“Président normal ne signifie pas président banal”. Presidente normale non significa presidente banale: è il grido di battaglia del neo-eletto capo della Repubblica francese, François Hollande, nei primissimi giorni del suo delicato mandato quinquennale, a sottolineare la differenza di stile – ma non per questo di energia e impatto – rispetto al predecessore Nicolas Sarkozy.
E in effetti il mandato di Hollande inizia in maniera tutt’altro che banale: martedì il leader socialista, portabandiera di tutti i movimenti di centro-sinistra (e non solo) d’Europa nella lotta contro le politiche del rigore, incontrerà a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel. La situazione si preannuncia inevitabilmente un po’ imbarazzante per entrambi, visto che lui ha fatto della crescita – alla faccia delle insistenze tedesche – il suo cavallo di battaglia elettorale, non esitando neanche a mandare qualche frecciata diretta a Frau Angela, che a sua volta esce invece alquanto indebolita dal voto di domenica nell’importante land Nord Reno Wesfalia, dove il suo partito (il democristiano Cdu) ha realizzato il peggior risultato di sempre raccogliendo solo il 26% dei consensi.
Il “coltello” sembrerebbe dunque essere brandito dalla parte del manico da monsieur Hollande, visto che gli stessi concittadini della Merkel (non tutti, ma quelli del land più popolato e significativo politicamente) hanno bocciato l’esasperazione del rigore fiscale voluta da Berlino. Motivo per il quale l’atteggiamento della cancelliera è cambiato negli ultimi giorni: dopo aver spudoratamente sostenuto l’amico di tante battaglie Sarkozy, ha recentemente dichiarato di accogliere il neo-presidente “a braccia aperte”, dicendosi disposta a rinegoziare alcuni aspetti della disciplina finanziaria imposta negli ultimi mesi all’Europa.
L’appuntamento è martedì nel tardo pomeriggio: i sondaggi diplomatici annunciano ottimismo, così come la storia dal dopoguerra in poi, che ha sempre visto un asse d’acciaio tra Parigi e Berlino, culminato con l’inossidabile amicizia tra Angela e Nicolas, ma sui temi caldi non è esclusa qualche scintilla. Da “Merkozy” a “Merkande”, dunque, anche se i rispettivi staff insistono nel ricordare che si tratta – per ora – solo di un “incontro conoscitivo”. Vedremo.
Prima di involarsi per la capitale tedesca, però, François Hollande avrà una mattinata non meno impegnativa: martedì è infatti il giorno del suo insediamento all’Eliseo, dove succederà ufficialmente a Nicolas Sarkozy. La cerimonia si annuncia sobria e senza familiari al seguito (il nuovo presidente vuole smarcarsi dallo stile del predecessore che mischiava troppo spavaldamente vita privata e pubblica), e nel discorso preparato dal ghost-writer Aquilino Morelle sono previsti omaggi agli ispiratori: la scienziata Marie Curie, il politico francese dell’Ottocento Jules Ferry, sindaco di Parigi durante l’assedio tedesco (ricorsi storici..) e l’immancabile ricordo di François Mitterrand. Poi, prima di essere ricevuto dall’attuale primo cittadino della capitale, Bertrand Delanoe, Hollande nominerà il primo ministro e la squadra di governo. Sui nomi vige ancora il più stretto riserbo, anche se il grande favorito per la poltrona di Matignon resta Jean-Marc Ayrault, capogruppo dei socialisti alla Camera dal 1997, sindaco di Nantes e uomo di fiducia del presidente. In alternativa il sindaco di Lille Martine Aubry e il consigliere speciale, catalano di nascita, Manuel Valls.
Per la Aubry, in caso di mancata nomina a premier, c’è comunque la sicurezza di ottenere un ministero importante: si parla di quello che raggrupperà Educazione, Cultura e Politiche per i giovani. Per gli Affari Esteri ci sono invece in pole Laurent Fabius e Pierre Moscovici (quest’ultimo forse addirittura in corsa per Matignon): allo “sconfitto” sarà affidata la Difesa. A Bercy, sede del Ministero dell’Economia, dovrebbe invece sedere al 99% Michel Sapin, inizialmente pensato come titolare della Giustizia, poltrona che invece con ogni probabilità spetterà proprio il sindaco di Parigi Bertrand Delanoe.