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Francia: Sarkozy, le tappe di un’epopea. Dal trionfo del 2007 alla perdita della tripla A

La saga-Sarko volge al termine, e lo fa nel peggiore dei modi. Dopo 5 anni di presidenza e nel giorno della ricandidatura all’Eliseo, il leader della destra francese vede il suo indice di gradimento presso la popolazione, secondo i dati di TNS-Sofres, crollare dal 63% del giugno 2007 al 28% del febbraio 2012. Monsieur le Président ha persino dovuto assistere al sorpasso del suo premier François Fillon, la cui popolarità è sì scesa dal 57 al 35%, ma da febbraio 2008 è costantemente più alta di quella di Sarkozy.

Il prestigioso quotidiano transalpino Le Monde, tradizionalmente ostile al presidente, ha ripercorso le tappe della sua parabola discendente da quando occupa l’Eliseo. Eccole, anno per anno.

2007 – Il buongiorno si vede dal mattino: prima ancora di formare il nuovo governo, il 18 maggio, Sarkozy si concede una breve vacanza per “meditare” sul futuro del suo mandato. Un momento di meritato relax, dopo una campagna elettorale all’ultimo sangue contro la candidata socialista Segolène Royal. E in quell’occasione, in data 11 maggio 2007, mette a segno il suo primo autogol: se ne va tre giorni a Malta sullo yacht del suo amico miliardario Vincent Bollorè, con tanto di fotografi al seguito ed elicottero per ammirare le coste dell’isola. Niente di più sbagliato per un presunto mago della comunicazione politica come lui, e decisamente in contro-tendenza rispetto allo stile sobrio dei predecessori Mitterand e Chirac.
E il primo anno non va meglio sul fronte delle riforme. Il pacchetto fiscale approvato in agosto, la cosiddetta legge TEPA, scatena un putiferio di polemiche: con l’inserimento di provvedimenti come lo scudo fiscale e l’alleggerimento di alcune imposte tra cui quelle di successione e sui grandi patrimoni, Sarkozy è accusato di favorire i più ricchi e di mettere a rischio il deficit dello Stato. E’ stato stimato che con questa riforma il gettito fiscale è diminuito nel 2007 di 1,5 miliardi e di ben 10 miliardi l’anno successivo.
Negativo anche l’esordio in campo internazionale: nel celebre discorso di Dakar del 26 luglio, nell’ex colonia del Senegal, Sarkozy si concede una gaffe quasi degna di Berlusconi. Pur riconoscendo gli sbagli della colonizzazione, aggiunge: “Il vero dramma dell’Africa è che l’uomo africano non è entrato nella storia”, scatenando l’indignazione dell’intero continente.
Infine, il 2007 ha visto per il presidente un autunno caldissimo: il 15 ottobre divorzia da Cécilia dopo  11 anni di matrimonio e un gossip infinito; il 30 fa votare dal Parlamento un aumento dell’indennità presidenziale del 172%, con tutte le polemiche del caso; e l’8 novembre entra in vigore la riforma per l’autonomia delle università, che porta milioni di giovani in piazza a contestare il provvedimento.
L’anno si chiude con la visita di Gheddafi a Parigi e le prime indiscrezioni su una liaison tra il presidente e Carla Bruni: il 31 dicembre 2007 la popolarità di Sarkozy è già scesa sotto il 50%.

2008 – Il secondo anno di mandato parte subito col botto: il 2 febbraio Sarko convola a nozze con Carla Bruni, appena 4 mesi dopo il divorzio da Cécilia. Ma c’è poco da festeggiare: il 21 dello stesso mese l’inflazione in Francia sale del 2,8% su base annua, record dal 1992, e due giorni dopo, al Salone dell’Agricoltura, l’inquilino dell’Eliseo litiga furiosamente con un visitatore che si era rifiutato di stringergli la mano. Gli epiteti irripetibili attribuiti a Sarkozy fanno il giro della rete.
Peggio ancora il mese di marzo: neanche il tempo di sfruttare la notizia che il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5% nel quarto trimestre del 2007 (dato più basso negli ultimi 25 anni), che il partito di Sarkozy, l’Ump, prende una bastonata alle elezioni amministrative. Dopo il 16 marzo la gauche governa 20 regioni su 22 e 60 provincie su 101. Nel frattempo, la popolarità del primo ministro Fillon sale e supera quella del presidente, che corre ai ripari con un primo rimpasto del governo, dove piazza diversi uomini di fiducia tra ministri e sottosegretari.
Il 2008 è anche l’anno della dolorosa riforma delle pensioni, che innalza il periodo contributivo a 41 anni; del semestre di turno di presidenza Ue (che Sarkozy assume il 1° luglio); e dell’inizio della crisi finanziaria, per la quale il presidente francese parlando all’assemblea generale dell’Onu il 25 settembre invoca un “capitalismo virtuoso”. Un mese dopo Sarkozy convoca un Eurogruppo a Parigi dove vengono prese le prime misure per aiutare le banche e rassicurare i mercati. Ma ciò non impedisce alla crisi di travolgere anche la Francia: il 28 novembre i disoccupati superano la soglia dei due milioni. Una delle soluzioni pensate dal presidente è il lavoro domenicale, che viene però subito bocciato da stampa, opposizione e opinione pubblica.

2009 – L’anno parte all’insegna delle grandi contestazioni di piazza: il 29 gennaio si è stimato che 3 milioni di cittadini hanno battuto le strade di tutta la Francia per contestare le politiche dell’Eliseo. Scioperi e scontri persino in Guadalupa, territorio d’oltremare. Sarkozy non riesce a invertire la rotta con le riforme e anzi l’11 marzo si fa travolgere da uno scandalo stile “Parentopoli”: nomina infatti parenti e amici alla guida di importanti istituzioni statali e di banche. Suscita particolare clamore quella di François Perol, suo storico braccio destro, al vertice della Caisse d’Epargne.
In campo internazionale, il 5 maggio il primo cittadino di Francia, nel discorso di apertura della campagna per le elezioni europee, prende posizione contro l’ingresso della Turchia nell’Ue: “Non ha la vocazione per diventare un membro dell’Europa”.
Le europee saranno un successo: l’Ump è nuovamente il primo partito con il 28% delle preferenze. Ma l’autogol è nuovamente in agguato: il 16 luglio la Corte dei Conti francese denuncia nel suo rapporto la spesa di quasi 400mila euro da parte dell’Eliseo per sondaggi pubblicati sul giornale amico, Le Figaro, e sul canale LCI.
Il 25 settembre ha inizio il processo Clearstream, teatro dello scontro Sarkozy-Villepin. Il caso riguarda una lobby di politici e industriali (tra i quali Sarkozy, Villepin, Strauss-Kahn e i vertici di importanti aziende) che avrebbe teso nel 2004 un’imboscata giudiziaria per screditare i concorrenti, facendoli ritenere coinvolti nello scandalo delle fregate taiwanesi.
L’anno si conclude con la raccolta-record sul mercato di 22 miliardi di euro per finanziare formazione, ricerca e industria, e con il flop del 26 dicembre nel vertice sull’ambiente di Copenaghen, quando l’appello ecologico di Sarkozy non viene raccolto dai partecipanti.

2010 – E’ l’anno dell’inesorabile declino. Nuovamente sconfitto dalla gauche alle regionali di marzo, Sarkozy precipita nei sondaggi. Ad aprile, secondo una rilevazione di BVA, più di due francesi su tre (il 69%) hanno un’opinione negativa del primo triennio del presidente, e uno su tre (33%) addirittura “molto negativa”. Solo il 29% ha un giudizio “abbastanza buono” sull’operato di Sarko, ma alla domanda sul potere d’acquisto il verdetto è implacabile: l’87% degli intervistati si dichiara scontento.
Come se non bastasse, a maggio esplode il primo caso di gossip sul matrimonio tra Nicolas e Carla Bruni: voci confermate dall’entourage della coppia parlano di una crisi coniugale.
2010 è anche l’anno della disfatta francese ai Mondiali di calcio, con annesso ammutinamento della squadra agli ordini di Domenech e polemiche a non finire sull’onore leso della nazione. Sarkozy prende molto a cuore la vicenda, convocando immediatamente gli Stati generali del calcio francese.
Francia nell’occhio del ciclone anche in ambito europeo: diverse autorità, tra cui il commissario Viviane Reding, contestano a Parigi le politiche discriminatorie nei confronti dei rom.
Il 27 ottobre passa, nonostante 5 mesi di feroci contestazioni, la riforma sulle pensioni che innalza il periodo contributivo e l’età pensionabile a 62 anni. Novembre è invece il mese dello scandalo internazionale Wikileaks, dal quale emerge la figura di Sarkozy come il presidente “più pro-americano del mondo”.

2011 – Il primo semestre dell’anno è il peggiore di sempre in quanto a indice di gradimento dei francesi: a maggio tocca la percentuale minima del 20%, mentre Fillon si attesta intorno al 35%. Il nodo è la legge sulle 35 ore lavorative, che molti esponenti della stessa destra di governo proponevano di abolire, ma Sarko tira dritto suscitando polemiche in seno al suo stesso partito.
Febbraio è il mese della rivolta dei magistrati, che indicono una settimana di sciopero per protestare contro la mancanza di fondi. A marzo arriva l’ennesimo schiaffo elettorale: alle amministrative la sinistra ottiene 60 provincie, e come se non bastasse guadagna consensi anche il Front National di Le Pen.
In campo internazionale, in primavera la Francia partecipa alla guerra in Libia appoggiando i ribelli contro il regime del colonnello Gheddafi.
Maggio mese di grande gossip: i giornali si scatenano sulla gravidanza (poi confermata) di Carla Bruni, mentre Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale (e papabile candidato della gauche alle presidenziali dell’anno successivo), viene travolto a New York da uno scandalo a sfondo sessuale. Sarà sostituito da Christine Lagarde, e abbandonerà ogni proposito di corsa all’Eliseo.
A fine mese la Francia ospita una riunione del G8 a Deauville e a giugno il Parlamento vota l’abolizione dello scudo fiscale e l’inasprimento delle tasse di successione e donazione. Sarkozy recupera terreno, ma la sua popolarità resta bassissima: 25%.
A luglio arriva un altro flop: la candidatura di Annecy alle Olimpiadi invernali del 2018, fortemente sostenuta dal presidente in persona, viene sonoramente bocciata dal Cio. Agosto è il mese dedicato alla crisi: prima un summit franco-tedesco con Angela Merkel, poi il 24 la manovra finanziaria da 12 miliardi, all’insegna del rigore.
In autunno nasce la figlia di Sarkozy e Carla Bruni, Giulia, mentre il presidente conosce finalmente il nome del suo avversario alle presidenziali 2012: dalle primarie socialiste esce il nome di François Hollande, ex marito di Segolène Royal.
L’anno si conclude con un altro piano di rigore da 7 miliardi, che arriva poco prima del G20 di Cannes e della ratifica del nuovo Trattato europeo, il 5 dicembre, che instaura una nuova governance continentale attraverso il Fiscal compact e un rinnovato Fondo salva-Stati (Esm). L’accordo non viene firmato dalla Gran Bretagna, il cui premier David Cameron entra in forte polemica con Sarkozy.
Infine, a cavallo tra 2011 e 2012, due pessimi dati accompagnano la fine dell’epopea-Sarkozy: il tasso di disoccupazione supera il 9% (e le richieste di sussidi toccano il record da 12 anni) e a gennaio la Francia vede il suo rating tagliato da Standard&Poor’s e Fitch. La tripla A, cavallo di battaglia di Sarkozy, è persa.

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