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Francia, Le Pen sogna Frexit ma Macron cresce

FIRSTonline

Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese del Front National, dichiara apertamente l’intenzione di far uscire la Francia dalla Nato e lancia la sua campagna elettorale forte dei sondaggi al 27% che la vedono facilmente approdare al secondo round alle presidenziali di aprile. All’estremo opposto Benoit Hamon, giovane candidato del Partito Socialista che ha sorprendentemente battuto Valls alle primarie e il cui programma poggia sull’utopia del reddito universale. Fa il verso a Bernie Sanders, ma con scarse possibilità di una posizione in primo piano, accreditato con un 16%, e con il solo risultato atteso di erodere consenso agli altri candidati di sinistra.

Lo scandalo a sfondo famigliare che si è abbattuto sul favorito di questa tornata elettorale, François Fillon, è cresciuto al punto che potrebbe costringere il candidato alle dimissioni, gettando nello sconcerto i Repubblicani, che hanno già accusato il colpo del rifiuto del secondo candidato Alain Juppé. Nel centrodestra il conflitto tra sarkozisti e non si accende alla ricerca di un rimpiazzo e così l’ex ministro dell’Economia Macron, l’enfant prodige che avevamo già segnalato dopo lo straordinario successo e l’incontro a Deauville durante il “Women in the Economy and Society Global Forum” di dicembre, se la ride e si rafforza con una campagna facilitata dall’allontanamento dalla corte socialista di Hollande. Macron supera negli ultimi sondaggi Fillon con un 22% contro il 19,5% del candidato in fieri di uscire dalla scena, e si proietta ad uno scontro al secondo turno contro Le Pen, scontro che potrebbe vincere a mani basse attualmente con un 65% delle previsioni di Elabe-Les Echos.

Nonostante il permanere di una paura diffusa nella capitale francese, il 2017 è cominciato bene con una ripresa sui flussi turistici e le presenze alberghiere nella capitale e non solo. Poi i recenti dati sul settore manifatturiero con l’indice Pmi in salita al 53,6% e le registrazioni auto che segnano un +10,6% nel mese di gennaio hanno dato un po’ di respiro alla curva dei titoli governativi Oat, che sulla scadenza 10 anni si è stabilizzata ma con uno spread di 60 bp rispetto al Bund tedesco, comunque su massimi di periodo. Finché Le Pen resterà sopra il 25% difficilmente i titoli francesi potranno recuperare terreno ed anche se una sua vittoria resta esclusa allo stato attuale, e quindi agli albori di una campagna elettorale che si annuncia cruenta come quella americana, il rischio politico dominerà e condizionerà notevolmente l’attrattiva sui mercati azionari europei.

Certamente da una parte all’altra dell’oceano è la politica tout-court a dominare, più che una prospettiva di cambiamento in politica monetaria, che per ora ha visto la Fed fare un passo indietro su un rialzo dei tassi a marzo dopo gli ultimi dati sull’occupazione, mentre la Bce evita di evocare il tapering nonostante dati sull’inflazione in miglioramento. L’Ue così affronta la partita Brexit , ma per adesso sulla Frexit tira un sospiro di sollievo, sempre senza guardare ai guai delle periferie.

In Italia i super manager francesi restano al centro dei giochi borsistici tra Generali, Intesa, Mediobanca e Unicredit. Proprio per quest’ultima si apre la stagione degli aumenti di capitale. E l’ultimo dei misteri della partita francese in Mediobanca è quello strano report su Italexit ripreso anche dalla stampa anglosassone e con assunzioni macroeconomiche discutibili che fanno capire come ci sia molto dpiù di un mero fattore politico nella partita che si sta giocando su Generali. Ci aspettano due mesi da assedio alla Bastiglia.

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