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Francia-Brasile, scoppia la guerra della carne: il caso Carrefour tra protezionismo e boicottaggi

Tra i due Paesi è in corso uno scontro che nasce dall’avversità di Parigi all’accordo Ue-Mercosur, che penalizzerebbe gli agricoltori europei. La catena aveva annunciato lo stop alla carne dal Sudamerica, ma è stata costretta al dietrofront: ecco perché.

Francia-Brasile, scoppia la guerra della carne: il caso Carrefour tra protezionismo e boicottaggi

Oggi è la carne, domani chissà cosa. Il caso Carrefour, esploso in Brasile al punto da occupare la copertina dei giornali (nonostante in questi giorni tenga banco il coinvolgimento dell’ex presidente Bolsonaro nel tentato golpe del 2022), dimostra che difficilmente si arriverà ad un accordo di libero scambio tra Europa e Mercosur, ovvero l’unione commerciale dei Paesi sudamericani. In realtà questo accordo già c’è, ma andrebbe perfezionato e le trattative sono in stallo per la contrarietà di alcuni Paesi dove gli agricoltori sono in rivolta perché temono una concorrenza che non è sottoposta – per ora – agli stessi protocolli ambientali e sanitari.

Per sopperire a questo disallineamento normativo, Bruxelles avrebbe voluto far entrar in vigore già dal 2025 il divieto di importazioni di prodotti agroalimentari (tra cui la carne) dal Sudamerica, se ottenuti tramite deforestazione: a quel punto però a ribellarsi sono stati i partner dell’emisfero australe, costringendo la presidente della commissione Ursula Von der Leyen a rimandare il provvedimento di un anno. Tra i Paesi più coinvolti in questo cortocircuito c’è l’Italia, con le proteste degli addetti ai lavori e la maggioranza che è divisa sul da farsi, ma ancora più la Francia, dove il presidente Emmanuel Macron è in crisi di popolarità e non può certo permettersi di scontentare apertamente il mondo agricolo.

Carrefour, prima annuncia il boicottaggio della carne

Al centro dello scontro c’è non a caso il gruppo transalpino Carrefour, che come è noto opera nella grande distribuzione e che ha proprio nel Brasile il suo primo mercato per fatturato fuori dalla Francia. Il Brasile è da parte sua la prima economia dell’America Latina e uno dei maggiori esportatori mondiali di carne bovina, anche se pochissimo verso l’Europa e ancora meno verso la Francia: rispettivamente il 3,3% e lo 0,6% del totale esportato (il 50% è venduto alla Cina), secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura brasiliano, che tra l’altro in questi giorni ha cavalcato l’onda della protesta, appoggiando il boicottaggio dei produttori locali nei confronti di Carrefour. Il boicottaggio era stato innescato dalle dichiarazioni del CEO Alexandre Bompard, che la settimana scorsa aveva annunciato lo stop alla vendita di carne proveniente dal Mercosur nei negozi della catena in territorio francese.

La mossa di Bompard era in realtà stata anticipata da quella di altri gruppi europei, in particolare la connazionale Danone che aveva deciso di porre fine all’acquisto di soia, che usa per la produzione di mangimi per animali. Così come Danone, tuttavia, anche Carrefour è stata costretta a ripensarci e mercoledì scorso il CEO ha pubblicato una lettera ufficiale di scuse sui maggiori quotidiani brasiliani, in cui si è rimangiato i dubbi precedentemente espressi su “un prodotto che non rispetta le norme”, definendo la carne sudamericana “di alta qualità e di ottimo sapore”. Un cambio di rotta concesso per porre fine al boicottaggio, ma incoraggiato dallo stesso mercato: nella seduta di lunedì scorso, le azioni Carrefour hanno ceduto quasi il 3% in Borsa, mentre Goldman Sachs ha stimato che la mancata vendita di carne avrebbe potuto incidere per l’1% sui profitti dell’azienda.

Poi il dietrofront e le scuse

Il dietrofront però è stato giudicato “debole e insufficiente rispetto al danno d’immagine provocato”, stando alle parole del presidente della Camera brasiliana Arthur Lira. Che la polemica avesse ormai raggiunto i più alti livelli della politica, sfiorando l’incidente diplomatico, lo si era capito già nella giornata di martedì, quando il deputato francese Vincent Trébuchet, intervenendo all’Assemblée Nationale, aveva detto che “i nostri agricoltori non vogliono morire e i nostri piatti non sono discariche di immondizia”, con riferimento alla carne prodotta in Sudamerica che sarebbe contaminata da ormoni e antibiotici nocivi alla salute, oltre che corresponsabile del disboscamento massiccio della foresta amazzonica.

Il Parlamento si era riunito proprio per esprimersi sull’accordo Ue-Mercosur, e ovviamente è passato a larghissima maggioranza il voto contrario, con un’intesa bipartisan che ha ottenuto il sostegno di praticamente tutti i partiti, compresa l’opposizione di estrema destra di Marine Le Pen. Per ora la partita è stata archiviata con le scuse di Carrefour e la fine del boicottaggio della catena di GDO francese in Brasile, ma le proteste degli agricoltori d’Oltralpe proseguono e lasciano intendere che questo sia stato solo il primo capitolo di uno scontro destinato ad inasprirsi nei prossimi mesi. L’accordo tra Europa e Sudamerica, nonostante le pressioni del presidente brasiliano Lula per chiuderlo entro l’anno, si allontana di fatto sempre di più. Sul tavolo ci sono la transizione ecologica, che non è negoziabile, ma anche enormi interessi economici e, non da meno, la salute dei consumatori.

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