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Francia, Le Pen sconfitta: vince la gauche, Macron sorprende. Cosa succede adesso e quale governo può nascere

Editing FIRSTonline su foto Imagoeconomica

Colpo di scena in Francia: la gauche trionfa nel ballottaggio delle elezioni legislative, con Jean-Luc Melenchon che subito prova a rivendicare la guida del governo. Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente superano l’Rn di Marine Le Pen, la grande sconfitta. E ora? Risiko governo, si va verso una coalizione orientata al centro. Il premier francese Attal ha annunciato che oggi presenterà le sue dimissioni. E dunque, ieri Londra, oggi Parigi: in entrambi i casi l’elettorato, con un’affluenza alle urne decisamente alta (66,6% al ballottaggio in Francia), ha voluto mettere un argine alle tentazioni estremiste.

Francia, ecco i risultati definitivi

Il Nuovo fronte popolare, l’alleanza di sinistra che si è formata per contrastare l’avanzata del Rassemblement National al secondo turno delle elezioni legislative francesi, ha conquistato il maggior numero dei seggi alla prossima Assemblea Nazionale, composta in tutto da 577 deputati. Quelli del Nfp saranno 182. È quanto risulta dai dati definitivi sulle elezioni diffusi dal ministero dell’Interno. La formazione centrista a sostegno del presidente Macron, Ensemble, ne ha ottenuti 168 mentre il Rassemblement National di Marine Le Pen alleato con una parte dei Republicains guidati dal presidente del partito Eric Ciotti è terzo con 143 deputati eletti. Secondo i calcoli del quotidiano Le Monde, all’interno del Nouveau Front Populaire, la France insoumise di Jean-Luc Melenchon, se considerato da solo, ha una rappresentanza pari a 74 eletti ai quali si aggiungono 3 “dissidenti” del partito. Il Partito socialista avrà 59 deputati e gli Ecologisti 28. Il Partito comunista ha eletto 9 parlamentari e Generation.s ne avrà 5.

Francia, la grande sconfitta è Marine Le Pen

Fino a ieri in Francia si contava il numero dei seggi mancanti alla destra di Le Pen e Bardella per agguantare la maggioranza assoluta e invece, clamorosamente, è la sinistra a trionfare, con il capo de La France Insoumise, Mélenchon, a rivendicare il governo: “Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare”. Ma Macron e la sua maggioranza uscente non crollano affatto, come previsto da molti: arrivano addirittura secondi davanti all’estrema destra del Rassemblement National di Le Pen, la grande sconfitta di domenica 7 luglio dopo il patto di desistenza siglato nei giorni scorsi contro di lei.

Marine, senza il suo solito sorriso, è arrivata davanti alle telecamere in ritardo: “La nostra vittoria è soltanto rinviata – ha detto la leader del Rn -. La marea sale, stavolta non è salita abbastanza alta ma continua a salire. Ho troppa esperienza per essere delusa da un risultato nel quale noi raddoppiamo il numero di deputati”, sono state le sue poche parole nella notte che doveva segnarne il trionfo e l’inizio della lunga marcia verso il 2027. La delusione è tanta, la sorpresa è totale. Alla sinistra mancano comunque circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una coalizione resta pienamente attuale. La prima reazione giunta dall’Eliseo è stata la rivendicazione da parte di Macron, per settimane sotto il fuoco delle critiche a 360 gradi, della scelta di sciogliere l’Assemblée Nationale: “L’affluenza – a livello record del 67% – dimostra che i francesi dovevano esprimersi”. Subito dopo, dall’entourage del presidente è arrivato un invito alla “prudenza”, poiché i risultati non garantiscono di poter creare “una coalizione coerente”.

Numeri e dati alla mano, il blocco di centro macroniano, a 168, non farà alcuna alleanza che comprenda Mélenchon e i melenchoniani. “Questa è la domanda – insiste l’Eliseo – se una coalizione coerente sia possibile per raggiungere i 289 deputati”. Una fonte ufficiale dell’Eliseo ha chiarito che Macron “aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi”.

Poco dopo, ha preso la parola Gabriel Attal, il premier uscente che ha annunciato per oggi le proprie dimissioni, proponendo di rimanere in carica per gli affari correnti e precisando i contorni dell’ormai assodata frattura fra lui e Macron: “Lo scioglimento dell’Assemblée – ha detto – non l’ho scelto io, ma ho rifiutato di subirlo”. E il risultato che ha rivendicato è quello di aver “evitato tre rischi”: quello “di una maggioranza assoluta dominata da La France Insoumise, una maggioranza dominata dal Rassemblement National e il rischio di una scomparsa del movimento che incarna le nostre idee e i nostri valori”.

Francia, risiko governo: ecco le ipotesi

Le ipotesi che stanno prendendo forma in queste ore? Un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto – senza Eric Ciotti passato con Le Pen – un risultato lusinghiero, ad oltre 60 seggi. Ma la gauche già mostra tutte le sue profonde differenze. A tuonare nelle prime ore sono stati i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che ormai era quasi sicura di rimanere fuori da qualsiasi accordo, con Mélenchon isolato all’opposizione. Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l‘aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo un candidato comune della gauche per Matignon. Ma si fanno strada anche i personaggi che, probabilmente, avranno voce nei prossimi giorni nel tentativo di negoziare la coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione praticabile per il governo. “Stasera siamo in testa – ha detto Raphaël Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista – ma di fronte a un’Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare”, ha insistito, sottolineando che “il cuore del potere è stato trasferito all’Assemblée Nationale, è necessario un cambiamento di cultura politica”.

Francia, cosa ha detto Bardella

Sul palco del quartier generale del Rassemblement, ieri sera, è comparso anche un Jordan Bardella per la prima volta scuro in volto. Ha subito denunciato le “alleanze contro natura” fra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno provocato la sconfitta del suo partito: “Purtroppo – ha detto – l’alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l’estrema sinistra privano” gli elettori di un governo del Rn e “gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon”. Poi ha reso omaggio, con poca convinzione e non riuscendo a sorridere, “alla dinamica di cui gode il Rassemblement che l’ha portato in testa al primo turno” e gli consente comunque di ottenere un numero storico di deputati assieme agli alleati. Una magra consolazione per un partito che era incerto fra il trionfo e la semplice vittoria. Il soffitto di cristallo che impedisce all’estrema destra di governare la Francia è oggi più solido che mai.

Francia, la sinistra vuole governare: chi è Melenchon

Prima che altri leader di quell’alleanza potessero dire la loro, Melenchon è salito sul palco per chiedere che fosse chiamato a governare il Paese, chiedendo così di incassare quella vittoria che i primi sondaggi sulle elezioni legislative francesi hanno dato alla sinistra del Nuovo Fronte Popolare.

Il 72enne leader di France Insoumise è fan dell’ex leader venezuelano Hugo Chavez e del cubano Fidel Castro e ha sempre spaventato mercati e investitori ogni volta che si è avvicinato al potere. Noto per i suoi discorsi infuocati, spesso senza un gobbo o appunti e usando il suo caratteristico mix di umorismo e rabbia, il leader di estrema sinistra sostenuto dai comunisti spesso intrattiene le folle con i mali dei “mercati estremi che trasformano sofferenza, miseria e abbandono in oro e denaro”. In passato ha accennato alla Francia come a un Paese “con un’enorme ricchezza mal distribuita”. Già viceministro del ministero dell’Istruzione dal 2000 al 2002, ha rotto con il partito socialista nel 2008, affermando che stava diventando troppo favorevole alle aziende. Nel 2016 ha fondato France Insoumise e nel 2022 si è candidato alla presidenza, per la terza volta.

Figura considerata controversa per alcune posizioni e affermazioni che gli hanno portato accuse – da lui respinte – di antisemitismo, populismo e di promuovere teorie del complotto, con il risultato delle legislative Melenchon è tornato protagonista in Francia, invocando subito il mandato per formare un nuovo governo.

Scontri e cariche con la polizia

La festa per la vittoria della sinistra alle elezioni legislative in Francia si è trasformata, ieri, in una serata di scontri e cariche tra manifestanti, black block e poliziotti a Place de la République a Parigi, mentre incidenti si sono registrati anche in altre città del Paese con almeno un agente ferito dal lancio di una molotov.

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