Centro Italiano per la Fotografia inaugura la propria stagione di mostre 2021 con una doppia personale dedicata a due importanti fotografi Lisette Model e Horst P. Horst, riprendendo il filone espositivo dedicato ai grandi autori della storia della fotografia del XX secolo. Un ciclo – iniziato con la mostra su Carlo Mollino (2018) e proseguito con quella sull’opera di Man Ray (2019) – che offre lo spunto non solo per indagare il genio dei maestri, ma anche per apprezzare le diverse declinazioni artistiche nell’uso del linguaggio fotografico: dall’architettura al ritratto, dalla fotografia di strada a quella di moda. Nonostante l’avvicinamento al mondo della fotografia inizi per entrambi a Parigi negli anni Trenta, il loro atteggiamento nei confronti dei soggetti ritratti è totalmente opposto: se per l’autrice austriaca i soggetti ritratti diventano caricature di sé stessi, emblema di una società goffa e decadente, per l’autore tedesco le proprie modelle rappresentano un’eleganza senza tempo, dai richiami classici e dalla bellezza statuaria. Anche per questo le mostre si presentano come una doppia occasione per scoprire due grandi protagonisti della storia del linguaggio fotografico in grado di rilevare la ricchezza culturale dei decenni in esame.
La fotografia, sempre testimone dei tempi, di quelli felici e di quelli cupi, del mondo della strada e dei locali notturni, e di quello ovattato della moda e del jet set: così ripartiamo, speriamo definitivamente, dopo i nostri tempi cupi, immaginando quelli felici – commenta il direttore Walter Guadagnini. Accompagnati da due straordinari rappresentanti del secolo scorso, protagonisti di una delle stagioni culturalmente più feconde del Novecento, gli anni Trenta, in bilico tra l’esaltazione della modernità, il ritorno alla classicità e il baratro delle dittature e della guerra. Una fotografa e un fotografo che hanno dovuto e saputo reinventarsi una vita e una carriera a causa di eventi esterni, divenendo poi modelli per le generazioni a venire.
LISETTE MODEL. Street Life
La mostra dedicata a Lisette Model, a cura di Monica Poggi, è la prima antologica realizzata in Italia. Con una selezione di oltre 130 fotografie, l’esposizione ripercorre la carriera dell’artista sottolineandone l’importanza avuta negli sviluppi della fotografia degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Il suo nome è spesso associato al periodo di insegnamento, durante il quale ha avuto come allievi diversi autori che sarebbero poi diventati a loro volta fotografi fra i più celebri del Novecento, come Diane Arbus e Larry Fink. La sua influenza, tuttavia, ha avuto un raggio d’azione ben più vasto, anche grazie a una spiccata capacità nel cogliere con ironia e sfrontatezza gli aspetti più grotteschi della società americana del dopoguerra. Nel periodo di maggiore crescita per gli Stati Uniti, dove tutto sembrava proteso verso il più roseo futuro, ha ‘osato vedere’, la realtà in tutte le sue forme, anche in quelle meno piacevoli. Le inquadrature ravvicinate, l’uso ricorrente del flash, i contrasti esasperati sono tutti espedienti volti ad accentuare le imperfezioni dei corpi, gli abiti appariscenti, la gestualità sguaiata. Non c’è interazione fra Model e i suoi soggetti, colti tendenzialmente all’improvviso, mentre mangiano, cantano o gesticolano goffamente, trasformati dai suoi scatti in personaggi da osservare e indagare. La strada, gli anfratti del Lower East Side e i bar sono per lei i palcoscenici perfetti sui quali agiscono ignari attori di un’irriverente commedia umana. Questa sua rivisitazione personale all’approccio documentario la rende, di fatto, precorritrice di un modo di utilizzare la fotografia che troverà poi piena realizzazione con gli autori dell’epocale mostra “New Documents” al MoMA nel 1967.
Il percorso di mostra prende avvio in Francia, dove Model inizia a fotografare negli anni Trenta grazie agli insegnamenti della sorella Olga. In questo periodo realizza Promenade des Anglais, una delle sue serie più note, dedicata alla borghesia pigra e decadente che passa l’estate in villeggiatura a Nizza, e racconta la vita dei parigini che trascorrono le loro giornate fra le strade della città. Dopo il trasferimento negli Stati Uniti inizia sistematicamente a fotografare gli abitanti di New York con uno sguardo sprezzante e ironico, realizzando alcune delle sue immagini più iconiche. In mostra, tuttavia, saranno presenti anche progetti meno conosciuti, come il reportage dedicato alla Lighthouse di San Francisco, organizzazione che offre lavoro e assistenza a persone cieche o quello realizzato durante le gare equestri a Belmont Park. La città è presente anche nelle prime serie realizzate subito dopo il suo arrivo: Reflections e Running Legs, dove viene ritratta attraverso i riflessi creati dalle vetrine dei negozi e attraverso le gambe di frenetici passanti. Le merci e gli edifici si fondono e confondono con le persone che passeggiano, in un insieme che è al contempo surreale e documentario. Non mancano ovviamente anche i suggestivi scatti realizzati all’interno dei locali di musica jazz, da lei stessa definiti come luoghi dove ricercare la vera essenza degli Stati Uniti. Fra i personaggi da lei ritratti in questo contesto troviamo alcuni dei grandi di questo genere, come Bunk Johnson, Count Basie, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Percy Heath, Chico Hamilton, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong.
La mostra è realizzata grazie alla collaborazione con la mc2gallery di Milano, la Galerie Baudoin Lebon di Parigi e la Keitelman Gallery di Bruxelles.
Lisette Model (Vienna, 1901 – New York, 1983)
Cresciuta in una famiglia dell’alta borghesia viennese, Lisette Model si dedica allo studio della musica sotto l’insegnamento di Arnold Schoenberg. Dopo la morte del padre si trasferisce a Parigi, dove si avvicina alla fotografia grazie all’amicizia con Rogi André, moglie di André Kertész. A Nizza realizza una serie di fotografie poco lusinghiere sulla borghesia decadente e pigra in villeggiatura, pubblicate nel 1935 dal giornale di sinistra “Regards”. Nel 1937 sposa il pittore Evsa Model e con lui si trasferisce a New York; qui conosce figure come Alexey Brodovitch e Beaumont Newhall. Le sue fotografie iniziano ad apparire sistematicamente su riviste come “Harper’s Bazaar”, “Cue”, “P.M.Magazine”, “Look”, “Vogue” e “The Saturday Evening Post”. Nel 1940 è fra gli autori selezionati per «Sixty Photographs: A Survey of Camera Aesthetics», la mostra inaugurale del dipartimento di fotografia guidato da Newhall al Museum of Modern Art di New York e l’anno successivo tiene la sua prima personale alla Photo League. Nel 1951 inizia la sua attività di insegnante alla New School for Social Research: i suoi corsi saranno seguiti da numerosi protagonisti della fotografia americana degli anni Sessanta e Settanta, fra cui anche Diane Arbus. Fra le mostre più recenti si ricordano quelle all’Aperture Gallery di New York nel 2007 e al Jeu de Paume di Parigi nel 2010.
HORST P. HORST. Style and Glamour
Il percorso espositivo curato da Giangavino Pazzola si sviluppa in maniera cronologica e, con una selezione di circa 150 opere di vario formato, prende in considerazione i principali periodi creativi di Horst P. Horst, ripercorrendone la storia negli snodi fondamentali della sua evoluzione, dagli esordi alle ultime realizzazioni.
La mostra presenta sessant’anni di carriera del fotografo di moda di origine tedesca: dai primi successi con “France Vogue” nell’Europa tra le due guerre (1931-1939), passando per l’affermazione negli States, terra in cui ottiene la cittadinanza (1943), fino ad arrivare al termine del percorso professionale negli anni Ottanta.
Le diverse sezioni si articolano in maniera tale da sottolineare alcuni punti salienti dell’intera produzione artistica di Horst: il legame con l’arte classica che, tuttavia, non esclude le influenze delle avanguardie; l’indagine visiva sull’armonia e l’eleganza della figura umana impreziosita dalla perfetta padronanza dell’illuminazione della scena; la proficua e duratura collaborazione con “Vogue”, rivista per la quale il fotografo ha firmato decine di copertine; i ritratti di personaggi del mondo della moda e dell’arte, spesso ambientati nelle proprie dimore, immagini attraverso le quali l’autore rivela ancora una volta le sue indiscutibili capacità compositive.
La prima sezione funge da introduzione all’autore e ai suoi interessi di ricerca: il rapporto natura-cultura, il ritratto ambientato e la grande cura del dettaglio, elementi riscontrabili sia nelle fotografie nelle quali immortala il milieu intellettuale della Parigi degli anni Trenta che negli autoritratti e nelle nature morte. Nella seconda sezione, trovano spazio le opere realizzate durante la fase parigina e quella newyorchese, periodi molto prolifici, influenzati dal romanticismo e dal surrealismo, durante i quali realizza immagini iconiche quali Mainbocher Corset, Paris, 1939, e Hand, Hands, New York, 1941. L’uso del colore nella fotografia di moda è il soggetto che apre la sezione nella quale vengono ospitate le più celebri copertine di “Vogue”. A fare da trait d’union troviamo le sorprendenti immagini d’interni realizzate a partire dagli anni Quaranta e divenute presto una delle occupazioni principali del fotografo, anche grazie all’interesse di Diana Vreeland (direttrice di “Vogue” dal 1962), che commissiona ad Horst una serie di servizi su case e giardini degli artisti e delle celebrità. Tra tanti realizzati dall’autore, un focus viene dedicato all’Italia, con l’appartamento romano dell’artista Cy Twombly, adornato di proprie opere e sculture classiche, e con il fascino senza tempo della tenuta di Villar Perosa, all’interno della quale posa un’elegantissima Marella Agnelli.
A completare la mostra, che si muove sempre a cavallo tra le opere più note dell’autore e una serie sorprendenti inediti, le immagini tratte dalla rinomata serie Round the clock, New York, 1987, ultima sintesi di radicalità, talento e visione di una delle figure di spicco della fotografia del XX secolo.
La mostra è realizzata grazie alla collaborazione con l’Horst P. Horst Estate e Paci contemporary gallery di Brescia.
Horst P. Horst (Weißenfels, 1906 – Palm Beach, 1999)
Horst Paul Albert Bohrmann nasce nel 1906 a Weißenfels. Cresce a contatto con gli artisti del Bauhaus e, dopo gli studi in Design ad Amburgo, lascia la Germania e si trasferisce a Parigi. Nella capitale francese diventa, per un breve periodo, assistente di Le Corbusier e frequenta il vivace ambiente artistico parigino, conoscendo anche George Hoyningen-Huene, all’epoca uno dei più importanti fotografi di moda. Da buon mentore, prima lo introduce ai segreti della fotografia e, nel 1931, lo presenta a Cecil Beaton, allora direttore artistico di “Vogue”, che a sua volta lo assume come fotografo per l’edizione francese. Nel 1937 si trasferisce a New York per lavorare all’edizione americana della rivista ma, dopo uno screzio con l’editore Condé Nast, Horst torna a Parigi ben prima dello scadere del contratto. Tornato in Europa, lavora nuovamente per l’edizione francese della rivista, continuando a pubblicarvi fino allo scoppio della guerra. In quegli anni frequenta intellettuali e artisti come Cocteau, Bérard e Dalí, con il quale collabora creando alcuni dei suoi scatti più celebri, dalla forte impronta surrealista. Nel 1939 realizza la sua fotografia più famosa: Mainbocher Corset. Subito dopo fugge dall’Europa e torna negli Stati Uniti, dove si stabilisce definitivamente. Nel 1943 ottiene la cittadinanza statunitense, abbandonando definitivamente il nome tedesco e adottando un più internazionale Horst P. Horst. Nello stesso anno viene arruolato nell’esercito, riuscendo però ad evitare il campo di battaglia lavorando come fotografo. Al termine della guerra si allontana dal mondo della moda e si dedica maggiormente alla pubblicità, ritornando poi a lavorare per “Vogue” negli anni Sessanta e per “House&Garden” nel decennio successivo, quando ritrae le case dell’alta società internazionale e delle celebrities. Da lì a poco il suo lavoro inizia a essere esposto in mostre in tutto il mondo, e il suo nome viene consacrato fra quello dei grandi maestri della fotografia del XX secolo. Horst P. Horst muore nel 1999 nella sua casa di Palm Beach.
L’attività di CAMERA è realizzata grazie al sostegno di numerose e importanti realtà.
Partner istituzionali: Intesa Sanpaolo, Eni, Lavazza, Magnum Photos; Partner Tecnici: Reale Mutua, Mit, Cws; Mecenati: Mpartners, Synergie Italia; Mecenate e Partner didattica scuole: Tosetti Value; Sponsor Tecnici: Protiviti, Carioca, Dynamix Italia, Reale Mutua Agenzia Torino Castello, Csia, Istituto Vittoria Torino, Le Officine Poligrafiche MCL di Torino.
La programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, oltre a ricevere il patrocinio e il sostegno su specifiche iniziative di Regione Piemonte e Città di Torino.
Un ruolo importante è anche giocato dalla comunità degli “Amici di CAMERA”, privati cittadini che sostengono, anno dopo anno, le attività dell’ente in qualità di benefattori.