Joshua Monten è nato vicino a New York City e ha studiato letteratura e antropologia culturale presso la Duke University prima di iniziare i suoi studi di danza. Come ballerino si è esibito per il Balletto di Berna, lo Stadttheater Heidelberg, lo Staatstheater Nürnberg e il Teatro di Freiburg. Ha lavorato con importanti coreografi come Stijn Celis e Hofesh Shechter. Insegna danza all’ Università di Berna e ha pubblicato numerosi articoli su danza e antropologia, nel 2012 Joshua ha persino fondato la sua personale compagnia di ballo.
Al Festival di Chassepierre in Belgio, lo scorso agosto, Joshua Monten si esibiva in “Little Joy“, una performance eseguita da una manciata di ballerini meravigliosamente violenti. Lo spettacolo esplora l’arte inaspettatamente gioiosa di una danza che è una lotta corale, libera da vincoli di trama e realismo psicologico: Joshua è stato ispirato dalla Slapstick Comedy, dai suoi momenti di incomprensione e baruffa.
Intricati balli di violenza consensuale si susseguono mentre rumori simili ai Foley effects dei film ne sottolineano l’azione, esilarantemente tragica ed emozionante da guardare. La coreografia violenta dello spettacolo ha un effetto elettrizzante sugli spettatori, anche se molti si sentono colpevoli ad ammettere di esserne attratti. Al centro della pièce c’è la nozione Freudiana di Schadenfreude: il modo in cui siamo tutti in grado di provare piacere per la sventura altrui, mentre questo oscuro piacere viene sublimato in Arte lo spettacolo di Joshua prende piede.
Di seguito, l’intervista rilasciata da Joshua Monten al Chassepierre Festival per First Arte.
Ti è piaciuto esibirti al Chassepierre Festival in Belgio? La pioggia è stata una sfida per te?
“La pioggia ha aggiunto stress alla situazione, sicuramente ha rappresentato un’ulteriore difficoltà, ma in realtà la performance “Little Joy” funziona bene sotto la pioggia, c’è un po’ più di lavoro ma ciò crea anche un senso di comunità. Noi danzatori siamo zuppi come lo è anche il nostro pubblico e assieme condividiamo un’esperienza ancora più divertente, a quel punto puoi stare sicuro che gli spettatori vogliano davvero trovarsi lì, in piedi sotto la pioggia ad osservare lo spettacolo.”
Ballare in un modo violento, con dei rumori di sottofondo simili agli effetti Foley dei film con un tocco di Slapstick Comedy…come è nata quest’idea?
“Lotte coreografiche mescolate a disaccordo e rabbia mi interessavano da molto tempo, nei vecchi film queste scene spesso basate su una discussione seguita poi da una buffa lotta hanno sempre rivestito la mia parte preferita del film. Quindi ho pensato che sarebbe stato divertente realizzare uno spettacolo che si focalizzasse solo su questo, producendo dal vivo effetti sonori stile Foley tramite una batteria composta da rifiuti.
Una volta ho assistito al lavoro di un coach di pugilato per una produzione riguardante Romeo e Giulietta e ho adorato guardare quei combattimenti mentre si svolgevano, sai tutto quel “Ti prendo e ti spingo, e poi ti colpisco in questo modo!” È un’azione violenta, ma le persone continuano a comunicare e e provare piacere nello svolgerla, un sottile mix di cooperazione e combattimento. Mi piace il combattimento su palcoscenico come tecnica teatrale e volevo mostrarne di più al mio pubblico.
Nella mia danza-lotta, la vittima è colui che è responsabile dell’azione e deve recitare in modo più completo, nel frattempo l’aggressore finge maggiormente, comunque considero il piacere al centro del mio spettacolo un piacere colpevole. Tutti noi sappiamo che non dovremmo gioire nel vedere altre persone venir colpite, che non dovremmo provare piacere nello Schadenfreude, ma segretamente ci piace, è un istinto naturale che ognuno di noi possiede.”
Quindi è utile liberare quest’energia che non sempre viene espressa?
“Nella violenza di gioco ci diamo il permesso di colpirci l’un l’altro, penso che sia qualcosa di universale, i bambini giocano così, tutti gli animali praticano la stessa violenza giocosa, è una forma ludica di base.
Sì, certamente, penso che ci sia confusione nella nostra società tra violenza reale e violenza giocosa. È chiaro che le persone vogliano prevenire la vera violenza, è un bellissimo obiettivo e lo sostengo, ma alcune persone hanno dimenticato la violenza di gioco ed è un peccato, trovo che sia liberatorio.”
Perché hai chiamato lo spettacolo che hai portato al Chassepierre Festival “Little Joy”?
“La pièce si basa su un’opera di Sigmund Freud, Schadenfreude e significa letteralmente “Essere felici della sfortuna di qualcun altro“, la segreta gioia verso la sofferenza altrui viene sublimata in questo spettacolo, è uno degli aspetti di base della performance, il piacere che prova il pubblico nel vedere i ballerini colpirsi e farsi male (per finta).
È possibile rendersi conto che sono presenti molte gioie diverse nel pezzo “Little Joy”, la gioia di sentire i rumori di fondo simil Foley, la gioia di guardare, la gioia di vedermi cadere a terra ancora e ancora. Abbiamo deciso di fare di tutto ciò un piccolo spettacolo, non si tratta di una danza di combattimento eccessivamente lunga: ecco il nome Piccola Gioia.”
Vuoi parlarci di un altro tuo spettacolo?
“Per un po’ la compagnia si concentrerà su di uno spettacolo diverso chiamato Romeo Romeo Romeo, questo fino a Gennaio 2020, le prossime date di questa performance sono: 14 dicembre 2019, Teatro Uri, Altdorf, 19 gennaio 2020, Stadttheater Solothurn, 21 Gennaio 2020, Stadttheater Solothurn, tutte in Svizzera. È una pièce per 4 ruoli maschili, uno dei quali è interpretato da una donna travestita da uomo. Tutti e 4 i ballerini in questo pezzo interpretano Romeo e tutti nel pubblico metaforicamente sono Giulietta, gli spettatori siedono in cerchio attorno agli attori che si avvicinano mentre si esibiscono, coinvolgendo direttamente la platea.
In questo caso il tema dello spettacolo è la danza come forma di corteggiamento, di nuovo è qualcosa che fanno anche gli animali, gli uccelli ballano a volte per attirare il proprio partner proprio come noi. Al giorno d’oggi alcune persone usano app sul proprio smartphone per trovare l’anima gemella, mentre in passato si era più soliti ballare per attirare qualcuno/a per cui provavi attrazione, per me questa è stata una motivazione per iniziare a ballare.
Ho iniziato a ballare da adolescente all’inizio per impressionare le altre persone, alcuni artisti negano questo aspetto e dicono di farlo solo per amor dell’arte, ma io penso che in fondo in fondo sia comunque presente il desiderio di compiacere e attrarre.
Anche qui c’è l’idea di sublimazione, quando non puoi esprimere liberamente alcuni di questi istinti nella società, puoi sublimarli attraverso l’Arte, questa è una gran motivazione.”
E la tua vita? Dando una rapida occhiata al tuo sito web sembra che tu sia in tour quasi senza sosta dal 2016, è mai faticoso?
“È vero, io e la mia compagnia andiamo molto in tournée, personalmente non sempre vado, a volte i ballerini si esibiscono anche senza di me se la mia presenza non è necessaria. Comunque sono sempre grato di avere l’opportunità di mostrare in giro il mio lavoro, e godermi l’avventura di scoprire nuovi posti grazie alle mie rappresentazioni, pur divenendo estenuante alcune volte.”