Dalle grandi percorrenze ferroviarie al trasporto urbano. E’ questa la nuova sfida presentata dall’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, al Forum Ambrosetti di Cernobbio: “Una mobilità urbana più efficiente vale 12 miliardi di risparmio, ovvero circa un punto di Pil, che è tantissimo. E le aziende municipalizzate non sono più in grado di garantire il servizio, soprattutto dal punto di vista delle reti”.
Di reti Fs ne sa qualcosa, visto che ne gestisce per quasi 17mila km su tutto il territorio italiano, mentre l’esperimento urbano è iniziato con la partecipazione in maggioranza relativa (37%) nella Metro 5 di Milano, quella costruita più di recente con un investimento di 1,4 miliardi, che si vorrebbe replicare per portarla fino a Monza. “Siamo pronti a investire per completare l’infrastruttura”, assicura Mazzoncini che ricorda anche quanto ci sia bisogno di estendere la rete metropolitana in tutta Italia: “In Italia abbiamo 234 km complessivi di linee metro, meno della sola Madrid che ne ha 290. A Istanbul ne hanno progettate per 800 km, di cui 500 già realizzati”. In Italia ci sono solo 3,8 km di rete metropolitana per milione di abitanti.
La nuova sfida parte da un presupposto: margine per operare su un servizio, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale, carente, e assoluta necessità di adeguare le 14 città metropolitane italiane agli standard europei. Attualmente siamo grado di collegare Milano con città come Torino, Brescia, Bologna e dal 2021 col terzo valico anche Genova in massimo un’ora: queste città costituiscono una mega area metropolitana da 15 milioni di persone e distano fra loro decine e centinaia di km. In città invece ci si sposta in media per soli 4-5 km e ci si impiega lo stesso tempo, cioè un’ora se tutto va bene: il doppio di Parigi, Berlino, Londra o Madrid”.
Il gap potrebbe essere colmato, con i giusti interventi, in 3-5 anni secondo Mazzoncini. E secondo lo studio presentato dal think tank Ambrosetti The European House consentirebbe appunto di risparmiare ben 12 miliardi di euro all’anno. Attualmente l’Italia, e in particolare le sue 14 città metropolitane che ne costituiscono il benchmark dal punto di vista del trasporto pubblico, è fanalino di coda: l’86,4% degli spostamenti motorizzati urbani avviene con mobilità individuale e solo il 16,6% con mezzi collettivi. A Parigi i mezzi individuali sono il 69,3%, a Londra il 52,6%, a Berlino il 44%. Non solo: l’Italia è l’unico Paese in cui il trasporto pubblico è in grande maggioranza su gomma (65%) rispetto alla rotaia, mentre il dato europeo è 50/50 e in Francia quello su gomma è solo il 34% del totale. Infine, il trasporto individuale costa agli italiani più di 140 miliardi l’anno.
“Ma non è neanche soltanto una questione di costi – spiega Mazzoncini – . Come ci insegna l’esempio di Tallinn, capitale dell’Estonia, che ha reso gratuito il trasporto pubblico, facendolo però incrementare solo del 13%. Non è un cattivo risultato, ma in proporzione a quanto è costato, ci si sarebbe aspettato un boom. Dimostra che prima che economico il servizio deve essere soprattutto efficiente, come succede a Londra dove infatti girare in metropolitana non costa poco ma lo fanno tutti”.
I modelli sono dunque quelli di Londra, Parigi, e soprattutto Berlino, che ha puntato sul policentrismo della città, sulla mobilità in bicicletta e sull’integrazione della rete di trasporto con le aree suburbane. Poi ci sono le capitali come Stoccolma e Amsterdam che sono anche campionesse della mobilità green anche attraverso i disincentivi alla mobilità individuale. Proprio per questo Ferrovie guarda anche alle opportunità di investimenti all’estero: “In Olanda – ha detto l’amministratore delegato di Fs – abbiamo appena rilevato Qbuzz, il terzo operatore di trasporto pubblico locale (aree Utrecht e Groningen-Drenthe) per 30 milioni. L’Olanda a partire dal 2025 non immatricolerà più veicoli pubblici che non siano elettrici”.