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Francia: festa per il voto e per il nucleare. Così l’Italia guadagna spazio per i materiali

Il progetto Iter per il nucleare di nuova generazione non si ferma. Tra quindici anni forse la prima fusione. La ricerca italiana lavora sui materiali per il reattore

Francia: festa per il voto e per il nucleare. Così l’Italia guadagna spazio per i materiali

La sinistra francese esultava a Parigi per il successo alle elezioni, mentre a Cadarache a 800 chilometri dalla capitale, scienziati e tecnici festeggiavano per un altro risultato. Hanno completato il più grande reattore a fusione nucleare del mondo. La notizia è stata coperta dalle elezioni e dalla paura della vittoria della destra, ma il risultato ha uno straordinario valore scientifico ed economico. È il progetto Iter- International thermonuclear experimental reactor – sostenuto da 35 Paesi, in campo dal 2006 con un costo presunto finale di 40 miliardi di euro. L’equipe di tecnici ha completato un passaggio storico, proprio nelle ore in cui i francesi andavano a votare.

Il tema dell’energia è stato molto dibattuto in campagna elettorale. Le formazioni politiche – chi più, chi meno – sono tutte a favore della fonte nucleare, riconoscendo che quella di nuova generazione è una grande opportunità. Non solo per i Paesi che hanno investito soldi e intelligenze nel progetto chiaramente. Macron è il politico più influente in Europa per lo sviluppo di reattori utili alla transizione energetica. In un grande processo in divenire anche l’Italia guadagna spazio.

Nucleare: come funzionerà il nuovo reattore

Il reattore produrrà energia (forse dal 2039) con lo stesso sistema del sole e delle stelle. Due nuclei leggeri vengono riscaldati ad altissime temperature e pressioni, fondono e sprigionano elio, neutroni e ,quindi, energia inesauribile. Alla fine sarà la fonte più diffusa al mondo con rischi umani e ambientali decrescenti. L’entusiasmo per il passaggio storico di Iter si collega, tuttavia, anche all’Italia e ai fondi del Pnrr.
La notizia associata alla soddisfazione degli scienziati è che per mettere al sicuro il reattore bisogna avere materiali adatti a contenere la fusione e vigilare che tutto avvenga senza rischi. L’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), il dipartimento di Ingegneria del Politecnico di Bari (Poliba) e i Laboratori nazionali del Sud di Catania sono impegnati nel progetto Radames, esattamente per tenere sotto controllo le attività dei reattori a fusione.

Nucleare, la ricerca italiana è decisiva

Le corrispondenze con Iter sono notevoli e con gli enti italiani collabora anche il Cern di Ginevra. Lo scopo scientifico è di valutare anche quando qualche pezzo del reattore va cambiato a garanzia del processo energetico e del mondo esterno. Da settembre dell’anno scorso l’Italia ha lanciato la Piattaforma per il nucleare sostenibile, a sostegno della decarbonizzazione. Le discussioni sul ricorso all’energia nucleare non si fermeranno a breve, lo scenario futuro del Pniec ha un grande spazio per la fusione. Per risolvere la dipendenza dalle fonti fossili e creare condizioni di sicurezza energetica non bisogna avere limiti.
Questo esempio del progetto italiano sui materiali ci dice che quando si impegnano capacità e risorse in progetti così ambiziosi, bisogna stare dalla parte giusta. Il lavoro degli italiani è decisivo. Agitare vecchie ombre inasprisce il confronto e inibisce la ricerca. Probabilmente a Cadarache delle elezioni francesi non importava a nessuno.

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