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Frequenze tv, 40 giorni alla scadenza

Il 19 aprile scadrà la proroga sull’assegnazione delle frequenze televisive digitali – Passera insiste sull’asta, ma Confalonieri non molla: “Monti ci costringe a licenziare” – Ma con o senza beauty contest è probabile che le sanzioni dall’Ue verranno lo stesso – Nel frattempo scadono le nomine di Rai e Agcom che rischiano di allungare ulteriormente i tempi.

Frequenze tv, 40 giorni alla scadenza

Il 19 aprile sarà il giorno della verità. Tra 40 giorni scade la sospensione del procedimento sull’assegnazione delle frequenze televisive digitali decisa dal ministro dell’Economia Corrado Passera. Secondo i più maliziosii la fiducia di cui gode il governo Monti in Parlamento sarebbe addirittura basata su un accordo tra i tecnici e l’ex governo Berlusconi proprio sul beuaty contest. Di fatto già si inizia a vociferare che il Pdl sarebbe pronto a sfiduciare il Professore se dovesse fare marcia indietro sul regalo delle frequenze.

Dietro-front – Se Passera non cambierà le regole in corso d’opera il 19 aprile la giuria del contest dovrebbe decidere a chi affidare, a titolo gratuito, i diversi lotti per le frequenze televisive digitali. Rai e Mediaset si vedrebbero aggiudicate a titolo gratuito i canali più preziosi, quelli a monofrequenza (55 UHF e 58 UHF). Agli altri concorrenti Rtl, Virgin, Prima Tv, H3g, Discovery e Rcs concorreranno per il lotto A, mentre il lotto C della frequenza DVB-H sembrerebbe essere destinato a Telecom Italia Media, proprietaria di La7 ed Mtv. Questa soluzione per l’ingegnere esperto di frequenze Antonio Sassano “viola i principi di neutralità del servizio e della tecnologia” e favorisce ancora di più la concentrazione del settore.

Pentimento di Sky – Il bando per il Beauty Contest è stato approvato dalla Commissione Ue con il preciso scopo di congelare la procedura di infrazione aperta dall’Europa contro l’Italia nel 2006 accusata di troppa concentrazione sul mercato della televisione. Tanto che l’ago della bilancia era stata l’introduzione di Sky Tv al contest, che avrebbe garantito l’apertura del contest a più concorrenti. Ma a novembre Sky, che nel caso in cui avesse ottenuto alcune frequenze non avrebbe potuto utilizzare i propri canali a pagamento sulle stesse per i primi 5 anni – cosa che per molti analisti si sarebbe rivelata alquanto onerosa – , accusando la giuria di favorire i due colossi italiani, si è tirata fuori dalla (non) gara. Dunque è molto probabile che, asta o non asta, le sanzioni europee piomberanno sull’Italia.

Soluzione Passera – Di qui la questione sulla gratuità dell’assegnazione di tali frequenze. Il ministro Passera sembra determinato a non volerle concedere a titolo gratuito. Secondo quanto riporta Mf il Ministro, insieme al presidente dell’Authority delle Comunicazioni (Agcom) Corrado Calabrò, propenderebbe per una riformulazione del bando che lo convertirebbe in asta pubblica. Ma sarebbe necessario sottoporre nuovamente la soluzione al Consiglio di Stato e alla Commissione Ue e i tempi si allungherebbero di parecchi mesi. Lo ha confermato il sottosegratario all’economia Roberto Polillo due giorni fa al Tg3: “Il Governo forse rivedrà le procedure di gara per le frequenze tv”.

Pagare o non pagare – La questione è controversa. In primo luogo c’è da notare che nessun altro paese in Europa ha mai messo all’asta le frequenze televisive – assai diverse da quelle telefoniche perché devono poi essere riempite di contenuti il cui costo editoriale è evidentemente l’investimento più corposo per l’azienda. Ma spesso invece è stato richiesto un corrispettivo in cambio, ed è su questo punto che anche Monti non vuole cedere alle pressioni di Mediaset. Come suggerisce Laura Rovizzi in un interessante articolo su FIRSTonline, la soluzione però non è indire un’asta pubblica, ma piuttosto riformulare i criteri del contest e vincolare le imprese a maggiori investimenti e requisiti di qualità. Eppure secondo le valutazioni più realistiche l’asta porterebbe nelle casse dello Stato tra qualche decina di milioni di euro fino a 2,4 miliardi: è comprensibile dunque che un tecnico, chiamato a far uscire l’Italia dalla crisi, non voglia farsi sfuggire l’occasione per rimpinguare le casse dell’erario.

Mediaset – Ma questa opzione non piace al presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che ha minacciato duri licenziamenti nel caso in cui la sua azienda non dovesse ottenere le frequenze. Sempre secondo quanto riporta Mf, Passera sarebbe disposto a un compromesso con Confalonieri: ovvero ridurre drasticamente la base d’asta, cercando in questo modo di non scontentare nessuno.

Scadenze e rinnovi – Ci sono però altre due incombenze che possono modificare gli equilibri finora creati. Da una parte il 28 marzo scadrà il Cda della Rai e si dovrà procedere alla nomina dei nuovi presidente, direttore generale e consigliere di amministrazione. Il Fatto Quotidiano inizia già a insinuare un possibile scambio di favori per cui Berlusconi sarebbe pronto a non intromettersi nelle nuove nomine per la direzione generale in cambio di vedersi assegnate senza dover aspettare troppo. Inoltre il 16 maggio sarà la volta del ricambio in Agcom e già iniziano a circolare i primi nomi sui possibili successori di Calabrò. Anche questo cambiamento nell’Authority potrebbe portare ulteriori rallentamenti al lungo e travagliato beauty contest.

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