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Francia, l’esilio fiscale costa un milione di posti di lavoro

Un milione di posti di lavoro persi. Questa la stima choc fatta dalla fondazione francese Concorde, un think tank liberale fondato all’indomani delle elezioni legislative del 1997, sulle conseguenze dell’esilio fiscale degli imprenditori francesi dalla Francia all’estero negli ultimi 20 anni.

Proprio nelle settimane in cui divampa la polemica sulla tassazione dei redditi più alti, voluta dal presidente Hollande ma bocciata dalla Consulta d’Oltralpe, la fondazione ricorda che il fenomeno del cosiddetto “esilio fiscale” non è nuovo e soprattutto non riguarda solo i capricci del vip di turno ma ha avuto come conseguenza la fuga di una buona fetta del tessuto imprenditoriale francese dell’ultima generazione, emigrato all’estero negli ultimi 20 anni per sfuggire al prelievo fiscale e a un mercato del lavoro sempre meno conveniente.

Come è stato possibile quantificare un numero approssimativamente credibile? Facile: dei due milioni di espatriati francesi dell’ultimo ventennio, il 2%, ovvero 60mila, sono imprenditori di aziende con almeno 10 dipendenti. Dunque, se questi 60mila non avessero lasciato l’Esagono ci sarebbe ora lo stesso numero di imprese ancora presenti sul territorio, con almeno 70 dipendenti ciascuna (calcolando la crescita media in un periodo di vent’anni). Secondo questo calcolo i posti di lavoro persi sarebbero addirittura oltre 4 milioni, ma la fondazione Concorde ha poi tarato il conteggio sul fatto che le imprese “esiliate” sono giovani e dunque ne ha dimezzato le dimensioni (35 impiegati anziché 70).

Il numero scenderebbe dunque a 2,1 milioni di lavoratori persi per sempre, ma la cifra viene ulteriormente (e saggiamente) dimezzata considerando che la maggior parte di queste aziende probabilmente non avrebbe mai potuto nascere o comunque svilupparsi se fosse rimasta sul territorio francese. La stima finale è quindi di 1 milione di persone, e va abbinata con altri segnali, come per esempio la crescita delle vendite di beni immobiliari dal 40 al 75% a Parigi e dintorni o l’accelerazione dell’emigrazione verso il Quebec.

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