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Fs, via alla privatizzazione. Si parte da 40% e rete pubblica

La quota di Fs in vendita non potrà superare il 40% e andrà “all’azionariato diffuso e a investitori istituzionali”. Il governo dà il primo avvio all’operazione – Delrio: “Previsti alcuni paletti e l’infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica” – Nodo scorporo da sciogliere – Primo via libera anche al decreto legislativo sulla semplificazione

Fs, via alla privatizzazione. Si parte da 40% e rete pubblica

Questa mattina il Consiglio dei ministri “ha avviato la procedura di privatizzazione di Ferrovie dello Stato”. Lo ha annunciato al termine della riunione lampo il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, precisando che la quota di Fs in vendita non potrà superare il 40% e andrà “all’azionariato diffuso e a investitori istituzionali”.

Si tratta dell’avvio di un percorso che “sarà concluso nelle prossime settimane – ha aggiunto Delrio – e che tiene presenti alcune questioni: l’infrastruttura ferroviaria dovrà rimanere pubblica, perché dovrà essere garantito l’accesso a tutti in maniera uguale”. Questo significa che la rete dovrebbe essere scorporata dal gruppo Fs per garantire l’indipendenza di chi la gestisce. Il ministro ha poi assicurato che “si manterrà un’attenzione particolare alla partecipazione dei dipendenti del gruppo Fs, gruppo che produrrà anche quest’anno degli ottimi risultati”.

Intanto, la Presidenza del Consiglio ha anche dato il via libera preliminare a un decreto legislativo per la semplificazione normativa, che passa ora al vaglio delle commissioni parlamentari, le quali hanno trenta giorni per esprimere il proprio parere. Si tratta di un provvedimento attuativo della delega sulla Pubblica amministrazione che cancella le norme entrate in vigore dopo il 31 dicembre 2011. In sostanza, un’opera di alleggerimento amministrativo per cancellare i provvedimenti (non legislativi) datati e ritenuti ormai inutili dal Governo.

“Con questo provvedimento – ha commentato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi – andiamo ad abrogare 45 decreti e a stabilire 12-15 modifiche da apportare. È un segnale molto importante rispetto all’attenzione che prestiamo al lavoro parlamentare ma anche a tutto quello che inizia quando il Parlamento ha terminato il suo lavoro. Mostriamo tutto il nostro impegno ad andare ancora più veloci nell’attuazione per completare il prima possibile la riforma della Pa. così come in un anno abbiamo dato piena attuazione all’attuazione della riforma del mercato del lavoro”. 

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