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Gas e rinnovabili: il Gnl accompagnerà la transizione energetica italiana. Ma ci vogliono strutture

Sul gas liquefatto si gioca una partita decisiva in tutto il mondo. L’Italia lo dovrà usare ancora per molto tempo. Si discute sulle infrastrutture

Gas e rinnovabili: il Gnl accompagnerà la transizione energetica italiana. Ma ci vogliono strutture

Quando si dice gas, la maggioranza degli italiani pensa alla materia prima importata per anni dalla Russia o dai giacimenti del deserto. La verità è che nella vita di tutti i giorni si usa anche gas naturale liquefatto (Gnl). Viene estratto a migliaia di chilometri, “surgelato“, trasportato via mare e poi scongelato per essere distribuito a famiglie e imprese. Il Gnl è stato importante per fronteggiare la crisi del gas dopo la guerra in Ucraina e continuerà ad esserlo in futuro. Ecco perché se ne parla tanto. Al recente Lng Summit – Sustainability, Market, Stakeholders di Roma la discussione ha centrato il tema delle infrastrutture. L’impianto più attivo oggi è quello gestito da Olt Offshore Lng Toscana, al largo delle coste tra Livorno e Pisa. La discussione nel summit ha confermato studi ed analisi già noti agli addetti ai lavori. La strada verso la decarbonizzazione non riuscirà a fare a meno del Gnl, almeno per i prossimi quindici anni. E il Gnl conviverà insieme alle fonti rinnovabili, hanno sostenuto gli esperti del Summit. Tuttavia, se la domanda sulle previsioni di consumo di gas liquefatto viene rivolta alla Olt, la risposta supera di tre volte la previsione dei quindici anni. “Noi stiamo valutando l’opportunità di estendere la vita del nostro rigassificatore oltre la scadenza ventennale del 2033, per altri 10-15 anni, a fronte di un naturale revamping” ha detto Giovanni Giorgi  amministratore delegato di Olt.

Il gas sarà usato assieme alle altre rinnovabili

La valutazione manageriale intende assicurare all’Italia gas trasportato per evitare i rischi di carenza di fornitura. Evidentemente c’è anche un interesse politico. Il governo quando parla di energia si riferisce alla costruzione nel nostro Paese di un hub energetico. Negli anni di Enrico Mattei l’Italia è stata abile a realizzare una propria politica energetica. Adesso si tratta “di intercettare il gas che farà rotta verso l’Asia”. Ma esiste un problema di sovracapacità e l’esigenza di poterlo conservare, cosa che non contrasta con il crescente uso delle fonti rinnovabili. Gli USA hanno in mano il business del Gnl e non sarà certo l’Italia a negargli maggiori importazioni per carenze di stoccaggio.

Il terminale toscano è in attività da 10 anni e la prospettiva di allungargli la vita per altri decenni sarebbe coerente con investimenti in strutture simili nel resto d’Europa. I costi da sostenere sono compatibili con i benefici futuri oppure non rafforzare le infrastrutture ci costerà di più ? Nel 2022 il gap di Gnl è costato all’Italia più di 10 miliardi di euro. Ora che il prezzo del gas naturale a Megawattora è passato da 300 a 30 euro, la sovracapacità è un elemento di sicurezza del sistema. Va affrontato con coraggio come chi sa che l’abbandono del gas non è nel breve tempo. I dati del rigassificatore toscano sono evidenti. La struttura lavora a pieno regime, è autorizzata a gestire fino a 5 miliardi di metri cubi standard e fino “al 2027 sono già stati allocati tutti gli slot di rigassificazione”. Un gasdotto di 36,5 km gestito da Snam trasporta la materia prima nella rete dei gasdotti italiana. La transizione passa anche da qui.

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