Novantaquattro miliardi di investimenti e un fatturato destinato a raddoppiare in 10 anni. Questi gli obiettivi cardine del nuovo piano industriale 2016-2026 delle Ferrovie dello Stato, il nuovo piano industriale 2017-26 presentato mercoledì mattina a Roma dall’Ad Renato Mazzoncini e dalla presidente Gioia Ghezzi, alla presenza del premier Matteo Renzi.
Dei 94 miliardi di investimenti, 73 saranno per le nuove infrastrutture, 14 per il materiale rotabile e 7 per lo sviluppo tecnologico. Più di metà delle risorse sono già disponibili: si tratta di 58 miliardi, di cui 23 in autofinanziamento e 35 già stanziati nei contratti di programma.
Gli investimenti ferroviari ammonteranno a 62 miliardi, di cui 33 per la rete convenzionale, 24 per la rete AV/AC e i corridoi TEN-T europei e 5 per le tecnologie.
Gli investimenti previsti per Anas arriveranno invece a quota 15,5 miliardi.
Il piano prevede che nel decennio i ricavi di FS cresceranno da 9 a 17,6 miliardi e l’Ebitda da 2,3 a 4,6 miliardi.
Tra crescita, integrazioni e nuove acquisizioni – annuncia il gruppo – il numero di dipendenti di FS potrà passare dai 69mila attuali a circa 100mila.
Non solo: l’ad Renato Mazzoncini ha annunciato che l’incremento della spesa annua in investimenti genererà oltre 21mila nuovi posti di lavoro l’anno, soprattutto fra le aziende appaltatrici.
Il piano prevede l’integrazione con Anas (in vista della privatizzazione e della quotazione delle singole società del gruppo) con l’obiettivo “in una prima fase” di sinergie per 400 milioni di risparmi.
Quanto al Ponte sullo Stretto, Mazzoncini ha precisato che “il ponte oggi è un’infrastruttura che dal punto della costruzione costa 3,9 miliardi, tutte le linee costano 120 miliardi”, ha detto Mazzoncini, sottolineando quindi che il problema non è il costo economico e che progetto andrebbe visto come “corridoio ferroviario”, mentre in passato è stato affrontato come progetto stradale, implicando una serie di problemi e aumentando i costi:”Se fosse trattata come un’opera ferroviaria sarebbe stata gestita in maniera completamente diversa rispetto a quella stradale (..) noi siamo disponibili a ragionare sul corridoio Napoli-Palermo come su tutte le altre”.
Proprio sugli investimenti e sulla necessità di rilanciarli ha messo l’accento il premier. “Per un periodo _ ha detto Renzi – in Italia si è pensato che assecondare gli obiettivi di austerity comportasse una riduzione degli investimenti: è stato un tragico errore, che non voglio addossare solo a quelli di prima, tra virgolette”. Renzi ha sottolineato che considera un errore il taglio dovuto ai vincoli di austerity europei: “Nel biennio peggiore 2012-2013 – ha aggiunto – gli investimenti pubblici si sono dimezzati da 40 a 20 mld l’anno. È evidente che questo abbia comportato un calo nella crescita del paese. La prima conseguenza è stata mettere in ginocchio il settore dell’edilizia e non dare un segnale di crescita per il paese. Cosa possiamo fare adesso? Intanto abbiamo cercato di sbloccare il più possibile risorse per gli investimenti. Il tema degli investimenti, su cui l’Europa ha dato una risposta parziale con il piano Juncker, è il tema fondamentale e su questo si giocherà la credibilità delle proposte che verranno nel 2017”.