Niente cravatte, maniche di camicia, Mr. Cameron con le braccia al cielo mentre il Chelsea sconfigge il Bayern Monaco in finale di Champions League. Fra le immagini amichevoli regalate dai potenti della terra a Camp David, l’ultimo G8 ha riallineato le pedine sulla scacchiera dei rapporti internazionali. La vera novità è il declino di Angela Merkel, ormai isolata dopo l’oblio dell’alleato di sempre, Nicolas Sarkozy. L’asse franco-tedesco, che per anni ha retto il timone della politica economica europea, non esiste più. A sostituirlo, un nuovo filo che lega Washington, Parigi e Roma.
Attentissimo a non mortificare la cancelliera tedesca, il presidente americano Barack Obama è riuscito a far leva sul neo-eletto presidente francese François Hollande e sul premier italiano Mario Monti per richiamare l’Europa al dovere della crescita.
La parola “austerity” ormai è un tabù anche per i politici di Berlino: il “consolidamento” dei conti pubblici resta un paletto fondamentale, ma è ormai acquisita la necessità di superare la filosofia ciecamente rigorista professata dall’ex duopolio Merkozy.
La certificazione dei nuovi rapporti di forza in Europa arriverà mercoledì al vertice informale di Bruxelles. Hollande rilancerà ufficialmente la crociata per gli eurobond, in assoluto la soluzione più invisa ai tedeschi, da sempre spaventati all’idea di garantire in parte il debito pubblico degli altri paesi dell’Eurozona.
La misura avrebbe inevitabilmente un peso specifico superiore per la prima economia del continente e fin qui Merkel ha sempre respinto ogni proposta in questo senso, sostenendo che le obbligazioni comunitarie non sarebbero una “risposta efficace” alla crisi.
Ma nel nuovo scenario la cancelliera dovrà muoversi con prudenza e probabilmente sarà costretta a qualche concessione, incalzata anche sul fronte interno dall’opposizione socialdemocratica, pronta a utilizzare il nuovo accerchiamento del Paese in Europa come potentissima arma elettorale.