Basta leggere i titoli di Le Monde e soprattutto di Liberation di ieri mattina per capire, senza ombra di dubbio, chi ha vinto e chi ha perso nella corsa infinita per Matignon, per la guida del nuovo Governo francese.
Scrive Le Monde: “Premier ministre: le RN en arbitre du choix”, cioè Rassemblement National, il partito di estrema destra di Marine Le Pen, sconfitto alle elezioni, diventa arbitro della scelta. La ragione è semplice: i repubblicani che esprimono Michel Barnier come premier e i macroniani che lo sostengono apertamente hanno in tutto, insieme ad alcuni piccoli gruppi alleati 240 seggi all’Assemblea Nazionale, molto meno del quorum di 288 seggi che è indispensabile per assicurare la fiducia a un Governo. Ecco perché la Le Pen, con la sua possibile astensione, potrebbe diventare decisiva.
Il suicidio politico dei socialisti francesi: rivalità personali ma non solo
Ma ancora più eloquente è il titolo d’apertura di Liberation, quotidiano indipendente della sinistra francese: Cazeneuve, “censuré par le Ps”. E’ questa la chiave della soluzione della crisi politica francese: i socialisti hanno incredibilmente bocciato una personalità socialista del calibro dell’ex premier Bernard Cazeneuve, che il Presidente Emmanuel Macron voleva primo ministro, per beghe interne di partito e soprattutto per il gelo che da tempo intercorre nei rapporti personali tra lo stesso Cazeneuve e il discusso segretario del Ps, Olivier Faure, da tempo sdraiato sulle posizioni massimaliste dell’ala più intransigente del Fronte popolare guidata da Jean-Luc Mélenchon. In altre parole: per rivalità personali e per immolarsi sulla linea Mélenchon, Faure ha rinunciato a spingere un socialista di alto rango come Cazeneuve alla guida del nuovo governo francese e, ancor di più, ha rinunciato a fare dei socialisti l’ago della bilancia della politica francese. Poteva nascere un governo di centro-sinistra con Cazeneuve premier e i socialisti l’hanno affossato prima che nascesse. Incredibile, davvero incredibile, ma vero. Di fronte al loro suicidio, i lacchè dei socialisti massimalisti potranno anche dire che Macron aveva in testa da sempre di aprire la porta alla destra repubblicana ma anche i sassi sanno che non è così.
Il suicidio politico dei socialisti e l’inspiegabile silenzio di Hollande e Glucksmann
Restano però da capire due cose: 1) se l’opaco Faure è così succube di Mélenchon, perché non entra direttamente in La France Insoumise (LFE), il partito del filo-russo Mélenchon? 2) dov’e finita l’ala ragionante del Ps di Hollande e Glucksmann? Negli ultimi giorni la fronda anti-Melenchon è cresciuta nel partito socialista ma le voci più autorevoli sono rimaste finora zitte, a meno che non preparino qualche sorpresa pro-Barnier nel dibattito sulla fiducia che si terrà all’Assemblea Nazionale. Sia come sia, i socialisti si pentiranno a lungo dei suicidio anti-Cazeneuve che hanno consumato in questi giorni e che ha volatilizzato il buon successo elettorale raccolto nei ballottaggi del 7 luglio. Beghe personali, sudditanza e complesso d’inferiorità verso Melenchon? Tutto vero ma forse, tra i riflessi pavlovani che hanno ispirato la cricca di Faure, c’è anche – come scrive con amarezza il direttore di LeJournal.info, Laurent Joffrin – il ripudio di un moderno partito socialdemocratico che avrebbe potuto riportare la Francia ai fasti dell’indimenticabile Presidente Francois Mitterand. Ma talvolta la sinistra sembra avere il gusto perverso di far vincere la destra.