Quando nacque, alla fine degli anni ‘60 in America , la Land art non ebbe affatto grande successo. Quella tendenza che metteva gli artisti al lavoro di fronte ai paesaggi naturali senza modificarli suscitava a malapena curiosità. D’altra parte erano gli anni della pop art e New York ne era la capitale incontrastata. Con il tempo gli ambientalisti e il cultori del paesaggio si sono appropriati dei valori costitutivi di quella corrente fino a difenderla e a promuoverla in centinaia di occasioni. Anche gli americani, soprattutto quelli delle generazioni post anni ‘60 -‘70 , hanno imparato a conoscerla meglio. A ritenerla un’espressione d’arte più vicina alla rappresentazione di un mondo in declino ambientale. I russi hanno saputo fare ancora meglio e Putin – almeno stavolta – centra poco. A 200 chilometri da Mosca, nella steppa, c’è il piccolo villaggio di Kol’tsovo, dove c’è uno dei parchi di Land art più importanti al mondo. E’ sorto sul progetto dell’artista Nikola-Lenivets, il quale vi ha raccolto un’imponente collezione di opere d’arte e architettura realizzate da un’altro esponente della Land art , Nikolay Polissky. Con i suoi lavori anche anche quelli dei partecipanti al festival annuale tematico Archstoyane. Il parco si trova in un paesaggio naturale, incontaminato e protetto. Manco a dirlo.
Domenica 12 maggio a Formia nella seconda edizione di “Fuori dal Museo _ incontri sull’arte ambientale”, si puo’ vedere ed approfondire tutto questo che ha a che fare con l’arte e la sostenibilità dei territori che ci circondano. Qui ne parliamo spesso e questo appuntamento ci aiuta a riflettere su quanto puo’ fare l’arte, la creatività, per sostenere battaglie di civiltà e di sopravvivenza. E’ un appuntamento di incontri e laboratori curato da Seminaria Sogninterra per sensibilizzare il territorio del sud pontino ad un approccio sostenibile alla valorizzazione del paesaggio. Lo sviluppo della cultura attraverso l’arte ambientale. Concetto molto simile a quando si dice che “l‘unico mezzo con cui possiamo preservare la natura, è la cultura”.
Il ciclo di incontri è stato inaugurato a Roma a marzo scorso , ed ora prosegue con il secondo dal titolo “SEMINARIA incontra NIKOLA-LENIVETS”. Con video,foto e racconti dei protagonisti, si arriverà esattamente nel villaggio diKol’tsovo. La steppa e le opere li’ raccolte saranno commentate e trasmesse alla coscienza di visitatori e partecipanti. Le suggestioni visive dovranno essere intricanti per rendere bene lo spirito di una forma d’arte partecipata. “Fuori dal Museo” – spiegano gli organizzatori – è un programma ricco di riflessioni , testimonianze e confronti con esperienze italiane ed internazionali. Ha l’obiettivo di sensibilizzare un pubblico vasto ed eterogeneo per affermare buone pratiche culturali a favore del territorio e delle comunità sociali. Qui, nel basso Lazio, una rete intrecciata di turismo, conoscenza ed arte sostenibile. Offrire in visione e provocare discussioni su esempi diventati patrimonio di artisti di fama internazionale ed intellettuali indica un percorso di crescita di cui in Italia c’è bisogno. Xenia Adjoubei,architetto e co-curatrice del progetto, racconterà nello specifico l’esperienza di Nikola-Lenivets attraverso video e immagini, parlandone con Diana Ciufo, membro del direttivo di Seminaria. Si racconterà poi anche di Nikolay Polissky e di come abbia fatto a trasformare il piccolo villaggio della steppa, un tempo semi abbandonato, in un punto di riferimento mondiale. Polissky ha creato opere monumentali, ma lo ha fatto coinvolgendo gli abitanti del luogo, artigiani e prestatori d’opera da cui ha imparato tecniche di costruzione e sistemi di lavorazione. Ha convinto il suo credere nella capacità dell’artista di essere parte di processo culturale rispettoso dell’ambiente. Una visione degna delle difficoltà di oggi. Cio’ che 50 anni dopo la nascita della Land art, chiamiamo sostenibilità.