Italia digitale, sarà il 2016 l’anno del balzo in avanti. Se ne è parlato oggi in occasione workshop dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) dal titolo “L’implementazione dell’Agenda Digitale Italiana e le nuove sfide della rete”, alla presenza di Sir Tim Berners Lee, scienziato di fama internazionale e inventore del World Wide Web. A testimoniare l’impegno sempre più concreto del Governo, che si è confrontato con stakeholder pubblici e privati sul tema della digitalizzazione del Paese, c’era il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia. Presente anche l’ex “Mister Agenda Digitale”, nominato nel 2011 dal premier Mario Monti e ora amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio: “Noi italiani abbiamo una vocazione a presentarci come precari. Invece dobbiamo imparare a celebrare ciò che sappiamo fare”, ha detto Caio, che può vantare una primogenitura in materia di Italia digitale anche perché fu il primo a mettere nero su bianco, su richeista del governo Berlusconi, con un rapporto che prese il suo nome nel 2009, il grave problema del digital divide e delle risorse necessarie per superarlo. Più recentemente, all’epoca del suo impegno con il governo Monti, ha tracciato il disegno per fare dell’Italia un Paese connesso, nonostante i ritardi accumulati.
Oggi dunque, al workshop dell’Agid, per fare il punto su strategie e passi da compiere vero la piena digitalizzazione, il numero uno di Poste giocava in casa. “Il fatto che in un Paese individualista come il nostro – ha detto – ci si metta d’accordo sugli standard è un passo fondamentale sulla via dell’Italia digitale”: Il riferimento è allo Spid e all’identità digitale che è stata avviata dal governo proprio in questi giorni. E al lavoro compiuto tra Inps, Telecom Italia, Agid e governo. “Di questa digitalizzazione – ha aggiunto – Poste ha fatto un punto centrale del proprio business plan convinti che l’azienda ha un ruolo da giocare, per accorciare il digital divide, ovviamente sul terreno che le è proprio: pagamenti, e-commerce, risparmio”. “Naturalmente – ha concluso Caio – è necessario un cambio filosofico-culturale e tutto ciò che sta accadendo pone sfide in termini di competenze anche nella Pubblica amministrazione”.
Il nodo nella Pa sta nel fatto che in futuro, per effetto proprio della digitalizzazione, avrà bisogno di molti meno dipendenti. “L’auspicio – ha concluso – è che trovino collocamento in altre aree. Il fatto certo è che stiamo iniziando a produrre una miniera formidabile di dati. Come renderla generatrice di Pil, farne il materiale grezzo per una nuova economia, è la nostra sfida”.Agenda