Poco fumo, molta sostanza. Questo il tema rilevante a proposito dell’asta in corso sulla vendita delle frequenze intorno ai 700 Mhz, risorse pregiatissime in vista dello sviluppo delle tecnologie legate al 5G dove gli operatori telefonici – Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e la new entry Iliad – sono fortemente interessati. Se ne parla poco ma interessa molto e molti. Ci sono in ballo diversi milioni di Euro e da questa vendita, lo Stato ha messo in Legge di bilancio un introito previsto intorno ai 2,5 miliardi e invece ne potrebbero arrivare molti di più.
In attesa di sapere l’esito puntuale dell’ultima tornata, i cosiddetti “miglioramenti competitivi”, la cifra raggiunta è di tutto rispetto: superati i 4,5 miliardi di Euro e, secondo quanto ci ha dichiarato un nostro autorevole interlocutore che segue da vicino il dossier, “questa cifra potrebbe salire … si può andare avanti ad oltranza, non conosciamo le strategie degli operatori”. I quali, sono ben consapevoli che si tratta di una partita in/out e nessuno, sembra, ha voglia di rimanere fuori dalla competizione. Tutto il futuro dell’IOT, delle città connesse, dei servizi alle aziende e alle persone di prossima generazione è strettamente legato al possesso delle frequenze di trasmissione.
Ieri, alle 19, si è conclusa l’ottava tornata d’asta. Riportiamo uno stralcio del comunicato del MISE: “L’ammontare totale delle offerte ha raggiunto nella giornata odierna quota 4.740.642.258,00 euro. Anche nell’ottava giornata la competizione si è concentrata sulla banda 3700 MHz, con offerte superiori ad un miliardo per ciascuno dei lotti di ampiezza pari ad 80 MHz. L’ammontare complessivo della banda 3700 MHz è attualmente pari a 2.537.040.000,00 euro, assicurando da sola l’introito minimo fissato nella Legge di Bilancio”.
In attesa degli esiti finali, intanto si pongono quesiti importanti: quando verranno impiegate queste risorse visto che, come previsto, i ricavati dalla vendita saranno disponibili solo una volta avvenuto l’effettiva liberazione delle frequenze (prevista nel 2022)? La tentazione potrebbe essere di inserire gli importi nella prossima legge di stabilità disponibili per essere diluiti e spalmati per le diverse esigenze di contabilità ordinaria. Non sarà facile perché le esigenze sono molteplici e le casse della Stato, notoriamente, sono sempre alla caccia di nuove entrate.
Altro tema in discussione è il come, su quali versanti, con quali obiettivi impiegare questo tesoretto. Logica vorrebbe che si debba destinare allo sviluppo, al sostegno di imprese e iniziative tutte orientate alle nuove tecnologie individuando obiettivi e temi specifici sui quali puntare. L’esperienza del passato, purtroppo, non lascia sperare per il meglio. La precedente gara per l’assegnazione delle frequenze sul 4G consentì alla casse dello Stato di incamerare oltre 1,5 miliardi di Euro che inizialmente vennero destinati a sostegni per lo sviluppo della banda larga e invece, successivamente, vennero stornati a favore di altre esigenze di contabilità ordinaria.
Sullo sfondo della parte economica si trova poi il tema centrale delle modalità tecniche attraverso le quali avverrà la consegna delle frequenze in disponibilità degli assegnatari delle aste. Per oggi è previsto al MISE un primo incontro (insieme ad AgCom, operatori Tv e istituzioni locali) il primo incontro – cosiddetto “Tv 4.0” presieduto dal Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio – per definire gli ambiti, le fasi, i tempi del rilascio della banda 700 che potrebbe non essere indolore per tutti i soggetti interessati, compresi i cittadini che in alcuni casi saranno costretti a comprare un nuovo apparato di ricezione televisivo.
La stessa Rai, secondo quanto si apprende da un dossier riservato che circola a Viale Mazzini, potrebbe correre il rischio di perdere qualche milione di telespettatori se non si interviene prima con un investimento stimato in circa 200 milioni che non si sa bene da che parte possano uscire fuori (per la stessa operazione sembra che Mediaset ne potrebbe spendere molto meno) . Le televisioni locali sono sul piede di guerra: sia quelle aderenti a Confindustria Radio Tv, sia quelle aderenti a Aeranti Corallo, chiedono garanzie perché, come ha dichiarato il suo presidente Marco Rossignoli : “La contrazione del mercato pubblicitario, i ritardi del sostegno statale, i cambiamenti tecnologici che sono in atto e i nuovi modi di fare impresa radiotelevisiva rischiano di determinare un ridimensionamento del settore”.
La data indicata nel disciplinare d’asta per la consegna fisica delle frequenza è il 30 giugno del 2022. A ben vedere, non è molto lontana.