Settantadue euro al Megawattora. Questo il prezzo del gas nell’ultima seduta del 2022 dopo un anno sulle montagne russe che avuto effetti pesantissimi sulle bollette e di conseguenza sulle tasche dei cittadini. Il prezzo ha concluso l’anno ai minimi da inizio febbraio, cancellando con un colpo di spugna tutto ciò che è accaduto dal 24 febbraio in poi, vale a dire dal giorno in cui ha avuto inizio la sciagurata invasione russa dell’Ucraina. Ad incidere sulla discesa è stata anche l’intesa sul price cap raggiunta in sede europea dopo mesi di polemiche, litigi e accuse reciproche. Un accordo che non ha soddisfatto i Governi, ma che dai mercati è stato letto come una chiara inversione di rotta che ha contribuito a calmierare il prezzo sulla piattaforma Tft di Amsterdam.
Il 2022 del gas
A fine agosto 2021, il gas naturale scambiato ad Amsterdam valeva 27,28 euro. Il prezzo ha cominciato la sua parabola rialzista due mesi dopo. I motivi principali erano l’aumento della domanda registrato dopo la fine del periodo più duro della pandemia, le aspettative relative a un inverno più freddo e più lungo del previsto, ma anche la dipendenza sempre più elevata dell’Europa dal gas russo. Tutte queste cause, insieme, hanno fatto sì che sulla piattaforma Ttf di Amsterdam il prezzo del gas aprisse il 2022 ad un prezzo di circa 86 euro al mwh.
Poi la data spartiacque: il 24 febbraio 2022 l’Ucraina viene invasa dalla Russia e la guerra torna nel cuore dell’Europa. Nel giro di pochi giorni arriva il primo picco: il 27 febbraio il prezzo del gas sulla Borsa olandese supera i 190 euro al Mwh. Comincia così la crisi energetica, fatta di sanzioni da parte dell’Unione Europea e ricatti da parte della Russia, corsa agli approvvigionamenti e al riempimento degli stoccaggi, bollette del gas e dell’elettricità schizzate alle stelle.
Al centro di tutto un enorme problema che all’inizio sembrava senza soluzione: prima della guerra, la Russia forniva il 40-50% delle importazioni di gas naturale dell’Ue. L’Italia, da parte sua, nel 2021 importava oltre il 40% del suo gas dalla Russia (il 31% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaigian, il 9% dal Qatar il 4% dalla Libia). Senza il gas russo, diventato un’arma di guerra, l’Europa rischiava uno shock energetico senza precedenti. Da allora, grazie agli enormi sforzi compiuti dai singoli Paesi, la dipendenza dell’Unione Europea (e dell’Italia) si è significativamente ridotta e quasi tutti sono riusciti a riempire gli stoccaggi garantendo un inverno caldo ai loro cittadini. Nel frattempo, tra Bruxelles e Strasburgo si è cominciato a parlare di price cap sul gas, con il Governo Draghi a fare da capofila ai paesi che chiedevano di imporre un tetto europeo ai prezzi.
Questo il contesto. Ma cosa è accaduto nel frattempo sui mercati? I prezzi hanno continuato la loro parabola ascendente raggiungendo a fine agosto un massimo storico di 345,7 euro al mwh in seguito all’annuncio, in quel frangente “temporaneo”, di chiudere i rubinetti del gasdotto NordStream per “manutenzione”.
L’intesa europea sul price cap e i valori odierni ad Amsterdam
Dal picco di fine agosto, complici la stagione mite e gli stoccaggi pieni, il prezzo del gas naturale sulla piattaforma Ttf di Amsterdam ha cominciato la sua lenta, ma inesorabile discesa. Sul piano politico è stata determinante l’intesa raggiunta in Europa lo scorso 19 dicembre. A inizio mese, infatti, il gas viaggiava ancora attorno a quota 140 euro al mwh, ma che l’accordo fosse nell’aria era ormai chiaro. Due settimane fa l’annuncio: l’Ue ha deciso di fissare un tetto massimo ai prezzi del gas naturale a 180 euro per megawattora a partire dal 15 febbraio. Affinché lo strumento venga attivato, i prezzi del gas devono essere superiori al tetto per tre giorni con uno spread rispetto al prezzo del Gnl di 35 euro per tre giorni. Secondo Bloomberg, se il price cap fosse stato introdotto già nel 2022 sarebbe scattato per più di 40 giorni nei mesi di agosto e settembre.
Oggi, nell’ultima seduta del 2022 i future del gas febbraio 2023 sulla Borsa di Amsterdam parlano di un ribasso di quasi il 16% rispetto alla chiusura di ieri a quota 72 euro al megawagattora, livello minimo da inizio febbraio e addirittura inferiore alla prima seduta di gennaio 2022.
Gli effetti sulle bollette
Qualche buona notizia comincia ad arrivare anche sul fronte bollette. Secondo l’Arera, grazie al calo delle quotazioni all’ingrosso dei prodotti energetici e all’attuazione da parte dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente degli interventi previsti dalla legge di Bilancio, nel primo trimestre del 2023 i prezzi delle bollette dell’energia elettrica si ridurranno del 19,5% rispetto a quelli del trimestre precedente. Il ribasso riguarderà in particolare le utenze in regime di tutela, ma secondo le previsioni è probabile un “effetto contagio” anche sulle bollette delle forniture a mercato libero.
“Con il livello degli stoccaggi europei di gas che si attesta a fine anno sopra l’80% della capacità disponibile e i prezzi a termine che indicano condizioni meno tese per l’equilibrio di domanda e offerta del gas nel primo trimestre del 2023 rispetto alle aspettative di inizio ottobre 2022 e ai prezzi formatisi nel mese di dicembre – ha spiegato l’Arera – anche le quotazioni a termine dell’energia elettrica si sono mosse al ribasso. Già nel quarto trimestre 2022, in base ai dati di preconsuntivo, il prezzo unico nazionale dell’elettricità (PUN) è risultato in calo del 48% circa rispetto ai livelli molto elevati del terzo trimestre 2022 (246 €/MWh contro 472 €/MWh in media trimestrale)”. Tradotto in parole povere: dato che i prezzi delle bollette elettriche sono legati al prezzo del gas, con le quotazioni di quest’ultimo in discesa, scendono anche i costi per le famiglie.
Nonostante le previsioni sulle bollette elettriche siano positive il bilancio complessivo rimane però negativo: nell’anno compreso tra il 1° aprile 2022 e il 31 marzo 2023, una famiglia tipo ha speso circa 1.374 euro, il 67% in più rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente.
Bisogna sottolineare anche un altro aspetto: la riduzione annunciata dall’Arera, per il momento, riguarda solo le bollette dell’elettricità, mentre per sapere cosa succederà con quelle del gas bisognerà attendere il 3 gennaio, giorno in cui l’Autorità comunicherà la variazione mensile per i consumi di dicembre.
Questo articolo risale a quasi un anno fa, ma è ancora di attualità. Nel 2023 l’andamento del ttfdi Amsterdam si è stabilizzato su livelli molto più bassi rispetto al 2022, ma tutti gli elementi correttamente illustrati in questo articolo (i veri responsabili dell’elevato imprevedibilità del prezzo del gas) sono invariati. Era, ed è, estremamente difficile fare previsioni. Non ci resta che attendere. Un cordiale saluto.