Il mondo delle sigarette viaggia verso una svolta, al punto che entro 15 anni il fumo tradizionale potrebbe sparire. Il primo segnale di cambiamento è arrivato negli Stati Uniti, dove l’ente governativo che regola il commercio dei prodotti alimentari e farmaceutici (Fda) ha dato il via libera alla vendita del sistema Iqos di Philip Morris come prodotto a rischio “modificato”. Tradotto, significa che i pericoli per la salute sono inferiori (anche se non azzerati) rispetto alle sigarette tradizionali, perché il tabacco non viene bruciato, ma solo riscaldato.
Questa novità apre nuovi orizzonti anche in Italia, dove la scienza guarda con interesse agli sviluppi tecnologici nel settore del fumo. Il cardiologo Salvatore Novo, presidente del Central European Vascular Forum (Cevf), spiega che “i dispositivi che riscaldano il tabacco ma non lo bruciano non liberano tutte le sostanze nocive delle sigarette tradizionali, ad esempio l’ossido di carbonio. Certo, non sono innocui, ma sono meno dannosi”.
Fabio Beatrice, direttore del Centro Antifumo san Giovanni Bosco di Torino, sottolinea però che in Italia “c’è ancora un lungo percorso da fare” sulla riduzione del danno quando si tratta di sigarette: “Non siamo un paese anglosassone: qui o si parla di cessazione o nulla. In medicina, però, le sfumature di grigio sono tante, ai pazienti si devono dare alternative. Nessuno, neanche l’Fda ovviamente, dice che esiste un “fumo sano”, ma sappiamo che ci sono modi per ridurre le sostanze inalate. E quindi è una via che si può proporre, anche se ci vorranno anni per capire quanto possa essere utile”.
Secondo Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale, l’Italia “sconta ancora dei preconcetti. Se un paziente viene da me e mi dice che fuma io gli consiglio di smettere, che è sempre la cosa migliore da fare. Se però non vuol e/o non ci riesce, non posso dirgli di cambiare medico, e lo aiuto a cercare altre soluzioni”.
Tra queste ci sono appunto “i dispositivi a rischio ridotto, alternativi alle sigarette, che sono un aiuto per smettere con il vizio – precisa Andrea Fontanella, angiologo e presidente della Fondazione Fadoi, società scientifica di medicina interna – Tuttavia, sulle politiche per smettere di fumare, non sempre le istituzioni e i medici la vedono allo stesso modo. Ad esempio, sul discorso che chi fuma deve smettere siamo tutti d’accordo, ma il grosso problema da superare è che solo il 10% ci riesce da solo. È necessario ragionare sul fatto che tra non ottenere nulla e ottenere qualcosa, secondo me dovremmo optare per questa seconda opzione”.
Dal punto di vista commerciale, André Calantzopoulos, ceo di Philip Morris International, afferma che “entro 15 anni, in contesti normativi capaci di supportare l’innovazione, la vendita di sigarette potrebbe terminare in molti Paesi”, visto che “già oltre 10 milioni di fumatori nel mondo le hanno totalmente eliminate”. L’obiettivo, continua il manager, “è sostituire completamente le sigarette con prodotti migliori per chi non smette. Puntiamo a convertire ai prodotti alternativi almeno 40 milioni di fumatori entro il 2025, di cui la metà in Paesi Ocse”.
Complimenti! Post molto interessante!