Le parole di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, sintetizzano bene la situazione mondiale attuale: “As I did say at the October annual meeting, quoting John Fitzgerald Kennedy, that it’s when the sun is shining that you want to repair the roof. It’s a perfect opportunity actually now for the world leaders to repair their roof”.
Il tradizionale appuntamento degli incontri primaverili degli oltre 180 Paesi aderenti nelle sedi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale son stati preceduti da 4 giorni dedicati alle fondazioni e associazioni della società civile per discutere dei temi economici più urgenti in concomitanza con la pubblicazione del World Economic Outlook, Fiscal Outlook e il Global Financial Stability Report. La delegazione italiana, guidata dal Ministro dell’Economia PierCarlo Padoan, ha visto una grande attenzione rivolta al momento di impasse politica che il Paese sta attraversando. Infatti le dinamiche economiche europee erano al centro di diversi incontri centrati sul cambiamento in atto ma soprattutto per rendere più chiaro un quadro politico interno minato da spinte nazionaliste e derive populiste come quella ungherese che preoccupa non poco Washington.
Ma la fiducia riposta nei progressi del nostro Paese, con l’atteso calo del debito/PIL dal 2019 sotto il 130% , insieme al ritorno al mercato dei bond greci non hanno smorzato i toni allarmistici dell’FMI sul debito mondiale, e Christine Lagarde più volte ha reiterato la preoccupazione per un debito mondiale che ha raggiunto i ‘massimi storici’ già nel 2016 con il 225% del Pil mondiale . E con un terzo dei Paesi sviluppati con un debito/PIL superiore all’85%, ( nel 2000 erano un decimo). Padoan che ha parlato, anche con la delega di altri Paesi del Mediterraneo quali Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino , ed ha reiterato l’importanza delle riforme strutturali avviate negli ultimi tre anni ottenendo un plauso unanime di fronte ad altri rappresentanti europei certamente meno prestigiosi e convincenti.
Il filo conduttore comune di dibattito degli incontri parte così dalle preoccupazione per la sostenibilità del debito in uno scenario contraddistinto dalla rivoluzione digitale e si lega inevitabilmente all’adozione dei 17 obiettivi globali da parte dei 193 Paesi che delineano una road map al 2030 , mentre siamo solo a 2 anni dal compimento del progetto UFA2020 della Banca Mondiale per garantire l’accesso finanziario alla maggior parte della popolazione mondiale. Con il 40% dei Paesi emergenti che versano in una grave situazione debitoria, sino a 5 anni fa erano solo il 21%, i livelli di reddito procapite si son ridotti drasticamente lasciando questi Paesi più fragili di fronte a conflitti , guerre e gravi disagi sociali come in Haiti, Congo, Chad e Syria. Corruzione e ed evasione fiscale caratterizzano l’agire di governi deboli e amministrazioni che gestiscono tassi di raccolta fiscale ben inferiori al 20%. Sulla fiscalità diventa sempre più necessario allargare il dibattito internazionale e come più volte richiesto dalla Lagarde mettere intorno ad un tavolo le grandi corporates e le internet company perché recuperando gettito fiscale si potrà contribuire alle dinamiche di crescita globale, soprattutto per i Paesi emergenti.
Ed ecco poi la nota dolente che ha visto il caso politico dell’anno: la Banca Mondiale ha modificato il suo modello di prestito verso i Paesi emergenti dopo un accordo con l’Amministrazione Trump, quindi di fatto grazie al fattivo supporto del Governo raddoppierà la cifra da destinarsi ai Paesi più poveri da 7 a 14 mld di dollari Usa rafforzando le due unità IBRD e IFC (International Finance Corporation, che sostiene il settore privato),e modificando il tasso applicato ai cinesi , con un cospicuo rialzo nel caso dell’IFC ed arrivando ad escludere la Cina da altri prestiti. Nel caso dell’IBRD ( International Bank for Reconstruction and Development) il maggiore finanziatore era la Cina con progetti rivolti all’educazione ed alla salute. Quindi finanziava con 2,5 mld di dollari Usa da un lato per raccogliere fondi a basso costo dall’altra parte. Ma ciò grazie all’accordo tra il Presidente della WB Kim e il Segretario del Tesoro Mnuchin non avverrà più a breve, a tutto vantaggio dell’India e di altri Paesi alleati agli USA che manterranno le aliquote agevolate!
Non son mancati gli spunti sulla cibersecurity , e sul Fintech al quale è stato dedicato un intenso ciclo di incontri presso il nuovo Laboratorio Fintech dell’IMF a corollario di previsione dell’outlook mondiale e particolarmente rosee ed incoraggianti anche sulla spinta dei benefici effetti della rivoluzione digitale , particolarmente vantaggiosa per i Paesi emergenti e per i loro mercati finanziari. L’invito del Direttore Lagarde ad agire prima che le nubi scure all’orizzonte portino il maltempo, si è aggiunto alla riflessione di David Lipton sulle dinamiche delle tre “T” che dominano lo scenario : “Technology, Trade and Trust” ovvero Tecnologia, commercio e fiducia. Tre variabili che invece di trainare lo sviluppo globale son frenate a loro volta dall’ingente indebitamento pubblico e privato, dalle dinamiche demografiche e dalla svalutazione del valore degli assets.
E se la pacificazione con la Nord Corea ha rasserenato gli animi degli investitori asiatici, il ritorno del Treasury decennale sopra il 3% , (non succedeva dal 2014!) riporta l’attenzione sull’ampia transizione economica che seguirà alla fine del quantitative easing in Europa. E guardando ai rendimenti al netto dell’inflazione , vediamo che i rendimenti reali in Germania, Gran Bretagna, e Giappone restano negativi rispetto ad un 0,8% negli Usa, quindi abbiamo ancora davanti almeno 9 mesi per vedere completarsi un aggiustamento delle valutazioni alla luce di un ciclo di rialzo dei tassi definitivo , un periodo di convivenza con lo spettro del rialzo dei tassi che come richiesto dalla Lagarde non potrà vedere i Governi inattivi , se si pensa che sino ad oggi son riusciti a smuovere solo il 7% degli investimenti privati mondiali verso quegli obiettivi globali che molti politici anche nostrani si son dimenticati di aver sottoscritto tre anni fa.