Il dado è tratto. La notizia era nell’aria da mesi, ma ora è diventata ufficiale: Anne Hidalgo, sindaca di Parigi dal 2014 e rieletta a furor di popolo nel 2020, si candida alle elezioni presidenziali francesi della primavera 2022. Lo fa rappresentando il suo partito di appartenenza, il Parti Socialiste, nonostante quest’ultimo non navighi in buone acque ormai da anni: quando vinse Emmanuel Macron, nel 2017, il Ps registrò una debacle storica raggiungendo appena il 6% delle preferenze, con il candidato Benoit Hamon che proprio in questi giorni ha annunciato il ritiro dalla vita politica e, forse non a caso, ha precisato che non giocherà alcun ruolo nella prossima campagna elettorale. Il problema per Hidalgo, 60 enne di origine andalusa (la famiglia scelse la Francia per scappare dal franchismo), è però che i sondaggi – per ora virtuali in quanto effettuati prima dell’ufficialità della candidatura – non le danno molto più credito di quello all’epoca riscosso dal predecessore: si parla di non più del 9%, che di certo non garantirebbe l’accesso al ballottaggio.
Al momento infatti tutto sembra portare a una sfida al secondo turno tra il presidente uscente Macron (non ancora ufficialmente sceso in campo per il bis, ma sarà così) e il centrodestra, con i ritrovati gollisti (i Repubblicani, si chiamano ora) che ora insidiano sul serio il sovranismo di Marine Le Pen, probabilmente usurato dai continui successi di Macron sul fronte Covid. La destra comunque è forte, mentre la sinistra si presenta come al solito divisa: si candida anche questa volta il comunista Jean-Luc Mélenchon, che addirittura verrebbe preferito alla sindaca di Parigi, e poi ci sono i Verdi, reduci dall’exploit delle amministrative dello scorso anno. E poi c’è sempre lo stesso Macron, che ormai si posiziona più verso il centro (anche se fu ministro con la presidenza Hollande) ma che è ancora in grado di sottrarre al centrosinistra il voto moderato, e soprattutto gode di un momento di discreta popolarità per la gestione della pandemia e la leadership a livello europeo, dopo la disastrosa fase dei gilets gialli.
Hidalgo ha tutto il tempo per recuperare, ma le servirebbe organizzare una coalizione di centro-sinistra con un candidato unico (lei) per avere chance più concrete. Anche perché la sindaca di Parigi, che ha dovuto gestire gli anni degli attentati terroristici, del Covid e che ha portato a casa le Olimpiadi del 2024, per quanto popolare è anche considerata molto divisiva: non piace ovviamente alla destra, che anzi ne chiede le dimissioni immediate per incompatibilità con la candidatura all’Eliseo, come non esitò a fare nel 1994 Jacques Chirac, ma non convince nemmeno a sinistra, perché non è particolarmente incline ai compromessi. Hidalgo è infatti una socialista pura e dura, molto orientata a sinistra e intransigente sui temi ambientali, tanto è vero che le sue battaglie più note sono quelle contro i veicoli diesel (dal 1° luglio nella capitale francese sono banditi quelli immatricolati prima del 2009) e a favore delle piste ciclabili e dell’edilizia popolare.
La prima cittadina della Ville Lumière è anche la fautrice della “città del quarto d’ora”, un concetto urbano innovativo che viene ripreso a Milano dal sindaco Beppe Sala, che alla Hidalgo è legato per il comune impegno nel C40, il network di 40 capitali mondiali per il climate change. Ma se il prestigio di Hidalgo a livello internazionale, avvalorato anche dall’organizzazione dei Giochi estivi tra tre anni nella capitale transalpina, a livello nazionale l’unica donna francese inserita nella classifica di Time sulle 100 personalità più influenti del mondo è invece ancora un candidato interlocutorio. Il suo impegno social-ecologista non dovrebbe avere problemi a riscuotere l’approvazione di gauchisti e verdi (che però hanno già i loro candidati ufficiali), ma sicuramente la mette in netta contrapposizione con Macron, che sulla svolta verde è già andato a sbattere scatenando le proteste dei gilets gialli e che, per quanto favorevole, procede più cauto in una direzione riformista ed europeista.
La speranza di Hidalgo è quella di ripercorrere le orme del collega tedesco Olaf Scholz, che sta letteralmente resuscitando la Spd (i socialisti di Germania) e che alle imminenti elezioni per il dopo-Merkel si candida seriamente alla vittoria, o comunque a giocare un ruolo importantissimo nella formazione del futuro esecutivo. Il tutto mentre fino a poche settimane fa era data praticamente per certa la conferma della Cdu, il partito di Frau Angela, in un testa a testa con i Verdi che invece sembrano in difficoltà. E con l’ascesa degli estremisti di AFD, che invece dagli ultimi sondaggi parrebbe ridimensionata. Sarà così anche in Francia?