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Fumata nera in Premafin: il cda non decide tra Unipol e Palladio-Sator

PREMAFIN, IL CDA NON PRENDE ALCUNA DECISIONE. MPS, SALE LA TENSIONE TRA FONDAZIONE E CREDITORI

Fumata nera in Premafin. Dopo sei ore di riunione del cda, una nota ha informato che: “Il Cda di Premafin ha preso atto della proposta di Sator e Palladio e ha convenuto di non essere in grado allo stato di assumere alcuna deliberazione alla luce della clausola di esclusiva con Unipol e delle comunicazioni ricevute da taluni creditori in merito all’interesse a rinegoziare l’esposizione”. Il comunicato fa esplicito riferimento alle riserve espresse  da Unicredit, in qualità di banca agente, in una lettera in cui si chiedono, in tempi rapidi, chiarimenti sul piano di integrazione con Unipol e, in particolare, sul ruolo del convertendo nella ristrutturazione. Ha pesato senz’altro anche l’esposto in Consob presentato da Palladio e Sator contro la prospettiva di un no affrettato. Ragioni che hanno consigliato di non prendere subito una decisione, come da desideri di Mediobanca. 

In Piazza Affari, in precedenza, c’erano stati rialzi per tutti i titoli coinvolti nella fusione, con l’eccezione di Premafin. Fondiaria-Sai è salita del 5,2%, Unipol ha guadagnato il 7,2%, e più di tutte ha corso Milano Assicurazioni, la controllata di Fon-Sai, che è salita del 19%. La compagnia potrebbe cedere, nell’ambito della fusione a quattro, la controllata Previdente al gruppo Axa.

L’Italia torna in prima pagina sui media finanziari. Ma, a differenza dell’autunno scorso, quando il Bel Paese era l’incognita in grado di far scoppiare l’economia globale, oggi da Piazza Affari si diffonde una musica celestiale per chi ha creduto ai Btp nel novembre-dicembre scorso quando si veleggiava oltre il 7,5% di interessi.

Ieri, forti del carburante in arrivo dalla Bce, gli acquisti delle banche si sono riversati sul debito sovrano dell’Eurozona: Il rendimento del Btp decennale è sceso al 4,92%, 29 punti base in meno rispetto alla vigilia. Lo spread con il Bund tedesco si è ridotto a 305 punti. Il rendimento del Btp a 2 anni è sceso all’1,68%, addirittura 40 punti in meno.

Quanto può reggere questa luna di miele così sorprendente nelle dimensioni? Le nubi non mancano mai, nei cieli della finanza globale. Per prima cosa i ministri finanziari dell’eurozona, pur approvando le mosse di Atene, hanno ancora rinviato l’elargizione dei prestiti alla Grecia. Intanto l’Isda, che sta Institute of Swap and Derivatives Association, ha nei fatti rinviato la decisione sulla sorte dei cds legati al default greco. Per ora, l’assicurazione non scatta perchè si è di fronte ad una ristrutturazione “volontaria”. Ma se Atene, come sembra, procederà ad una soluzione unica per tutti i creditori privati, forte dell’assenso dei due terzi degli operatori, allora l’Isda rivedrà la sua decisione: sono in ballo parecchi miliardi di dollari.    

Per ora, però, da Wall Street alla Borsa di Shangai, tiene banco la resurrezione italiana, ben illustrata dagli indici di chiusura: a fine seduta il FtseMib segna un progresso del 2,9%. Tutte positive, ma ben più distanti, le altre Borse europee: Londra +1%, Parigi +1,3%, Francoforte +1,2%.

A New York salgono tutti gli indici: Dow Jones +0,22%. S&P +0,62%. Nasdaq +0,74%. Anche negli Usa a tirar la corsa: JP Morgan e Bank of America salgono del 1,8% grazie alle buone notizie in arrivo dal debito sovrano europeo. General Motors mette a segno un rialzo del 1,7% per i buoni risultati di vendita. La nota più significativa, forse, è il rimbalzo di Gap +7,2%: la catena di abbigliamento è in grande rilancio, a conferma della ripresa dei consumi. Avvio in modesto calo per la Borsa giaponese -0,16%. Assai più marcata la discesa di Shangai: -1,35%.

In Piazza Affari hanno tenuto banco i rialzi delle banche. In testa alla lista c’è il Banco Popolare +10,5%, uno degli istituti a rischio aumento di capitale secondo i canoni dell’Eba. Ora, alla vigilia dei verdetti dell’authority europea, il rialzo del portafoglio dei titoli del debito cancella ogni paura.

Altra grande indiziata è MontePaschi +5,5%, ma la disputa tra i creditori della Fondazione e l’ente ha fatto passare in secondo piano il grande rimbalzo. All’origine c’è la disputa tra i creditori su come ripartire i proventi dell’attesa cessione di una quota fino al 15% dell’istituto. La parte principale del debito, pari a 520 milioni circa, è nelle mani di un pool di undici banche, guidato da JP Morgan. A parte, Credit Suisse vanta circa 300 milioni dalla Fondazione, mentre Mediobanca, che è anche adviser dell’ente per la vendita, deve avere circa 190 milioni ed è anche titolare di una piccola altra quota di credito nell’altro tavolo.

La Fondazione ha pubblicamente sollecitato mercoledì i creditori a sbloccare la quota di azioni tenuta in pegno e congelata dallo standstill, in modo da avere mani libere per le trattative per la cessione. “Non ci sono ancora risposte”, si fa sapere da Siena. Intanto, le uniche manifestazioni d’interesse concrete per il pacchetto restano quelle di Clessidra ed Equinox, che non sono alleate tra loro. Equinox ha manifestato la disponibilità ad acquisire l’intero pacchetto “nel quadro di un progetto industriale”. Ma con precisi vincoli di governance. Clessidra, invece, è interessata ad un pacchetto del 4,5-5% del capitale, ma, a sua volta, ha posto sul tavolo, secondo le fonti, sia un tema di prezzo, sia questioni di governance.

Per il resto, tutte le banche chiudono con il segno più: Unicredit +5,7%, Intesa +4,4%, Pop.Milano +5,8%, Ubi +5,9%.  Buoni i rialzi anche per i titoli del risparmio gestito: Mediolanum +2,5%, Azimut +3,1%. Sul fronte assicurativo, grande balzo di Generali che ha guadagnato il 4,1%. 

Fiat ha guadagnato il 4,8%: gli ottimi dati sulle vendite della controllata Chrysler (+41% su base annua) pesano di più dell’ennesima frana del mercato italiano. Le immatricolazioni di auto del mese di febbraio in Italia si attestano a 130.661 veicoli, -18,94% sull’ anno. La quota Fiat si attesta al 28,31% dal 28,73% del febbraio 2011. Acquisti anche su Fiat Industrial +2,4%. In deciso rialzo Prysmian +4%, dopo che Bank of America ha confermato la raccomandazione buy e ha alzato il target price a 13 euro da 17 euro. Una scossa arriva anche da Enel +3,2%. In ribasso invece A2A -3,1%, dopo il fallito tentativo di Alpiq di vendere il suo 5%.

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