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Furto banche dati, 800 mila profili nei dossier: per gli hacker un bottino da 3 milioni di euro. Chi sono i politici spiati

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Furto banche dati e dossieraggio: sono previsti per giovedì 31 ottobre gli interrogatori di garanzia, davanti al gip di Milano Fabrizio Filice, delle sei persone destinatarie di una misura cautelare, di cui quattro finite agli arresti domiciliari, nell’ambito delle indagini su una presunta rete di “spioni”. Giovedì dunque, salvo un cambio di programma, davanti al giudice compariranno l’ex super poliziotto Carmine Gallo in qualità di ad della Equalize Srl e i tecnici della sua squadra, Nunzio Samuele Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli. Tra le accuse, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazione abusive e rivelazione del segreto d’ufficio.

Furto banche dati, chi c’era nel mirino

“Si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia del Paese”. Lo scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi negli atti dell’indagine sul gruppo che fabbricava dossier e che godeva “di appoggi in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e dei servizi“. Uno degli arrestati, Calamucci, avrebbe spedito una mail da un account “intestato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con nome e cognome”. Nel mirino del gruppo, tra gli altri, pare ci fossero anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. La banda aveva documenti “classificati” e potrebbe aver venduto dati all’estero. Le reazioni politiche? La tensione è altissima. La premier Giorgia Meloni ha detto: “Nella peggiore delle ipotesi siamo davanti al reato di eversione, nessuno Stato di diritto può tollerarlo”. Per la Lega bisogna aumentare le pene per gli spioni. Il ministro Piantedosi chiosa: “Specialisti già al lavoro per proteggere strutture dello Stato”. Secondo Crosetto è necessario “capire se c’è un filo rosso sui dossieraggi”. Il Pd chiede che Meloni riferisca alle Camere.

Equalize: il bottino degli hacker e un archivio di 800 mila dati

Nell’archivio degli hacker 800 mila dati. Chat di Telegram e altra messaggistica da cancellare, ma soprattutto – come annotano i magistrati – una “mole immensa” di informazioni riservate, tirate fuori “bucando” le più importanti banche dati nazionali, da trasferire altrove e da distruggere solo in casi estremi. “Ottocentomila Sdi, c’ho di là”, diceva Calamucci intercettato lo scorso gennaio con Gallo, riferendosi ad un “hard disk” e agli accessi abusivi alla banca dati delle forze dell’ordine.

Non solo. Viene infatti calcolato in una somma superiore ai 3 milioni di euro il profitto illecito incassato dagli indagati attraverso le attività di dossieraggio. Per la società Equalize, centro focale della vicenda, a pochi passi dal Duomo di Milano, il profitto nel 2022, 2023, 2024, sarebbe di 2.332.074 euro; per le altre società (Mercury, Dag, Safe Harbour, Neis Agency) l’importo sarebbe minore. La cifra totale ammonterebbe quindi a poco più di 3 milioni.

Furto banche dati: la piattaforma nel mirino e l’idea di venderla alla Lega

Si chiama Beyond il gioiello della Equalize, l’azienda d’investigazione al centro dell’inchiesta della procura di Milano sui dossieraggi illegali. Si tratta di una piattaforma che aggrega i contenuti i diversa origine, lecita e non. E che uno degli indagati voleva anche proporre di vendere alla Lega. Gli inquirenti scrivono che Beyond “ha la capacità di sfruttare, integrare ed assemblare le informazioni commercializzate da società terze quali Infocamere, Cerved e altre nonché quelle disponibili su banche dati ed aggregatori pubblicamente raggiungibili, quali ad esempio le relazioni semestrali della Dia o talune testate giornalistiche”. Ma, al di là di questa apparente regolarità, la piattaforma è integrata da informazioni “altamente riservate e sensibili, estrapolate da banche dati strategiche nazionali”, attraverso l’accesso abusivo allo Sdi, la banca dati interforze del ministero dell’Interno, che consente di consultare non solo i dati inseriti dalle forze di polizia ma anche altri come Inps, Punto Fisco, Serpico. E qui scatta l’operazione di “lavanderia” di Equalize, che ripulisce le informazioni acquisite illegalmente dalla formattazione e dai metadati di provenienza e le inserisce in report camuffati per non venire scoperti. Beyond, dunque, svolge “una funzione di copertura per occultare, anche alla clientela, la natura (sensibile e riservata) e la provenienza illecita di una parte della informazioni inserite nei report”, si legge nell’ordinanza del gip milanese.

Pazzali e il tentativo di agganciare la responsabile Amazon

Da parte di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera e a capo della società Equalize, stando alle carte dell’inchiesta sui presunti dossieraggi illegali, c’è anche quello che sembrerebbe un tentativo di agganciare la responsabile Amazon per Italia e Spagna, Mariangela Marseglia.

Furto banche dati, presunti dossier su cittadini russi

Intanto, negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano sulla banda di cyber-spie spuntano anche presunti dossier su cittadini russi. Calamucci, hacker del gruppo, intercettato parla di un “report” su un “famoso oligarca russo” e in altri passaggi i pm scrivono che si è cercato di accertare l’identità del russo e l’unico elemento è “una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russi-kazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov)” e “la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Un accesso abusivo, poi, avrebbe riguardato Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko, attivi nel settore moda.

Furto banche dati, Renzi parte civile

Nel mentre, Matteo Renzi – anche lui, stando alle carte dell’inchiesta, tra le vittime del dossieraggio – ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. Lo annuncia l’ufficio stampa del leader di Italia Viva. L’ex premier, si legge in una nota, “predisporrà nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare per conoscere che cosa stia facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per difendere i diritti inviolabili dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione e negati dagli atti criminali di spionaggio”.

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