Se bastassero le smentite ufficiali bisognerebbe concludere che il progetto di fondere in un unico gruppo Intesasanpaolo e la parte estera di Unicredit è già morto e sepolo. Da Enrico Cucchiani, ceo di Intesa, a Federico Ghizzoni, ceo di Unicredit, tutti i vertici delle banche in questione hanno smentito categoricamente che un simile progetto sia anche solo nell’ordine delle cose possibili. Ha smentito anche Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit e uomo delle Fondazioni, ritenuto l’ideatore del progetto.
Ma in questi casi la prudenza insegna che non basta fermarsi alle apparenze. E forse non è casuale che il banchiere indipendente ed ex Goldman Sachs, Claudio Costamagna, indicato domenica scorsa dal “Corriere della Sera” come probabile advisor del progetto, interpellato da FIRSTonline si sia limitato a rispondere con un “No comment” che più eloquente di così non potrebbe essere.
D’altra parte, è noto che Costamagna abbia da sempre un filo diretto con Giuseppe Guzzetti, il padre delle Fondazioni bancarie, che anni fa lo avrebbe addirittura voluto a capo di Intesa prima che la scelta cadesse sull’attuale ministro Corrado Passera.
Ora sono note le preoccupazioni che da tempo tormentano le Fondazioni sui loro investimenti bancari.Non è in gioco il patrimonio delle Fondazioni, come erroneamente si dice da qualche parte, ma la riduzione o l’azzeramento dei profitti bancari fa venir meno risorse e dividendi di cui le Fondazioni hanno bisogno come il pane per continuare le loro erogazioni sul territorio. Ma ciò che più inquieta le Fondazioni è il ruolo crescente dei fondi sovrani arabi e russi nel capitale delle nostre banche. Il loro timore è di essere marginalizzate o addirittura scalate nelle banche nelle quali hanno fatto cospicui investimenti. Il progetto di unire Intesanpaolo e la parte estera di Unicredit, per quanto di difficile realizzazione, nasce da lì e avrebbe l’obiettivo di mettere in sicurezza e di difendere gli interessi italiani non solo nelle due maggiori banche ma anche a cascata in Mediobanca, nelle Generali, in Telecom, in Rcs e in Pirelli.
Potrà mai decollare un progetto così complicato e così ambizioso? Per ora vale il “No comment” di un banchiere doc come Costamagna.