Lo scandalo Bettencourt, il romanzo popolare che ha appassionato la Francia e squassato, dai tempi della sua esplosione nell’estate del 2010, una parte della sua classe politica (quella più vicina a Sarkozy), si arricchisce di un nuovo capitolo. La Corte d’appello di Versailles ha ordinato, infatti, a Mediapart, sito d’informazione che ha pubblicato le trascrizioni dei nastri clandestini registrati dal maggiordomo di Liliane Bettancourt, di far sparire questi materiali dalla rete nel giro di 8 giorni.
Un capitolo forse meno appassionante di questa storia improbabile, che sembra tratta da un romanzo ottocentesco o da una fiction tv in costume, ma non meno significativo, e che deve far riflettere sullo stato delle cose. Perché proprio queste trascrizioni, che adesso si vorrebbero oscurate, furono la miccia che accese l’affaire Bettencourt, uno scandalo che andò allargandosi fino a toccare i vertici della Repubblica, allora incarnati da Nicholas Sarkozy, da marzo ufficialmente indagato, dopo il decadimento dell’immunità, per circonvenzione d’incapace.
L’incapace sarebbe, per l’appunto, Liliane Bettencourt, oggi 91enne, la donna più ricca di Francia e la nona al mondo, erede e tuttora principale azionista delle immense fortune della multinazionale della cosmesi L’Oreal. A circuirla, come riportano i nastri incriminati, uomini di ogni di genere, dal fotografo François-Marie Banier, accreditato di consulenze per 993 milioni di euro, fino ad Eric Woerth, ministro del Bilancio e poi del Lavoro nel governo Sarkozy, trascinato nel fango e dimessosi per via dello scandalo. Ma soprattutto c’è Nicolas Sarkozy, accusato di aver ricevuto decine di migliaia di euro dall’ereditiera per finanziare la sua campagna elettorale del 2007.
Ufficialmente, il motivo della condanna ai danni di Mediapart è “l’attentato alla vita privata” di Liliane Bettencourto, ma vista da qui la decisione della Cote d’appello sembra più che altro il tentativo, un po’ puerile, di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, prendendo una decisione fuori tempo massimo da un punto di vista storico e politco.
Negli ultimi giorni, dopo un periodo di relativa tranquillità, i giornalisti francesi sono insorti, aizzati dalle dichiarazioni del direttore di Mediapart Edwy Pienel, che ha parlato di un atto liberticida di censura giudiziaria.
“The French Watergate”, come lo definì il New York Times, appare dunque ancora lontano dalla sua fine.
Allegati: L’articolo di Le Monde