Hinkley Point, il dilemma di Edf. Il titolo del quotidiano francese Les Echos è emblematico del momento che sta vivendo la più grande azienda europea dell’energia, che controlla anche l’italiana Edison. Edf (Eléctricité de France) si trova infatti al bivio sul nucleare: investire 23,3 miliardi di euro nelle nuove centrali britanniche, in modo da permettere al Governo di rispettare i patti commerciali già stipulati proprio con Gran Bretagna e Cina, o evitare di spendere una cifra obiettivamente troppo alta per i conti del gruppo, tanto da portare alle dimissioni il Cfo, preoccupato dalla (non) fattibilità dell’operazione?
“Hinkley Point potrebbe essere il cantiere di troppo per Edf – sostiene Les Echos – però allo stesso tempo rinunciarvi sarebbe un grave danno all’immagine di una società già provata dai flop in Finlandia e a Flamanville, nella Manica. Significherebbe rinunciare a tutto il comparto delle esportazioni di nucleare”. Per oltre quarant’anni, l’utility di stato è infatti stata il colosso mondiale dell’energia nucleare. Avendo dato il via fin dagli anni ’70 a una politica massiccia in favore della costruzione di centrali atomiche (strategia alla quale il presidente François Hollande sta dando un’ulteriore accelerata), la Francia ha così goduto – a lungo – non solo di energia a basso costo ma anche di un peso politico non indifferente grazie al suo ruolo di leader del settore.
Ora però qualcosa è cambiato. L’ultima crepa nel gigante Edf è venuta allo scoperto domenica sera: Thomas Piquemal, Cfo del gruppo e manager tra i più noti e stimati Oltralpe, ha preferito farsi da parte dopo l’ennesimo scontro sulla costruzione delle centrali nucleari in Gran Bretagna. Piquemal, secondo le ricostruzioni che arrivano da Parigi e da chi conosce il mondo Edf, in più di una occasione avrebbe espresso tutti i suoi dubbi soprattutto in un momento in cui oltretutto Edf è già impegnata nel delicato salvataggio di Areva, la società che possiede i brevetti per la realizzazione delle centrali e che da sempre fornisce la tecnologia “atomica”.
Di fatto il manager si è schierato contro il Governo e la sua alleanza politica-economica con la Gran Bretagna, la quale ruota appunto attorno alla nuova centrale di Hinkley Point. La vicenda ha risvolti non solo finanziari (Edf continua a perdere in Borsa: oghgi è scesa sotto i 10 euro per azione, mentre a fine 2015 viaggiava sopra i 15 euro) e tecnologici, ma anche di strategie geopolitiche. Tanto è vero che sulla vicenda sono intervenuti subito sia il governo di Londra sia di Parigi: “Ribadiamo il nostro totale sostegno al progetto” a Hinkley Point, che sarà “molto redditizio sui prossimi 30 anni”, ha dichiarato il ministro dell’economia francese, Emmanuel Macron.
Identica reazione dalle rive del Tamigi: “Continuiamo ad appoggiare pienamente il progetto”, ha affermato una portavoce del premier britannico, David Cameron, sottolineando che le dimissioni del direttore finanziario sono una questione che “riguarda Edf”. Al rilancio del nucleare in terra d’oltremanica non sono tuttavia interessati soltanto francesi e inglese: nella partita c’è anche la Cina. Pechino è pronta a coprire fino al 30% dei costi da dividere con i francesi di Edf, in collaborazione con un consorzio guidato dalla China General Nuclear Power Group (CGN).