Il mercato del fotovoltaico a terra in Italia, ha avuto uno sviluppo repentino che ha visto operatori, imprenditori e professionisti per lo più impreparati a gestire la mole di lavoro a breve termine, che questo comportava.
In particolare sugli accatastamenti e sulla quantificazione della rendita catastale lorda (derivata dal valore catastale e base della tassazione immobiliare) sprovveduti professionisti in cerca di facili guadagli, si sono lasciati “indottrinare” da direttori e funzionari di uffici provinciali delle Agenzie del Territorio che hanno badato a far cassa, indicando a detti professionisti valori al di fuori delle più basilari logiche norme e Leggi alla base del Catasto Italiano.
In questo confuso contesto, i parchi ultra incentivati non hanno invero opposto ragioni, valendosi di una incentivazione tanto alta da consentire anche il pagamento dell’imposta annuale derivante dalle valutazioni degli uffici provinciali, che oscilla dai cinquantacinque ai venticinquemila euro per Megawatt di picco installato con le più alte tariffe nel sud italia a Bari, Taranto, Matera, Nuoro, Palermo, Reggio Calabria, e le più basse nel centro nord Italia Arezzo, Perugia, Viterbo.
Con l’evoluzione della tariffa o meglio con la riduzione della tariffa incentivante le imprese si sono trovate a far fronte ad una imposta che non potevano permettersi di pagare. Ovvero si sono trovate di fronte al dilemma, pagare o chiudere.
In tale ottica alcuni professionisti primo tra i quali lo Studio Talenti di Montalto di Castro, hanno sviluppato una perizia strettamente attinente alla disciplina estimativa ed alla legislazione catastale, che ha riportato la valutazione su quanto la legge, le istruzioni e le circolari ministeriali stabiliscono per la valutazione di un opificio ovvero una centrale fotovoltaica.
Imponendosi a fior di ricorsi presso le Commissioni tributarie e ribaltando le valutazioni delle Agenzie del territorio (sempre soccombenti) ad una rendita catastale tale da comportare un pagamento di imposta non superiore a tredicimila euro con risparmi d’imposta variabili dal due al cinquecento percento di quella accertata dalle Agenzie dello Stato.
In sostanza, mediamente le imprese andranno a risparmare sul ventennio di attività dai trecentomila fino ai novecentomila euro per megawatt installato, comportando variazioni di Bilancio in prospettiva attuale e futura di notevole entità. Società quotate in borsa come Ecosuntek o altre non quotate che hanno comunque adottato tale criterio si troveranno nella condizione di risparmiare per venti anni importi nell’ordine di diversi milioni di euro.