“Abbiamo avuto un quarto trimestre molto debole l’anno scorso. Adesso è possibile vedere una stabilizzazione esitante, ma anche qualche segnale, qualche primo segnale, di un certo miglioramento. In alcuni paesi vi sarà una leggera recessione, ma per la media dell’eurozona la situazione sembra in via di stabilizzazione“. Queste le previsioni di Mario Draghi, presidente della Bce, al termine della riunione di ieri a Città del Messico fra i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali del G20.
Anche il viceministro italiano dell’Economia, Vittorio Grilli, ha mostrato ottimismo per il contesto macroeconomico, spiegando che la recessione in Europa e nel mondo rallenta e l’Italia farà del suo “meglio per sconfessare le stime più pessimistiche” di caduta del Pil elaborate nel pieno della crisi a fine 2011: a cominciare dal quella dell’Fmi che parla di un calo del 2,2% per il 2012. “Le economie sono ancora fragili ma dagli Usa arrivano segnali migliori del previsto con un rallentamento del tasso di caduta”, ha aggiunto Grilli.
Dal meeting messicano (Stati Uniti e Gran Bretagna in testa) è arrivato però un avvertimento preciso all’Europa: prima che il Fondo monetario internazionale possa aumentare le proprie risorse e impegnarsi finanziariamente nei confronti delle economie in difficoltà, è necessario che il Vecchio Continente rafforzi le sue difese. E dovrà farlo entro marzo, in tempo per il prossimo vertice dell’Fmi, che si terrà ad aprile.
Al centro delle trattative è la dotazione del Fondo salva-Stati Meccanismo europeo di stabilità (500 miliardi già previsti, di cui 250 destinati a Grecia, Portogallo ed Irlanda), che sarà discussa nel prossimo vertice di Bruxelles, in calendario per l’1 e il 2 marzo. E’ probabile che la soluzione non sarà trovata questa settimana, a causa soprattutto dell’opposizione tedesca. Dal ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schaeuble, è arrivata però una sibillina apertura: “Marzo ha 31 giorni”.