Con i mercati finanziari del Vecchio Continente nella bufera, la moneta unica ha perso terreno nei confronti delle principali divise internazionali. L’euro ha toccato oggi il minimo storico nei confronti del franco svizzero, una valuta rifugio che ultimamente si è apprezzata in misura direttamente proporzionale all’intensità della crisi dei debiti sovrani.
Il franco ha brevemente sfondato la soglia psicologica del cambio a 1,20 per poi ripiegare nel corso delle trattazioni. Resta però il margine per ulteriori guadagni della valuta svizzera. Con un’economia in piena occupazione e un export da boom ancora non scalfito dalla forza del franco, la Svizzera appare un’isola felice nel mare in tempesta dei mercati europei. La Banca centrale svizzera ha oggi deciso di non modificare il costo del denario, oggi compreso tra lo 0 e lo 0,75%. L’apprezzamento del franco sull’euro e il dollaro costituisce di per sè, un freno al surriscaldamento dell’economia.
La decisione è giunta in parallelo alle nuove norme sul core capital delle banche. Berna ritiene che Ubs e Credit Suisse siano troppo grandi per fallire e ha dunque varato regolamenti più severi sull’accantonamento del capitale di salvaguardia. Nonostante i due colossi zurighesi vantino già ratio superiori a quelle richieste da Basilea II, la Banca centrale elvetica ritiene che il leverage sia ancora troppo elevato e il loro patrimonio possa assorbire perdite solo in parte. Dal 2009 a oggi l’esposizione delle banche svizzere nei confronti dei Periferici Ue è scesa da 60 a 46 miliardi di franchi. Un livello che per Berna non è ancora sufficientemente basso per garantire la stabilità del sistema finanziario svizzero.