Presidente, s’incontrerà con Xi prima del 2 marzo? “No”, è stata la risposta di Donald Trump ai cronisti. Si riducono così al lumicino le speranze in un accordo tra i Grandi che scongiuri l’aumento dei dazi previsto per il mese prossimo.
Si completa così la striscia di notizie negative che hanno provocato il ribasso di tutti i mercati. Si distingue in negativo l’Italia, al centro della severa revisione al ribasso delle stime della Commissione Europea che, assieme al richiamo dell’ambasciatore francese in Italia, si è tradotto in una brusca risalita dello spread a 282 punti. Nella bozza del Country Report 2019 inviata nei giorni scorsi dai servizi della Commissione al ministero dell’Economia, Bruxelles avverte che con un debito così alto, “c’è il rischio di ricadute sul sistema bancario, sul finanziamento alle imprese e alle famiglie e, considerate le dimensioni dell’economia italiana, sull’intera area euro”.
PIÙ VICINA LA MANOVRA BIS
A questo punto, nonostante le rassicurazioni di segno opposto del governo, la manovra di correzione sui conti pubblici italiani non è più una possibilità, ma una certezza. L’unico dubbio riguarda la tempistica: molto probabile che il nuovo intervento arrivi dopo le elezioni europee.
LA GRANDE CINA RIAPRE IN ROSSO
È con questa nota di preoccupazione che i mercati si avviano al week end. In pesante calo Tokyo (-2%), nonostante il rimbalzo di Sony dopo l’annuncio del buy back. Giù anche Sidney (-0,2%).
Hanno riaperto i battenti in rosso le Borse chiuse per le feste del Capodanno cinese: Hong Kong -0,5%, Seul -1,5%, Singapore -0,2%. Shanghai riprenderà l’attività lunedì. Lo yen giapponese, la valuta rifugio dell’Asia, si rafforza a 109,7.
Larry Kudlow, capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, ha confermato che “le distanze tra noi e la Cina restano molto ampie”. Wall Street si è adeguata al pessimismo: Dow Jones -0,87%, S&P 500 -0,94%, Nasdaq -1,18%.
MEGA FUSIONE BANCARIA IN USA
La novità principale arriva dalle banche. Dopo dieci anni si rivede una fusione nel mondo del credito: BB&T+4% ha annunciato l’acquisto di Sun Trust +10,2%. Con un’operazione da 66 miliardi di dollari nascerà il sesto istituto Usa.
Tonfo di Twitter (-9,8%) dopo i conti: aumentano i costi, deludono i ricavi.
Jeff Bezos, che di recente ha annunciato il divorzio, ha rivelato di esser stato oggetto di un tentativo di ricatto da parte di quotidiano
GIÙ IL PETROLIO, FRANA SAIPEM
In discesa anche i titoli dell’energia (-2,1%). Il petrolio Brent ha perso l’1,6%, nel corso della notte la discesa è proseguita, stamattina è scambiato a 61,2 dollari, in calo dello 0,7%.
Pesante ieri in Piazza Affari la caduta di Saipem (-6%)
MILANO -2,59%, FRANCOFORTE FA PEGGIO
Ma che brutta giornata ieri per Piazza Affari. Poco dopo l’apertura è arrivata la conferma della drastica revisione al ribasso delle stime Ue sulla crescita del Pil italiano nel 2019. Poi è piovuto sul listino l’allarme utili di Fiat Chrysler, altra notizia temuta ma in parte prevista. Lo stesso non si può dire per il richiamo dell’ambasciatore francese in Italia, l’ultimo fattore che ha messo in ginocchio il mercato finanziario italiano, sia quello obbligazionario che quello azionario.
Piazza Affari (-2,59%) ha così vissuto fin dalla mattina una seduta in profondo rosso: l’indice, ieri arrivato sulla soglia dei 20 mila punti, è arretrato a 19.478 punti.
È andata ancor peggio a Francoforte, la più sensibile ai problemi dell’export che ha lasciato sul terreno il 2,67%. Male anche Parigi (-1,84%) e Madrid (-1,79%).
Londra -1,11%. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha detto che la visita della premier britannica Theresa May a Bruxelles non ha prodotto una svolta sulla Brexit, ma i colloqui proseguono. La Bank of England non ha ritoccato i dazi.
LO SPREAD STAMANE SCHIZZA A 286 PUNTI
Le tensioni geopolitiche hanno ribaltato gli umori del mercato obbligazionario. La corsa degli investitori (al 73,6% stranieri) al titolo a 30 anni ha lasciato spazio alle vendite su tutti i segmenti: il rendimento del trentennale sale a 3,79% e il due anni offre un tasso dello 0,60% da una chiusura di ieri a 0,47%.
Lo spread tra i benchmark decennali italiano e tedesco si è spinto fino a 287 punti base, ai massimi dal 12 dicembre scorso e 20 centesimi sopra la chiusura ieri a 267 punti base. Nel finale il movimento è marginalmente rientrato e lo spread si è fermato a 283. Ma stamane il rialzo è ripreso: in apertura 286 punti.
Il tasso del dieci anni italiano si è riavvicinato alla soglia del 3% arrivando fino a un massimo di 2,976%, livello più alto dalla prima metà di dicembre, per poi assestarsi a 2,943%.
CDS AI MASSIMI DA DICEMBRE, MARTEDÌ 6,5 MILIARDI DI BOT
È balzato ai massimi dal 12 dicembre anche il costo per assicurare il debito italiano dal rischio default, con i Cds a 5 anni in aumento di 12 pb dalla chiusura precedente.
Il rendimento del Bund, sotto la pressione combinata della minore crescita e dell’inflazione in calo, è sceso allo 0,11%: un passo in più verso il ritorno al territorio negativo in cui era scivolato nel 2016.
In occasione del collocamento di Bot a dodici mesi di martedì prossimo il Tesoro metterà a disposizione degli investitori titoli per 6,5 miliardi di euro.
TRA LE BANCHE SI SALVA BPM
Prometteva di essere un’altra seduta positiva per Piazza Affari, viste le premesse positive dei conti di Unicredit e Banco Bpm. Ma, complice la sbandata di Fca e un report di Moody’s sull’impatto negativo della recessione tecnica sul mondo del credito, l’umore è cambiato.
Fra le banche, si salva Banco Bpm che termina in rialzo dello 0,84% dopo che era arrivata a toccare il +6% a seguito della valutazione di Mediobanca Securities, che commenta positivamente il progresso nel processo di de-risking.
Unicredit cede l’1,92% nonostante risultati migliori delle attese. Giù anche Intesa che ha lasciato sul terreno il 2,75%.
In rosso dopo i conti anche Mediobanca -0,34%: l’istituto ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 450,5 milioni di euro, superiore rispetto alle stime (428 milioni). Mps -1,45% dopo i conti (255 milioni di utili).
DELUDON LE STIME, FCA TRACOLLA
A pesare sull’andamento della seduta è stata soprattutto Fiat Chrysler crollata del 12,2% trascinando al ribasso anche la holding della famiglia Agnelli Exor -4,7% dopo i risultati del quarto trimestre. A pesare sul titolo la stima di Ebit 2019 debole, sotto le attese del mercato che ha snobbato il ritorno del dividendo. Il cash flow industriale sarà di 1,5 miliardi di euro, più basso rispetto al 2018 per maggiori investimenti ed esborsi per penali e altri costi legati alle pendenze sul diesel negli Usa.
GIÙ ANCHE FERRARI, SI SALVA CNH
Giù il resto del settore: Ferrari -2,55%. Banca Imi ha ridotto la raccomandazione da buy a add, con prezzo obiettivo che scende a 128,2 euro da 135. Pirelli -4,07%, Brembo -2,78%.
In controtendenza Cnh Industrial (+1,21%) dopo risultati 2018 solidi e con una buona crescita del dividendo.
L’indice del comparto in Europa perde il 4,6%.
Deboli anche gli altri industriali: Prysmian -5,78%, Stm -4,58%. In rosso anche Leonardo -3,4%. L’ad Alessandro Profumo ha detto ieri che una potenziale unione tra i settori difesa di Leonardo e Fincantieri-3,6% “avrebbe senso”. Un broker definisce la possibilità che Fincantieri dismetta il settore crociere “improbabile, considerate le chiare sinergie tra i due rami d’azienda”.
Negativa Enel (-1%) nonostante i risultati in linea con la guidance.
Male i media, venduti anche in tutta Europa. Mediaset cede il 4,7%, mentre Rcs perde il 5,66%.
Soffre anche Amplifon -4,1% che sconta un downgrade di Kepler Cheuvreux a “hold” da “buy”, con un conseguente taglio del target price a 17,7 euro da 18.