migrazioni è consentire alle persone di crescere e prosperare nelle loro nazioni e questo si fa aiutando quelle nazioni a crescere e prosperare”, ha detto ancora la presidente del Consiglio. “Questo è uno dei temi che affronterà il prossimo Consiglio europeo: difesa della dimensione esterna, cooperazione con le nazioni del Nord Africa, priorità alla rotta del Mediterraneo centrale come richiesto dall’Italia”.
La missione in Libia si somma ai progetti in Algeria e in Egitto
L’arrivo della Meloni a Tripoli segue la missione della scorsa settimana ad Algeri, sempre accompagnata dal numero uno Descalzi, e finalizzata, come in questo caso, a puntellare i rapporti con alcuni dei principali fornitori di gas del Paese. Dopo la decisione della Russia di ridurre i rubinetti del gas verso l’Europa, l’Italia ha avviato, già sotto il precedente esecutivo, un piano di diversificazione delle fonti di approvvigionamento che ha nell’Algeria il tassello principale. Grazie alle intese sottoscritte da Eni e Sonatrach, i flussi algerini sono destinati a raddoppiare da 9 a 18 miliardi di metri cubi annui al 2024.
Piantedosi nei giorni scorsi dopo una ulteriore missione al Cairo, ha annunciato che dall’Egitto l’Italia si aspetta quest’anno “tre miliardi di metri cubi di gas”.
La Libia è al quinto posto nella classifica dei Paesi africani con le maggiori riserve di gas. Ma, anche se meno di quello algerino (attraverso la Tunisia), il metano libico è molto vicino alla Sicilia: tra Mellitah e Gela il tratto sottomarino del gasdotto GreenStream è lungo ‘solo’ circa 520 km. Costruito nel 2003-2004 da Eni, che ne è proprietaria insieme Noc, contrattualmente la capacità di trasporto del gasdotto verso l’Italia è ‘tarata’ a sei miliardi di metri cubi l’anno che, con aggiustamenti, potrebbero essere aumentati a otto. Margini di aumento della produzione libica per contribuire all’affrancamento italiano dalle forniture russe sembrano esistere: due terzi del gas libico servono infatti per far funzionare le centrali elettriche del Paese, un quinto alimenta l’industria e solo un 15% va in export.
Il 2022 è stato un anno storico per le importazioni di gas russo nel nostro Paese, scese al punto più basso dal 1990: la quota è scesa del 61% a 11,2 miliardi di metri cubi dagli oltre 29 miliardi nel 2021.