Il deficit della Francia, invece di calare, cresce: il dato è salito di mezzo miliardo su base annua in agosto, a 94,1 miliardi di euro, dai 93,6 dello stesso periodo del 2013.
Secondo il ministero delle Finanze, Michel Satin, l’aumento del deficit di agosto è legato “soprattutto ai costi eccezionali del nuovo programma d’investimenti per il futuro”. In compenso, il governo Valls ha anche comunicato che la spesa pubblica è scesa di 3,6 miliardi nell’ultimo anno, attestandosi a 253,9 miliardi di euro in agosto.
Lo scorso mese Parigi aveva annunciato che non rispetterà l’impegno di riportare nel 2016 il rapporto deficit-Pil entro il 3% stabilito dal trattato di Maastricht. La nuova scadenza fissata dall’Esecutivo è per il 2017, ma la violazione dei patti stretti con Bruxelles dovrebbe comunque costare alla Francia una procedura d’infrazione da parte dell’Ue.
“Cosa farò di fronte al mio Paese d’origine? – avevo detto la settimana scorsa davanti all’Europarlamento Pierre Moscovici, commissario designato agli Affari economici Ue ed ex ministro dell’economia francese -. Regole, niente altro che regole, sono qui per garantire la nostra funzione di controllori del bilancio e se un paese non soddisfa gli obblighi del trattato e si trova sotto procedura come la Francia, io continuerò con la procedura. Direi una bugia se dicessi che sono qui per cambiare le regole di bilancio, io sono qui per applicarle”.
E la cancelliera tedesca Angela Merkel non aveva mancato di bacchettare Parigi: “Tutti devono fare i compiti a casa”.