Canoni in forte aumento e moratoria di 18 mesi per i permessi di ricerca di idrocarburi. E’ su questo doppio binario che Lega e M5S hanno trovato l’accordo sul tema incandescente dei permessi per gli idrocarburi, impropriamente equiparati sono l’etichetta onnicomprensiva “No Triv”. Sarebbe invece corretto distinguere visto che le trivelle entrano in causa solo al termine del lungo processo di individuazione dei giacimenti di petrolio e gas, nella fase di estrazione o sviluppo del giacimento. Le fasi iniziali sono quelle della ricerca – e non interessano alcuna trivella – e di carotaggio con il prelievo di fette di roccia (“carote”, appunto, per la forma cilindrica, lunga e stratta) per procedere nell’analisi che precede le attività di estrazione.
Dopo gli scontri accesi degli ultimi giorni, con il ministro dell’Ambiente Costa che ha minacciato di dimettersi, giurando che non firmerà alcun permesso – anche di ricerca – sembra dunque arrivato ad una composizione l’ennesimo casus belli tra i giallo-verdi.
Il compromesso raggiunto fa salvi i diritti sulle “concessioni di coltivazioni”, ovvero sull’attività di estrazione ma moltiplica per 25 volte i canoni di concessione che il M5S avrebbe voluto aumentare di 35 volte.L’intesa raggiunta sospende per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi. Ma se il Piano non risulterà adottato, procedimenti e istanze di permesso riprendono efficacia “entro 24 mesi” quindi nei fatti i tempi si allungano fino a due anni.
Ad annunciare l’accordo raggiunto è stato il presidente della commissione Lavori pubblici Mauro Coltorti a margine della riunione della commissione di giovedì mattina. Coltorti ha detto che dopo la riunione dei capigruppo, i lavori proseguiranno nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori pubblici e che l’obiettivo è arrivare in Aula nella giornata di giovedì per approvare venerdì il decreto Semplificazioni.
La Lega conferma l’accordo sulle trivelle, annunciato a margine dei lavori del Senato. Ma fonti parlamentari della Lega sottolineano che cresce l’irritazione per il “partito del no”. Sul dossier trivelle, spiegano, sono stati “salvati i posti di lavoro, è stata garantita continuità di estrazione e rinnovo delle concessioni in proroga ma a la politica del no a tutto non fa bene al paese”, dichiarano dal partito di Salvini.